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« Pretendo che l'amico viva | 31 marzo 2020 » |
LO SPAZIO DEL PERDONO
Mc 11,20-26
Il male subìto, infatti, congela la memoria e con il suo ricordo ossessivo se ne impadronisce. In questo modo l'offensore continua a esercitare un potere su di noi. Credere è sporgersi verso Dio uscendo dalla gabbia in cui siamo installati per trovare un'instabilità che ha il suo punto di appoggio fuori di noi, in Dio. Smettendo di fidarci solo di noi stessi. Desistiamo dal rimuginare il passato continuando a farlo vivere nell'oggi e ascoltiamo la Scrittura. Liberando l'altro non dalla responsabilità del male che ha fatto ma dall'essere totalmente identificato da esso, cominciamo a liberare noi stessi dall'essere totalmente prigionieri del male subìto. Possiamo scorgere il male di cui noi siamo attori e di cui ci credevamo immuni, presi dal nostro dolore. A nostra volta anche noi abbiamo bisogno di perdono. E si crea futuro laddove sembrava regnare solo il passato.
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