Creato da donmichelangelotondo il 27/10/2013
proporre buoni e belli pensieri
|
Messaggi del 04/04/2022
Post n°2954 pubblicato il 04 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Lavorare come un panda di Riccardo Luna Sono affascinato dal tema del futuro del lavoro. Che stia cambiando tutto è evidente, capire come è più complicato. Per provarci bisogna seguire i segnali giusti. Per esempio quello che sta accadendo a Bitpanda. E’ una startup austriaca che si occupa di finanza ed è molto cresciuta non solo come valutazione, oltre quattro miliardi di euro, ma come dipendenti, quasi mille (erano 150 all’inizio della pandemia). Un anno fa a gestire queste mille persone è arrivata una giovane manager olandese Lindsay Ross e la prima cosa che ha pensato è stata: “Oh mio dio, qui stanno lavorando tutti come matti, hanno bisogno di una vacanza”. La settimana lavorativa di quattro giorni 25 Gennaio 2022 E ha convinto i tre fondatori a chiudere tutto per una settimana. Tutto, in modo che quando stai in vacanza non sei inseguito da telefonate ed email, e quando torni non trovi una montagna di lavoro accumulato. Ha funzionato, dopo quella settimana i dipendenti sono tornati carichi e pronti a lavorare meglio di prima. La settimana di break così è stata istituzionalizzata: due volte l’anno ci si ferma tutti (ovviamente il servizio clienti resta attivo e prende pause in momenti diversi). Sono stato licenziato 13 Dicembre 2021 Qualcuno ha obiettato: fanno queste pause perché il resto dell’anno lavorano troppo, altrimenti scoppierebbero. E Lindsay Ross ha rilanciato: ferie illimitate pagate per tutti. Non un bengodi, ma un patto di fiducia. Dice la Ross: “Siamo adulti, diteci di cosa avete bisogno e quando e assieme troviamo una soluzione”. Morale: le persone possono correre al massimo solo per un certo periodo, gestire le pause è fondamentale per lavorare meglio, durare più a lungo e vivere felici. Forse il lavoro sta davvero cambiando, intanto io tifo per Bitpanda. PUBBLICITÀ |
Post n°2953 pubblicato il 04 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Storia privata scandalo triste Quindi la situazione è questa. Ci sono due persone di maggiore età, un uomo e una donna, che si scambiano messaggi molto personali, si incontrano nel luogo che entrambi frequentano per dovere d’ufficio, talvolta fuori. Quale sia la natura del loro rapporto lo sanno solo loro, come accade a chiunque, e – di nuovo, come sempre – intorno se ne parla, si dice di terza e quarta mano. Attorno ci sono rivalità professionali fra adulti, competizione invidia e gelosia: tutto il repertorio di cui la maldicenza si nutre, la mano che la arma. Le specifiche, questa volta, sono che la donna è più grande e ha un ruolo dirigenziale, l’uomo è uno studente maggiorenne perché sì: il luogo dove si incontrano è una scuola. Una manna, per il chiacchiericcio. Succede che qualcuno (Chi? Perché?) renda pubbliche le loro conversazioni private. Scandalo. La preside e lo studente. Il vicepreside defenestrato. La lite al parcheggio. E’ una storia privata di nessun interesse. Non c’è reato, non c’è sopraffazione, non c’è neppure – per quel niente che se ne sa – l’abituale ritorsione sorgente del metoo: se non stai con me non ti do il lavoro, non ti do la parte, ti boccio. Ma è tardi. E’ già una telenovela in cui di lei si sa tutto, nome e foto (è giovane e bella, pensa) per quanto sia stata lei stessa, come ha scritto questo giornale, a dar notizie di sé, di lui niente. Moralisti in abito da parata alzano il dito – “la scuola! Il luogo della didattica! Vergogna!” – come se l’intera accademia italiana non si spiegasse alla luce di chi sta con chi, come se l’amore e il sesso fossero banditi dai luoghi dove si studia, si lavora. Come se fosse la prima volta che un professore sta con la studentessa, un’allieva col maestro. Ma è la donna, la maestra: non vi sfuggirà il dettaglio. Triste, ma è tutto qui. |
Post n°2952 pubblicato il 04 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
La prima cosa bella di lunedì 4 aprile 2022 è non tifare mai tutta la vita per la stessa squadra, ma cambiare, scegliere, per diverse ragioni. Ad esempio, ora: Lipsia. Per Domenico Tedesco. Diceva il comico Jerry Seinfeld che essenzialmente la gente tifa per delle maglie. Se chi le indossa va altrove, lo si fischia e si applaude il nuovo indossatore, chiunque sia. È una forma di amore a chilometro zero, al 90% si tifa la squadra della città natale, come sposare inevitabilmente la vicina di casa. Infatti anche io ho tifato Bologna per anni. Poi mi sono innamorato del Barcellona, quello di Rijkaard: per come giocava, per la città, per lo stadio civile e festoso. È finita quando hanno messo lo sponsor sulle maglie, quando ha smesso Iniesta. Resta un grande affetto. Cambiare aiuta a non diventare talebani. Adesso seguo il Lipsia. Da quando è venuto ad allenarlo Domenico Tedesco. Dalla Calabria alla Germania. Se n’è andato da Mosca appena in tempo. Ha rivoluzionato la squadra, come sempre fa quando arriva. Era un ingegnere alla Mercedes, ha lasciato il lavoro per questo strano sogno: allenare. È come Sacchi: calciatore trascurabile, una vita sicura, una passione divenuta ossessione. Il Lipsia ora è quarto e risale. Giovedì nei quarti di Europa League affronta l’Atalanta. Mi spiace, tiferò per un uomo. |
Post n°2951 pubblicato il 04 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
(Leggo)
Conoscere Dio non è questione di conoscere la Bibbia a menadito, ma fare esperienza di Lui.
(Prego) O Signore, libera dai peccati il popolo che ti supplica,
(Agisco) Non sentirmi superiore sia nei confronti dei nostri fratelli di fede, trattenermi dal giudicarli, sia nei confronti dei carcerati, drogati e a quelli che hanno sbagliato. |
Inviato da: cassetta2
il 19/05/2024 alle 19:54
Inviato da: Marilena63
il 11/03/2024 alle 21:58
Inviato da: donmichelangelotondo
il 30/08/2023 alle 19:16
Inviato da: nilsia
il 30/08/2023 alle 19:02
Inviato da: blaskina88
il 30/08/2023 alle 07:31