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proporre buoni e belli pensieri
 

Messaggi di Febbraio 2022

28 febbraio 2022, 4

Post n°2825 pubblicato il 28 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Per ferire a morte basta poco

E se deponessimo tutti le armi?

“Spesso il male di vivere ho incontrato”: penso a questi versi di Montale nell’ultimo periodo, mentre tra i corridoi della scuola incontro la sofferenza patologica di giovanissimi studenti, presi da pensieri di morte. C’è chi a 14 anni la desidera e basta; chi a 15 ha salvato sua madre dal suicidio; chi a 16 piange quella, tragica, dei propri familiari; chi a 17 fa avanti e dietro dal reparto di rianimazione a sperare che qualcuno si svegli. C’è chi parla, racconta, si sfoga almeno. E chi si chiude inesorabilmente, innalzando muri impenetrabili e sancendo mutismi più che selettivi. In entrambi i casi la sirena dell’emergenza suona altisonante.

“Perché dovrei smettere di vomitare? Vomitare mi fa star bene: è la gente che mi fa del male, non la bulimia”: me la porto addosso questa confessione. Mi fa pensare. Mi fa tremare. È il compendio di tutto il male odierno: il male di vivere per il male che l’altro può non solo causare, ma essere. È il monito a pesare parole e azioni, ad esagerare nelle accortezze, a convertirsi definitivamente all’empatia, a fare dei dettagli la cifra della propria morale quotidiana, a dare carne alle teorie stampate su carta. Perché per ferire a morte basta poco: sia che si tratti di singole persone, sia che si tratti di intere popolazioni: una guerra si consuma sotto i nostri occhi increduli, quelli che cercano riposo, dopo due anni a fare le veci dell’intera mimica facciale, dopo due anni a farsi carico di relazioni distanziate. Gli anni della pandemia, gli anni della fragilità estrema. E non c’è pace, ci sono solo assurdi sogni di nazionalismi passati al prezzo della morte, della violenza, delle marce, delle bombe.

Si combatte su più fronti, insomma. E se deponessimo tutti le armi? Certo, è urgente che le depongano anzitutto coloro che hanno responsabilità di equilibri mondiali. Ma forse è bene che le deponga chiunque pensi di guadagnare vita, combattendo. Il verbo non funziona, anche se combatti per difenderti. Anzi, quella difesa suggerisce che l’altro o la situazione sono ancora dei nemici e che tu sei ancora armato. Ci vuole un’altra strategia. C’è bisogno di una tattica diversa. Perché non ci sono armi buone e per amore non si combatte. Al massimo si lotta. La lotta contiene l’idea del greco lygo, “piegarsi”, e rimanda a un esercizio corpo a corpo, in cui si è nudi e l’unica armatura è la propria carne.

Non voglio suggerire, ovviamente, di deporre le armi per iniziare a fare a botte, con la vita, con il lavoro, con i problemi, con gli altri. È un invito a non corazzarsi, ad alleggerirsi, a restare più nudi e più indifesi, non per subire il male, ma per affrontarlo in maniera meno bellicosa e più umana. Così, invece di “armarci” di pazienza per ascoltare mille problemi, di educazione per evitare rispostacce, di contenuti che possano glorificarci sul lavoro, di forza per sopportare, potremmo semplicemente “lottare”. Lottare con pazienza, con educazione, con professionalità, con forza, che nella lotta non sarebbero armi o bombe, ma bandiere di leggerezza, sinfonie di apertura, addestramenti di umanità matura. Quella che il male lo mette in conto, magari lo accoglie, ma senza subirlo e senza rassegnarsi. Quella che non ha rinunciato alla forza, ma alla violenza. Quella che ha non solo il coraggio di cogliere le cose da cambiare, ma anche la sapienza di distinguerle da quelle che vanno mollate.

Lottare, in effetti, insegna a non scambiare qualsiasi cosa come un obiettivo, qualsiasi persona come il nemico e qualsiasi causa come meritevole delle nostre energie e lo insegna nella misura in cui demilitarizza l’esistenza. Perché se la corazza cade e le armi scompaiono, resta solo la pelle, resta l’essenziale. E si può smettere di combattere e iniziare a lottare solo se si ha una chiara visione dell’essenziale, proprio e altrui.

 
 
 

28 febbraio 2022, 3

Post n°2824 pubblicato il 28 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Vincere senza uccidere

«Vincere senza uccidere, come nello sport, è l’opposto di uccidere senza vincere, come in una guerra.
E sembra elementare»
(Acca)

Leggo il post di turno: “Putin ha avuto il potere di sconfiggere il Covid in due giorni”.

In realtà, Putin non ha fatto altro che dimostrare, ove ce ne fosse stato bisogno, quanto ognuno di noi e ognuna delle nostre mosse, opinioni, espressioni, abbia per noi stessi, il peso della carta velina.

Leggo l’Ansa: in un bunker sotto assedio è nata una bimba. Mia.

Il Covid e la vita , dunque, sono le uniche “cose” che non hanno nessuna paura. Nemmeno di Putin.

Ed ecco che il Covid, ben oltre le nostre chiacchiere, non è certamente scomparso e lo vedremo quando sarà il momento.

Allo stesso modo, ben oltre il nostro odio, la vita continua a nascere e la vediamo sorgere in mezzo alle macerie umane.

Uno da combattere, l’altra da difendere. In mezzo, la guerra. Quella da estirpare.

Così, annidate, le mie livide speranze.

Che Dio ci aiuti.

 

 
 
 

28 febbraio 2022, 2

Post n°2823 pubblicato il 28 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo


PROTESTARE CONTRO IL DITTATORE PUTIN È DA VERI CORAGGIOSI...
Solidarietà in tutto il mondo, manifestazioni, veglie e protesteIn mezzo milione a Berlino per la pace. Proteste contro la guerra a San Pietroburgo. Dal 24 febbraio sono oltre 4500 i manifestanti arrestati dalla polizia russa

© EPA FOTO

Una marea umana attraversa il cuore di Berlino, per la pace.

Mezzo di milione di persone hanno manifestato nella capitale un tempo divisa dal muro.

Lo slogan è inequivocabile "Stop war!". Centinaia di migliaia di tedeschi, arrivati da ogni regione della Germania, e persone di ogni nazionalità hanno sfilato oggi fra bandiere ucraine e delle pace. Un corteo che si è esteso a macchia d'olio, superando i km previsti dagli organizzatori che aspettavano 20 mila persone: dalla colonna della Vittoria fino alla Porta di Brandeburgo.

La manifestazione di Berlino

Nuove proteste contro la guerra in Ucraina si stanno tenendo a San Pietroburgo, in Russia. La polizia sta sgomberando i manifestanti, secondo quanto si vede dalle immagini tramesse dalle televisioni internazionali. Un totale di 4.552 persone sono state arrestate dalla polizia russa nel corso delle manifestazioni di protesta contro l'invasione dell'Ucraina a partire dal 24 febbraio. Lo riporta il sito indipendente OVD-Infogruppo che si occupa della tutela dei diritti umani in Russia. Solo oggi sono oltre 900 le persone fermate durante le proteste che si sono tenute in 44 città in tutta la Russia, da Mosca alla Siberia.

Studenti, metalmeccanici, agricoltori muniti di trattori, pescatori, allevatori con i loro animali al seguito, sindacalisti, collettivi, centri sociali, politici, religiosi, musicisti, persino il mondo del calcio: un fiume di persone è sceso in piazza da nord a sud Italia e in tutto il mondo per esprimere vicinanza all'Ucraina e al suo popolo e condannare la guerra e chi l'ha causata.

 A Roma si è riempita piazza del Campidoglio per la fiaccolata per la pace organizzata dal sindaco Roberto Gualtieri, e alla quale hanno partecipato anche le opposizioni, che si è poi mossa in corteo verso il Colosseo.

La Tour Eiffel a Parigi e molti monumenti in Italia e in Europa sono stati illuminati con il giallo ed il blu della bandiera ucraina o spenti in segno di lutto e di solidarietà, mentre piena di simboli è stata la manifestazione che si è svolta nel centro di Sarajevo: 'Sarajevo 1992 - Kiev 2022', ''Non abbandonate l'Ucraina come avete fatto con la Bosnia" sono stati gli striscioni mostrate dai manifestanti della città simbolo di quella guerra.

 

 

 
 
 

28 febbraio 2022

Post n°2822 pubblicato il 28 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

(Leggo)

Marco 10,17-27

<<Cosa devo fare per avere la vita eterna?>>

Se sapremo essere come bambini...se sapremo donare tempo e cose materiali...che fare la sua volontà significa anche essere fiduciosi della sua misericordia. Essa è importante per non farci abbagliare dalle cose effimere e di passaggio...

(Prego)

Beato chi è preso dalla tua bellezza
Gesù Signore
il suo cuore vede in ogni uomo
riflesso il tuo volto.

(Agisco)

Svestirmi di materialità e rivestirmi della sua luce!

 
 
 

27 febbraio 2022,4

Post n°2821 pubblicato il 27 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

https://www.odysseo.it/il-gigante-dellartico/

 
 
 

27 febbraio 2022,3

Post n°2820 pubblicato il 27 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

https://www.odysseo.it/chi-me-lo-fa-fare/

 
 
 

27 febbraio 2022,2

Post n°2819 pubblicato il 27 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

https://youtu.be/Q3emZEQJNWw

 
 
 

27 febbraio 2022

Post n°2818 pubblicato il 27 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Come si cambia un confine

L’eurodeputato catalano Antoni Comìn i Oliveres

L’eurodeputato catalano Antoni Comìn i Oliveres

Qualche giorno fa, durante un incontro pubblico in Campidoglio, l’eurodeputato catalano Antoni Comìn i Oliveres ha posto al pubblico la seguente domanda. “Come si cambiano, nel Ventunesimo secolo, i confini di una nazione? A meno che non pensiamo che i confini attuali non debbano restare questi, a partire da oggi e fino alla notte dei tempi. A meno che non crediamo che nulla debba cambiare mai più, che l’assetto sia dato una volta per tutte – il che sarebbe molto strano – dobbiamo porci la domanda: come si cambia, un confine? Con la guerra, dunque con la violenza? Con il rispetto della volontà del popolo che in quella terra abita, dunque con il voto democratico, con la politica? O c’è una terza via che non vedo, e che avete da suggerire?”.

Putin stava invadendo l’Ucraina, in quelle ore, con la pretesa di riannettere un paese che, col voto, aveva scelto l’indipendenza. Quindi ecco le due modalità. E se la seconda – il voto – è più debole della prima – l’invasione – allora a cosa serve la democrazia? E’ buona solo fino a che non si alza qualcuno e batte il pugno? Davvero solo questo? Comin è un cattolico di radice socialista, federalista, figlio politico di Pasqual Maragall e figlio naturale di Alfonso Comìn, un “padre della patria” a cui le piazze di Spagna sono intitolate.

La questione catalana, da cui muove, non interessa l’Europa. “E’ un caso interno alla Spagna”, si dice, quando non di peggio: sono fuorilegge, non vogliono pagare le tasse, e allora la Padania? Una campagna di menzogne e disinformazione al solo scopo di eludere quella domanda. Cruciale per l’Europa: che se non è salda in democrazia dentro i suoi confini, coi suoi cittadini, come può essere forte e credibile, fuori.

 
 
 

26 febbraio 2022, 5

Post n°2817 pubblicato il 26 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Piantiamo l’ulivo!

Metafora d’altruismo

Trovarsi con la mente affollata d’immagini e districarsi tra esse, è un po’ come uscire dal Louvre, dopo aver veicolato per quattro ore sui propri arti, stanchi, flosci e non più in grado di sostenerti. L’impatto segnato dai pensieri assidui diventa come l’inerpicarsi, senza l’adeguato corredo, sul K2. Un pensiero, se è permanente, fisso, duraturo, sembra quasi assuma la forma di immagine: forma astratta a secondo la congettura del suo immaginario. Virtuale caleidoscopio. Avvicendamento confusionale, fantasmagorico, dovuto alla stanchezza. Succede pure quando si rimane, frontale e per molto tempo, a percuotere con le dita sulla tastiera del computer, con lo schermo che ti diventa ostico. È a quel punto che la mente si offusca e le immagini sembrano avvalersi di un motu proprio trasgredendo alle tue direttive…

Altero, bolero, ciarliero, foriero, dispero…e perché non “cero”? Da accendere a santa Pazienza per farti tornare i lumi e sprigionarti il lemma giusto che volevi vergare, “maniero”.

Tutto ciò può succedere nello scrivere, senza che uno possa rendersi conto che, pretendere di spremere “succo” dalle aride possibilità, è lesivo per la salute. Ad un certo punto, l’ardimento e l’ostinazione si “siedono” a riposare, mentre è solo la smania a proseguire…senza cognizione di una meta ben precisa…

Dicevo maniero pensando ai tanti sparsi in giro per il mondo: moltissimi nell’Europa feudale (la cosiddetta, “Rete vassalla”).

A proposito del “Vecchio maniero”, citato dal Pascoli nella sua lirica “La canzone dell’ulivo”: il Poeta sente l’etico bisogno che ai piedi delle rovine del “vecchio maniero”, si pianti l’ulivo.

Il castello, una volta abitato da eccelsi signori (Il Parini in una sua opera li identifica come, semidei terreni), ora è diroccato. (I castellani, per ragioni di supremazia, erano soliti farsi guerra uno coll’altro).

La lirica in questione dipinge un quadro che sottende, dentro la cornice di orizzonti fantasiosi, i ruderi del maniero con accanto l’ulivo. Sembra che il Pascoli voglia definire un abbraccio “Odio-Pace”, pensando alla tragedia vissuta dal suo genitore e, di conseguenza, la sua e di tutta la famiglia. È dentro l’orizzonte del suo cuore che alita l’argentea fronda dell’ulivo in armonia col presente di pace, dopo un passato di malevolenza immeritata.

Quali dolci immagini ispirano questi versi! Si passa dall’arrogante possanza dei contendenti e dei loro fortilizi, divenuti rovine e sinonimi di solitudini, al motivo per cui si intenda piantare un simile albero, fino alla descrizione dei tanti benefici derivati a impresa avvenuta.

Quella del vecchio maniero è il segno di decadenza e perdita di una nobiltà acquisita; di ingombranti memorie, rimaste ad alloggiar rapaci e fantomatici, effimeri spettri del passato, in un sito che il tempo gli ha scavato il “volto”, lasciandolo incastonato in una intricata, arruffata “capigliatura” di edere e rovi.

È il desiderio del Pascoli, espresso in versi, a rifortificare il presente con un simbolo di benessere, di vigore e di pace, identificandoli nell’ulivo. Il resto degli elementi occorrenti perché la pianta diventi longeva: saranno messi a disposizione dalla natura: “Non vuole per crescere/che aria, che sole, che tempo, l’ulivo”. Non solo. Ma l’opera dell’uomo, sul pietroso clivo, diverrà impresa altruistica e gratuita. Egli non pianterà l’ulivo per sé, ma per le generazioni a venire, “pei figli dei figli”. La pianta comincerà a dare frutto, dopo diversi anni. Ed ecco l’immagine di un genitore che si prodiga pei figli. È il miracolo che si fa sostanza, materia, realtà, agli occhi di chi è rimasto ad usufruirne il “bene” e che “vede”, attraverso l’opera compiuta: l’ascendente, il carisma dell’operatore. Che si rammenti, poi, dell’avo nel versargli una parte di quel benefico fluido, nella lampada: la memoria, per restare viva, ha bisogno di amorevoli tepori.

 
 
 

26 febbraio 2022, 4

Post n°2816 pubblicato il 26 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

RIFLESSI

 

Specchio:

dalle trame di ragno

si intravedono immagini

create da tanti tasselli,

offuscate da vapore,

caldo ed umido respiro,

profondo inerpicarsi di anima

racchiusa nell’impalpabile.

Sublimazione evaporata

da impasti di vecchie storie.

 
 
 

26 febbraio 2022, 3

Post n°2815 pubblicato il 26 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

La guerra su Twitter
25 Febbraio 2022 1 minuti di lettura

Ieri sono andato alla manifestazione davanti all’ambasciata russa a Roma. Non pensavo certo di cambiare il corso della storia, ma almeno speravo di scrivere un capoverso della mia: dirmi quanto sono sgomento per la guerra in corso. A parte i giornalisti in servizio, eravamo pochi. Su Twitter ho visto migliaia di persone sfilare per le vie di Mosca, davanti al Cremlino, gridando no alla guerra e mi sono consolato. Qualcuno ha ancora coraggio.

 

Il conflittoFacebook e Twitter: “Così potete difendere i vostri account dagli hacker russi” 25 Febbraio 2022

Quando ero ragazzo e andavo a scuola c’era una domanda che i nostri nonni si erano fatti che mi era rimasta impressa: Morire per Danzica? Danzica, la città polacca invasa da Hitler nel 1939, causa ultima della seconda guerra mondiale. L’anno prima alla conferenza di Monaco ci eravamo illusi di aver trovato un accordo con la Germania cedendogli qualche territorio. Su Netflix c’è un film che racconta bene quella vicenda passata alla storia come l'appeasement del primo ministro britannico Neville Chamberlain: nel film quel lato debole viene raccontato con più indulgenza; cercava davvero la pace il premier ma sbagliò i conti. Si illudeva. Ai tempi non c’erano i social, non c’era Twitter dove in queste ore i messaggi che vengono dall’Ucraina spaccano il cuore.

Un gruppo di giornalisti a Kiev si è messo a raccontare l’assedio russo in tempo reale in inglese perché nessuno possa dire di non aver capito, di non sapere. Lo sappiamo cosa sta accadendo, cosa è accaduto. Ma non sappiamo che fare. La pandemia ci ha prostrati. Siamo stanchi. Dopo la guerra al covid vogliamo un po’ di pace. Mi domando cosa avrebbe scritto su Twitter Chamberlain nel 1939. Forse avrebbe scritto: sanzioni durissime. 

 
 
 

26 febbraio 2022, 2

Post n°2814 pubblicato il 26 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Distrarre i figli dalla guerra

Una donna ferita durante i bombardamenti della prima giornata di invasione

Una donna ferita durante i bombardamenti della prima giornata di invasione

Uno dei miei figli ha ricevuto ieri una mail da un’amica che vive a Odessa in risposta alla domanda semplicissima, l’unica che riusciva a farle, due parole: come stai? Anche la risposta è molto semplice. Me l’ha letta per telefono e ho sentito il suono di una conversazione fra persone di vent’anni che si vogliono bene, non hanno bisogno di spiegarsi niente, si raccontano l’essenziale. Come sono i giorni, solo questo.

Nessuna enfasi, nessuna retorica, nessun proclama, niente rabbia né dolore: come se per ritrovare l’intimità ci fosse ancor più bisogno di abbassare il volume – è già abbastanza alto là fuori. Ho chiesto di domandarle il permesso di pubblicarla, questa mail, se le facesse piacere che il suo breve racconto fosse reso pubblico. La ragazza ha detto certo, mi fa piacere. Anzi, mi tranquillizza e in un certo modo mi consola. Quindi eccola.

“Sto bene, grazie, ma siamo tutti spaventati. I negozi sono chiusi, le scuole sono chiuse. La gente sta facendo incetta di beni di prima necessità, dove trova ancora qualcosa di aperto o se conosce chi può aprire, con prudenza, il locale. Stiamo tutti preparando rifugi anti-bomba, anche se non sappiamo bene come si faccia un rifugio sicuro. Proviamo. Molti miei amici si sono arruolati come volontari nelle milizie territoriali, per combattere i russi. Le donne, quasi tutte, restano con i figli a cercare di distrarli dalla guerra. Si sono diffuse storie di persone ucraine attaccate perché parlano russo ma non è vero, almeno non è accaduto alle persone che io conosco: noi parliamo russo e siamo ucraini. La routine non c’è più. Nessuno va al lavoro, non si esce se non per vera necessità. Si sta a casa, si preparano i rifugi e si prega”.

 
 
 

26 febbraio 2022

Post n°2813 pubblicato il 26 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

(Leggo)

Marco 10,13-16

<<...a chi è come loro (i bambini) appartiene il regno di Dio...>>

Non pensare che il tempo vissuto con i bambini sia tempo perso. Esso peserà tutto a nostro favore (Alberto Marvelli). Il solito Gesù che ci spiazza nel presentarci il volto di Dio. Quindi non sgridiamoli solo...ma giochiamoci anche...

(Prego)

Coloro che il roveto ardente ha conquistato
son radunati attorno a te nel Regno eterno
nella sete han cercato il tuo volto di luce
solo te han seguito, ora vivono in te.

(Agisco)

Dedicare a un bambino un poco del mo tempo donando a lui un poco di spensieratezza.

 
 
 

25 febbraio 2022, 6

Post n°2812 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Festival dei Giovani della Città di Andria

Si terrà dal 9 al 13 marzo la prima edizione del Festival dei Giovani della Città di Andria, una kermesse dedicata a temi come bullismo, cyberbullismo, educazione alimentare e sessuale ed innovazione tecnologica. A parlarcene è Viviana Di Leo, assessore al futuro, anzi, al futuro anteriore. Di seguito capirete il perché.

Ciao, Viviana. Qual è la genesi della prima edizione del Festival dei Giovani della Città di Andria?

Un Festival che nasce da un chiaro indirizzo del Sindaco Giovanna Bruno: rendere Andria la città dei Festival. Un indirizzo che ho accolto con entusiasmo e che ho traslato nell’ambito delle politiche giovanili. Con l’istituzione del Festival dei giovani stiamo mandando un messaggio chiaro alla Città: i giovani andriesi ci sono, non tutti emigrano fuori Regione o addirittura fuori Nazione, non tutti sono dei bulli, non tutti sono incivili, non tutti appartengono alla così tanto richiamata “gioventù bruciata”. Nella nostra Città ci sono risorse giovanili inestimabili che abbiamo il dovere di valorizzare e di coinvolgere attivamente nella res publica, nonostante i limiti e le limitazioni del tempo, delle risorse economiche, degli spazi. E la manifestazione di interesse pubblicata dal Settore Politiche Giovanili che chiedeva di candidare progetti alla prima edizione del Festival dei giovani nasce per questo: stimolare i più giovani, cercando di renderli protagonisti. Certo è che avere questa visione prospettica in piena pandemia, con tante restrizioni, con una socialità compressa e con grosse difficoltà economiche è solo per coraggiosi. Ma se non si è coraggiosi ora, quando?

Perché l’organizzazione verte sul tema del futuro anteriore?

Il tema del futuro anteriore sul quale verte il Festival è stato proposto dal Circolo dei Lettori, uno dei tre candidati selezionati a seguito dell’avviso pubblico. Quello del “Futuro Anteriore” è un tema che mi ha colpito particolarmente e non solo perché è un chiaro riferimento all’assessorato che ho l’onore di rappresentare, il quale è appunto “l’assessorato al Futuro” con delega alle politiche giovanili, pari opportunità ed innovazione tecnologica (e viste le deleghe, una denominazione più aderente non c’è). Ma è un tema più attuale che mai. Il Futuro Anteriore è infatti un tempo verbale che indica qualcosa che avverrà, ma che non è ancora avvenuto. È un percorso verso ciò che sarà. Ed è un po’ ciò che ha caratterizzato questo tempo di pandemia. Soprattutto i più giovani, gli studenti, i neolaureati o laureandi, i giovani appena entrati nel mondo del lavoro si sono ritrovati dall’oggi al domani in uno spazio-temporale in cui non si sapeva se i progetti di vita sarebbero andati avanti, in cui non si poteva prevedere ciò che si sarebbe fatto nell’immediato futuro, figuriamoci in quello remoto. Il Futuro Anteriore è un tempo sospeso, ma allo stesso è tempo utile, che possiamo trasformare in positivo per capire dove vogliamo andare, cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere.

Come saranno dislocati i 23 eventi in 5 giorni e come sarà possibile parteciparvi?

Il Futuro Anteriore Festival avrà inizio il 9 Marzo. Esattamente dopo 2 anni dal primo lockdown. Un inizio simbolico, un modo per ripartire e, se vogliamo, un augurio al ritorno dell’ordinario.  Si inizia il 9 Marzo e si conclude il 13 Marzo. Non ci sarà una sede specifica, ma saranno 23 eventi disseminati per la città, proprio per coinvolgere tutta la città, affinché non ci sia distinzione tra periferie e centro. La maggior parte degli eventi sono gratuiti, anzi quasi tutti. E’ un festival che coinvolge anche le scuole, che si dedica a temi come l’inclusione (attuandola anche), bullismo e cyberbullismo, educazione alimentare e sessuale ed innovazione digitale. Una programmazione culturale ricca, attrattiva che coinvolge l’ambito letterario, musicale e teatrale, oltre a workshop e seminari. Tanta roba, insomma.

Da un punto di vista professionale, le ingiustificate critiche piovute addosso all’assessorato cosa ti hanno insegnato umanamente?

Quando si ricopre un ruolo pubblico è normale essere esposti a giudizi e critiche. Chi si candida ad una responsabilità simile ne è consapevole. Nella vita non si può piacere a tutti, figuriamoci in politica. Io come impostazione accolgo tutte le critiche. Cerco di trarne spunti per migliorare, soprattutto quando sono costruttive.  Anche le polemiche sterili non mi percuotono più di tanto per due ordini di motivi: il primo è che so per esperienza che fanno parte della dialettica politica, del “gioco delle parti”, o semplicemente della differente posizione rispetto a temi e modi; il secondo motivo è che quando si agisce con onestà e lealtà non c’è da temere. Faccio ancora parte di quella categoria di romantici che crede ancora che il Bene vinca sul Male. E a 34 anni non posso permettermi di credere il contrario.

 
 
 

25 febbraio 2022, 5

Post n°2811 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

«Pensare è difficile»
(C.G. Jung)

Aveva una di quelle aspirapolvere moderne con le luci led sulla spazzola e aveva scoperto che era più saggio passarle al buio: in controluce i peli del cane che giacevano sul pavimento si vedevano molto meglio, mentre, appena accendeva la luce, tutto sembrava improvvisamente lindo e pinto, come non era. In sostanza il buio mentiva, la luce pure: ci voleva la penombra.

(Le metafore degli elettrodomestici sono veramente entusiasmanti a volte, non vi pare?)

Dunque, era intenta a rincorrere il pelo perduto e il rumore di fondo aiutava l’assenza del pensiero: era andata via, rifletteva su sua nipote, quella diciassettenne colombiana, che sua cognata aveva adottato dieci anni prima e che diciassettenne sarebbe rimasta solo per due settimane ancora: trascorse quelle, avrebbe conservato l’indole della ragazza piccola ed immatura, aggiungendo la capacità di agire. Niente di più terrificante ed assolutamente, nel contempo, inevitabile.

Non ho voglia di soffermarmi su cosa potesse voler dire tutto questo, perché era un disastro, un lutto, un funerale, in seguito a sedimentazioni di detriti mai spostati nel modo giusto: si stava srotolando un epocale fallimento e lei, la zia, era concentrata su eventi, discorsi, parole. In sostanza stava ripercorrendo passo passo antichi e nuovi botta e risposta realmente accaduti, senza un motivo preciso e senza sapere dove stesse andando a parare.

Di fatto, improvvisamente la torcia di un cellulare alle sue spalle!

«Oh, zì! A casa mia l’aspirapolvere si passa con la luce accesa!».

Lei, la zì, senza scomporsi, come non fosse trasalita, rispose immantinente:

«E a casa tua avete usanze sorpassate e distratte».

Così dicendo le mostrò la ragione del buio, facendole notare la differenza del “pelo vedo non vedo” a seconda della luminosità, il tutto senza soluzione di continuità, come non ci fosse stato un ingresso improvviso ed ex abrupto.

Solo dopo essersi sentita rincuorare da un: «Ah ecco zì, allora non sei tutta scema», disse ancora:

«Terribile! Stavo giusto pensando a te e ti sei materializzata dal niente. Che impressione!».

Finito così il teatrino, la zia rimase sola per la mezz’ora che le restava prima di dover andare al lavoro: ancora distrattamente andò in bagno e si ricordò di aver inviato un messaggio ad un amico la sera prima, dimenticando totalmente di controllare se fosse arrivata risposta. Allora prese il cellulare per controllare ed anche lì, apparizione: il suo amico le aveva risposto la sera prima e le aveva, anche, inviato un fiato in quell’esatto istante.

Fu sorpresa a tal punto da dirlo anche a lui:

«Che caspita! Penso a mia nipote e si materializza, ricordo te e appari. Che succede stamattina? Ho il pensiero fattivo?».

Ne risero, ma lei chiuse con un pensiero incontenibile: quasi quasi si sarebbe messa a pensare alla sua mamma, magari avrebbe funzionato. Però, si sa, le cose posticce non funzionano mai, la mamma non apparve. L’unica cosa che accadde fu che la sua fretta fece cadere un libro dalla scrivania e quello si aprì giusto sulla dedica: “A nonna Ines”.

Sua mamma, Ines era il nome di sua mamma e lei quella dedica non l’aveva mai notata prima di quel momento.

Dunque, preda di un certo scompenso razionale, ma con il cuore pieno di strana consapevolezza, uscì. Non cambiò nulla nella sua vita, salvo aver avuto conferma del fatto che la mente produce  realtà e se i pensieri positivi generano realtà positive, quelli negativi generano realtà negative.

Forse era solo questo il gap: deviare la via della mente, aiutando così le giornate. Difficile, difficile mentre dietro l’angolo scoppiava una guerra.

Una guerra vera, con le armi, dopo due anni di pandemia e mentre al mondo si consumavano altre milioni di guerre, in chissà quante altre sconosciute realtà.

Fine.

 
 
 

25 febbraio 2022, 4

Post n°2810 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

I polli di Mark Zuckerberg
(ansa)
24 Febbraio 2022 1 minuti di lettura

Comincio a pensare che Mark Zuckerberg sia un genio. Quando il suo gruppo era spalle al muro, inchiodato da migliaia di pagine che rivelavano cinismo ed errori nella gestione dei suoi social, lui ha cambiato nome in Meta e iniziato a parlare di metaverso.

Notate bene: non è un concetto che ha inventato lui, e la sua non è la prima azienda che sta lavorando per farci vivere esperienze in una realtà virtuale. Ce ne sono moltissime. Ma nel dibattito tecnologico, il metaverso esiste da quando ne ha parlato Zuckerberg. Nel frattempo, il valore delle azioni del gruppo è crollato e lui ieri ha rilanciato, annunciando che a Meta stanno lavorando a un traduttore istantaneo per tutte le lingue del mondo. Notate bene, di nuovo: ci stanno lavorando, non è che + pronto, è un progetto di ricerca, senza data di arrivo. E poi. Lo dice come se non ci fossero già sul mercato decine di prodotti che iniziano a farlo, il traduttore simultaneo, come se per le principali lingue del mondo non ci fossero già app, piattaforme o auricolari che funzionano benino (alcuni limiti nella compresione esatta dei testi in un contesto, l’intelligenza artificiale ancora li ha).

Ma Zuckerberg dice che grazie all’intelligenza artificiale (altra parola magica) le persone avranno conversazioni naturali nel metaverso in tutte le lingue del mondo e noi siamo tutti eccitati. Anche se non ci dice quando. Un giorno. La terra promessa. Insomma: è un genio. O noi siamo polli. Peccato piuttosto che non esista una tecnologia per capirsi davvero, per unire le persone davvero. E per evitare le guerre.

 
 
 

25 febbraio 2022, 3

Post n°2809 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Vince l'amicizia per amor di petrolio

Fiori e foto per Anna Politkovskaja davanti alla sede del giornale Novaja Gazeta dove lavorava

Fiori e foto per Anna Politkovskaja davanti alla sede del giornale Novaja Gazeta dove lavorava

Gennaio 2005. “Quanto accaduto in Ucraina in coda al 2004 ha segnato la fine della Grande Depressione politica russa: è storia. L’opinione pubblica si è risvegliata dal torpore e ha invidiato con tutte le forze la piazza di Kiev. ‘Perché non facciamo come loro?’, ci si ripeteva l’un l’altro”. “Mentre l’ex madrepatria continuava a illudersi che le colonie di un tempo sarebbero sempre rimaste al suo fianco, nelle ex colonie la gente subiva un’evoluzione straordinaria, mostrando di essere una nazione degna di questo nome. Tuttavia la passione politica della piazza di Kiev non ha contagiato la Russia”.

24 febbraio 2005. “A Bratislava si incontrano Putin e Bush. In Russia aspettavamo di sentire che cosa Bush avrebbe detto a Putin. Sapevamo che il giorno prima, a Bruxelles, al summit coi leader della Nato e dell’Unione europea, dietro ovvie pressioni da parte delle repubbliche baltiche e degli altri stati dell’Europa dell’Est il presidente americano aveva parlato della Russia. Del fatto che a Bratislava avrebbe sollevato la questione della democrazia russa in declino. E noi, è ovvio, pensavamo che sarebbe stata la svolta. E invece… invece niente. Hanno vinto il petrolio e l’amicizia per amor di petrolio. Ed è stata l’ennesima dimostrazione che non possiamo sperare nell’aiuto dell’Occidente: la riconquista delle libertà democratiche perdute è solo affar nostro”.

“Ogni riunione di democratici si chiude con la solita solfa: ‘Diciamolo all’Europa!’. Che invece non ne può più di sentire che ‘Putin è cattivo’. Anche lei ha voglia di illudersi e di dar retta a chi lo crede buono”.  (Da “Diario Russo” di Anna Politkovskaja, assassinata un anno dopo, il 7 ottobre 2006, giorno del compleanno di Putin).

 
 
 

25 febbraio 2022, 2

Post n°2808 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

SEGNATEVI QUESTO PROFILO INSTAGRAM

 

"Questi rifiuti galleggiano da 50 anni: vi faccio vedere un mare di plastica"

Enzo Suma (pugliese, 40 anni) ha creato Archeoplastica per condividere il problema dell'inquinamento. Buste di patatine, flaconi, creme solari, oggetti di ogni tipo: dalla sabbia a Instagram

25 Febbraio 2022 1 minuti di lettura

Quante volte, passeggiando sulla riva, capita di trovare tra la sabbia un pezzo di plastica trasportato lì dalle onde del mare. Le spiagge sono piene di tappi di bottiglia, cannucce e cotton fioc. Alcuni rifiuti però, più di altri, sono la testimonianza di come la plastica non muore mai. A fare la differenza è l'età dell'oggetto. Scovare, nascosto sotto i granelli di sabbia, un flacone di talco Felce Azzurra che sembra uscito dall'adolescenza di qualche nonno invita a riflettere e a porsi delle domande: "Da quanto tempo questa plastica è in circolazione?", "Di che anno è?".

Enzo Suma (40 anni) ha creato Archeoplastica "il museo degli antichi rifiuti spiaggiati" 
Enzo Suma, 40 anni, da più di dieci guida naturalistica a Ostuni, in Puglia, e alle spalle studi in Scienze ambientali, trova la risposta a questi interrogativi datando gli oggetti più bizzarri che trova sulle spiagge e inserendoli in Archeoplastica, un museo virtuale che ha lo scopo di sensibilizzare le persone sul problema dell'inquinamento. Niente quadri o statue, neanche mezza fotografia. Nell'esposizione online ci sono solo antichi rifiuti spiaggiati. Come il pacchetto di patatine con la data di scadenza ancora perfettamente leggibile: 1983. O il flacone in plastica del detersivo WcNet che risale ai primi anni '70. O ancora l'insetticida in polvere che conserva il suo prezzo: 150 lire.

Secondo le stime solo nel 2015 sono stati prodotti circa 6300 tonnellate di rifiuti di plastica, di cui appena il 9% è stato riciclato: il 12% è stato incenerito e il 79% è stato accumulato. Se le attuali tendenze di produzione e gestione dei rifiuti non cambieranno entro il 2050 circa 12 mila tonnellate di rifiuti di plastica saranno nelle discariche o nell'ambiente naturale. E questo vuol dire che aumenterà anche la plastica che si trova in mare.

"Io raccolgo plastica da tanto tempo, ho sempre organizzato giornate di pulizia delle spiagge - spiega Suma - Da quattro anni però ho iniziato a fare attenzione a quello che trovo e metto da parte i rifiuti più vecchi che arrivano dal mare". Tutto è nato da un semplice flacone di plastica: "Era una crema solare con il prezzo in lire, che riuscii a datare comparandolo a una vecchia pubblicità. Quel rifiuto aveva 50 anni. Pubblicai la foto sul mio profilo Facebook e mi accorsi che nei commenti molti facevano riferimento al problema dell'inquinamento del mare". A quel punto è arrivata l'idea: mettere questa narrazione curiosa e inusuale e la sua nota nostalgica a servizio di un'opera di sensibilizzazione.

 
 
 

25 febbraio 2022

Post n°2807 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

(Leggo)

Marco 10,1-12

<<...la folla accorse da lui..>>

Si vive per amare, se vivi senza amare sei già morto...ogni affetto, legame, anche con chi ci è meno simpatico..se non proprio nemico... ci stimola a quella vitalità di vita e misericordia che Dio stesso è!

(Prego)

Gesù che regna sulla croce
icona povera e amante
ai nostri occhi dà la luce
perché vediamo in lui la gloria.

(Agisco)

Saper manifestare gioia e gratitudine verso chi ci vuol bene

 
 
 

24 febbraio 2022,7

Post n°2806 pubblicato il 24 Febbraio 2022 da donmichelangelotondo

Lo chef Luca Gallo e l’Alleanza Slow Food

Entrato da poco a far parte dell’Alleanza Slow Food, il giovane chef andriese Luca Gallo ci parla dello stretto legame che unisce cucina e tradizione di una terra ricca di storia come la Puglia

Ciao, Luca. Cos’è l’Alleanza Slow Food?

Slow Food è una grande associazione che si impegna a rispettare e a dare il giusto valore al cibo, partendo dal rispetto per chi produce, come produce e quindi nel pieno rispetto di ambiente ed ecosistemi. Tutto questo avviene grazie ad un’attenta ricerca di saperi di cui sono custodi le tradizioni locali .

Quanta importanza assume la cucina a “chilometro zero” per i giovani chef?

La cucina a “chilometro zero” per i giovani chef dovrebbe avere un’importanza rilevante. In un mondo in cui ormai la tecnologia e l’industrializzazione prendono sempre più il sopravvento, soprattutto in ambito agricolo, sarebbe bello spingere far tornare le nuove leve a dove tutto ha inizio. Ovvero dal piantare il seme fino a seguire insieme l’evoluzione, nel pieno rispetto della natura, senza additivi chimici, e poi raccogliere il prodotto ottenuto e tirare fuori un bel piatto genuino. Dietro al “chilometro zero” c’è tanto da scoprire, tradizioni antiche che si scoprono attraverso il racconto di piccoli agricoltori che conservano l’autenticità di un prodotto genuino e sano.

Come si valorizzano maggiormente i prodotti tipici del nostro territorio?

Quale modo migliore di valorizzare un prodotto tipico se non adoperandolo in cucina?  Ritengo che al giorno d’oggi lo strumento più importante di comunicazione per noi cuochi sia proprio il racconto attraverso un piatto. Dietro un piatto che viene servito in sala ai nostri commensali ci sono innanzitutto delle mani sapienti che lo hanno preparato, il rispetto della materia prima e, soprattutto, delle emozioni, emozioni che chi prepara il piatto deve essere bravo a trasmettere al suo cliente ed è li che parte una festa per il palato permettendogli di vivere un’esperienza unica. Così per fare un esempio: che emozione vi suscita un buon piatto di strascinati con delle ottime cime di rapa del contadino di vicino a casa, un po’ di mollica di pane fritto, il tutto accompagnato da un ottimo olio Extravergine d’Oliva?

Quale ingrediente non può mai mancare nella tradizione pugliese?

Al primo posto ci metterei il nostro olio extravergine d’oliva conosciuto come “l’oro” di Puglia . Siamo conosciuti anche come città della burrata, altro ingrediente immancabile ormai sulle nostre tavole, così come gli ottimi formaggi provenienti dalle varie masserie, o il caciocavallo podolico del Gargano e potrei continuare all’ infinito forse. Abbiamo un vastissimo patrimonio culturale e culinario e la nostra mission è, appunto, quella di tutelarlo.

 
 
 

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