maranatha!

14 giugno 2022, 6


Cosa ci insegna Catullo sul nostro rapporto con i robotdi Riccardo LunaCosa ci insegna Catullo sul nostro rapporto con i robot(reuters)Alcune sue poesie hanno gli stessi meccanismi dei nostri post su Facebook e Instagram12 Giugno 2022 alle 10:052 minuti di letturaFacebook Twitter Email LinkedIn Pinterest LinkGrazie ai miei figli ha riscoperto il greco e il latino. Non tanto le versioni, quanto la letteratura. E' un ripasso istruttivo. Per esempio, rileggendo Catullo - che ho sempre adorato - ho notato come certe poesie adottino gli stessi meccanismi dei nostri post su Facebook e Instagram, quando vogliamo mandare un messaggio alla persona amata che ci ha lasciato. Tipo: lo sto dicendo al mondo quanto soffro solo perché anche tu lo sappia e capisca che nessuno ti amerà mai così.In questo viaggio nel tempo mi è capitato un filosofo greco, Senofane, il quale diceva che se gli animali potessero disegnare, i cavalli raffigurerebbero dio come un cavallo e i buoi come un bue. Questa attitudine spiega perché da sempre continuiamo a fare robot di sembianze umane: sì, lo so, ce ne sono di forme diversissime, ma la stragrande maggioranza è antropomorfa. Dal primo, il famoso Elektro, che debuttò il 30 aprile 1939 alla fiera di New York intitolato "il mondo di domani". Elektro era stato realizzato in due anni dalla Westinghouse ed era un colosso: alto più di due metri, pesava oltre cento chili. Conosceva 700 parole ma non sapeva combinarle fra loro, parlava per frasi fatte. In compenso poteva svolgere ben ventisei azioni diverse, tra cui spiccava la capacità di gonfiare un palloncino fino a farlo scoppiare (cosa che farà di Elektro un'attrazione nelle fiere di paese per circa un decennio). Ma la cosa per cui Elektro è passato alla storia è il fatto che sapesse accendersi una sigaretta e far finta di fumare.Una vita (meno) socialdi Riccardo Luna01 Giugno 2022Fare finta, sì. Perché i robot non hanno polmoni, non respirano davvero. Ma ci piace credere il contrario. Per questo li facciamo antropomorfi. Perché così diventano subito più familiari. Ma il risultato finale è il contrario. E' l'allarme, la paura: vogliono prendere il nostro posto!, ci rubano il lavoro!. Quante volte è stato detto? I robot invece non ci rubano il lavoro, ormai è dimostrato scientificamente; ma fanno lavori faticosi, pericolosi e usuranti che giustamente non vogliamo fare. Se scoppia una centrale nucleare chi è meglio mandare in ricognizione? Un essere umano o un robot? E quando brucia Notre Dame a Parigi, chi va a spegnere l'incendio in prima linea? Un robot. Del resto i paesi che hanno investito di più in tecnologia e automazione sono quelli dove l'occupazione è cresciuta di più, ma si è trasformata. Non parliamo di nuovi posti di lavoro, ma di posti di lavoro nuovi, diversi. Che prima non c'erano. E' un problema di competenze, certo: disporre delle competenze necessarie per farli questi nuovi lavori. Non di mancanza di occupazione.