La banda larga dei detenuti e dei migrantidi Riccardo LunaLa banda larga dei detenuti e dei migranti15 Giugno 2022 alle 16:501 minuti di letturaFacebook Twitter LinkedIn Email Link PinterestFino a qualche anno fa, la banda larga era la nostra terra promessa e il digital divide, il divario digitale fra chi è connesso e chi no, ci appariva come il primo problema del Paese.Oggi i problemi principali sembrano molto più complessi anche perché portare Internet ad alta velocità in tutta Italia è diventato un obiettivo improvvisamente raggiungibile. Un po' dipende dai fondi del Pnrr e un po' dal fatto che i rapporti fra TIM e Open Fiber, dopo una rivalità distruttiva, sono entrati in una fase di collaborazione. Insomma già adesso nelle grandi città è abituale vedere persone che guardano una partita in diretta sul telefonino; entro il 2025 potremo farlo anche nelle località balneari o nei tantissimi minuscoli comuni di cui è fatta l'Italia.L'unico ostacolo sulla strada dell'Italia digitale pare essere la mancanza di manodopera. Qualche giorno fa l'amministratore delegato di Open Fiber ha annunciato oltre 1000 assunzioni di operai per i cantieri, ma ha aggiunto che non ci sono. Nonostante la disoccupazione in Italia sia sempre a livelli record rispetto all'Europa e agli Stati Uniti, Open Fiber fatica a trovare 1000 operai da assumere. E per questo sta valutando due contromosse: la prima, includere la qualifica di operaio di telecomunicazioni nel decreto flussi che regola l'immigrazione; la seconda, rivolgersi ai detenuti.Questa cosa ha incuriosito tutti quelli che non sanno che ormai da moltissimi anni in diverse carceri è in corso un progetto di Cisco per formare i detenuti all'informatica. Di fatto sono corsi che consentono alla fine della pena di trovarsi un lavoro. Ed è uno dei progetti di alfabetizzazione più belli del nostro paese: parte dal concetto che lo scopo della detenzione non si esaurisca nella pena, ma debba prevedere la crescita e il reinserimento di chi ha sbagliato. In assenza di iniziative analoghe, l'esperienza del carcere diventa soltanto la prima di una lunga serie. Per questo l'idea di Open Fiber va sostenuta.
16 giugno 2022, 3
La banda larga dei detenuti e dei migrantidi Riccardo LunaLa banda larga dei detenuti e dei migranti15 Giugno 2022 alle 16:501 minuti di letturaFacebook Twitter LinkedIn Email Link PinterestFino a qualche anno fa, la banda larga era la nostra terra promessa e il digital divide, il divario digitale fra chi è connesso e chi no, ci appariva come il primo problema del Paese.Oggi i problemi principali sembrano molto più complessi anche perché portare Internet ad alta velocità in tutta Italia è diventato un obiettivo improvvisamente raggiungibile. Un po' dipende dai fondi del Pnrr e un po' dal fatto che i rapporti fra TIM e Open Fiber, dopo una rivalità distruttiva, sono entrati in una fase di collaborazione. Insomma già adesso nelle grandi città è abituale vedere persone che guardano una partita in diretta sul telefonino; entro il 2025 potremo farlo anche nelle località balneari o nei tantissimi minuscoli comuni di cui è fatta l'Italia.L'unico ostacolo sulla strada dell'Italia digitale pare essere la mancanza di manodopera. Qualche giorno fa l'amministratore delegato di Open Fiber ha annunciato oltre 1000 assunzioni di operai per i cantieri, ma ha aggiunto che non ci sono. Nonostante la disoccupazione in Italia sia sempre a livelli record rispetto all'Europa e agli Stati Uniti, Open Fiber fatica a trovare 1000 operai da assumere. E per questo sta valutando due contromosse: la prima, includere la qualifica di operaio di telecomunicazioni nel decreto flussi che regola l'immigrazione; la seconda, rivolgersi ai detenuti.Questa cosa ha incuriosito tutti quelli che non sanno che ormai da moltissimi anni in diverse carceri è in corso un progetto di Cisco per formare i detenuti all'informatica. Di fatto sono corsi che consentono alla fine della pena di trovarsi un lavoro. Ed è uno dei progetti di alfabetizzazione più belli del nostro paese: parte dal concetto che lo scopo della detenzione non si esaurisca nella pena, ma debba prevedere la crescita e il reinserimento di chi ha sbagliato. In assenza di iniziative analoghe, l'esperienza del carcere diventa soltanto la prima di una lunga serie. Per questo l'idea di Open Fiber va sostenuta.