maranatha!

6 giugno 2022, 4


Il beneficiario rancorosoFacebook Twitter Email LinkedInMatteo Renzi con Domenico Minniti, detto Marco, che con lui presidente del consiglio fu sottosegretario della Presidenza del consiglio con delega all'Autorità delegata per la Sicurezza della RepubblicaMatteo Renzi con Domenico Minniti, detto Marco, che con lui premier fu sottosegretario della Presidenza del consiglioHo letto il libro di Matteo Renzi e sono rimasta colpita, da frequentatrice di lungo corso della politica italiana, soprattutto dal modo esplicito con cui indica le persone di cui parla. Un'assenza assoluta di prudenza - caratteristica fondamentale dell'agire politico - che mi ha fatto tornare in mente lo striscione della gloriosa stagione del Teatro Valle Occupato: "Com'è triste la prudenza", diceva. E' triste. E' triste che di quel teatro non si parli più, sembrava ed era una grande battaglia di cultura e democrazia, ma costa troppo, si vede, scoperchiare certi tombini sigillati - indicare le antiche responsabilità e assumersene di nuove.Certamente quella di Renzi è una veemente autodifesa, è la sua versione dei fatti: tuttavia, ripeto, ho letto nei decenni decine di libri di leader politici. Salvo rare eccezioni, non dicono niente. Qui invece qualcosa si dice: di Marco Minniti, di Michele Emiliano, di certi magistrati ovviamente, di Matteo Salvini, di Massimo D'Alema. Sarebbe interessante mettere a confronto i protagonisti di questa storia, che poi è la storia recente del Paese. I Servizi segreti fanno da padroni, certo, e perché non andare a vedere cosa succede da quelle parti.Mi è venuta incontro a un certo punto una massima di Andreotti: "La sindrome del beneficiario rancoroso". Andreotti è stato un demone, nella politica italiana, ma non gli si può negare abilità nel destreggiarsi nella realtà. E' una sindrome diffusa: fai del bene, dai - amore, per esempio: mica solo potere - e diventi colpevole di aver dato. Devi essere cancellato, eliminato. "Può esserti riconoscente solo chi avrebbe raggiunto la sua meta anche senza di te", mi disse una volta un filosofo. Ci penso tanto.