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Il vecchio passaporto
di Gabriele Romagnoli
Il vecchio passaporto
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01:38
27 MAGGIO 2022
AGGIORNATO ALLE 01:57
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La prima cosa bella di venerdì 27 maggio 2022 è il vecchio passaporto. Ogni dieci anni c'è questa piccola cerimonia: te ne consegnano uno nuovo, ma ti ridanno (con un taglio che lo rende inservibile) quello vecchio. Riaprirlo è un modo per ripassare la tua vita, la storia di un decennio e perfino fare i conti con il futuro. Dal Machu Picchu al Circolo polare artico (che hanno timbri appositi) ho sorriso alla bellezza dei ricordi, ho contato gli ingressi in America, notato il vuoto 2020-2022. Fin lì tutto bene. Poi sono venute le cartoline degli addii. Capita sempre, a ogni cambio del documento. In quello precedente erano luoghi come lo Yemen e la Siria (Shibam e Aleppo vivranno per sempre, ma nella memoria), in questo a suscitare l'effetto sono i visti per la Russia. La macchina del tempo si rimangia il Riviera Express da Bordighera a Mosca (e poi, con un altro treno, su fino ad Arkhangelsk), le stazioni della metro nella città imperiale, le chiese di San Pietroburgo. Non ci sarà più modo, tempo, forse nemmeno voglia. Si viaggia, ma all'indietro: frontiere chiuse, realtà diverse. Mc Donald's che lascia la Russia, Starbucks che lascia la Cina, non è una ritorsione, non è la sconfitta della globalizzazione, è solo l'avviso di una retromarcia. Il mondo è un uovo Fabergè, meraviglioso e colorato, ma devi poterlo girare fra le dita per capirlo, o guardi sempre la stessa pietra.
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