maranatha!

17 giugno 2022, 3


Saturi, esausti e anche un po' tristiFacebook Twitter Email LinkedInLa sede del Reuters Institute for the Study of Journalism a OxfordLa sede del Reuters Institute for the Study of Journalism a OxfordParlavo con un vecchio amico, ieri sera, e quando dopo la rassegna di aggiornamento sulle vite private siamo passati al mondo fuori - "hai letto questo, hai visto questo" - mi ha detto: "Sai, un tempo mi appassionavo tanto alle cause altrui, agli snodi, ai retroscena misteriosi. Adesso vedo che non ce la faccio. Sono saturo, esausto. Magari più avanti andrà meglio". Sospetto che sia un sentimento diffuso. C'entrano la guerra, certamente, la pandemia, il bombardamento di notizie, la violenza sommaria con cui il dibattito si svolge.Ma è anche possibile che ci sia uno spazio dato, dentro di noi e per ciascuno diverso, oltre il quale la complessità dell'esistenza diventa insostenibile ed è meglio escluderla, dunque: silenziarla, amputarla. Concentrarsi sul proprio perimetro, pazienza per gli altri. "Saturi" ed "esausti" sono aggettivi che ricorrono nella relazione annuale del Reuters Institute di Oxford sull'informazione nel mondo, un'analisi su quarantasei paesi che mostra quanto e come abbiamo desiderio di sapere. Si registra ovunque una fuga dalle notizie: il 38 per cento della popolazione le evita consapevolmente. Il 43 per cento lamenta un sovraccarico, saturazione, il 36 si sente triste, il 29 esausto.Una larga maggioranza non riesce a stabilire la credibilità delle notizie, non si fida. Avere troppo a disposizione equivale a non avere niente, se non hai un filtro per selezionare. E' come quando una ricerca su Google ti dà due milioni di risultati. O sai esattamente cosa cerchi (in biblioteca si andava a cercare un testo, quello) o sei perduto. Alla fine si torna sempre lì: la capacità di "contenere" dipende da quello che sai, da quello che sei. Non da quello che ti si para di fronte.