Creato da donmichelangelotondo il 27/10/2013
proporre buoni e belli pensieri
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Messaggi del 27/04/2022
Post n°3016 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Orientamento Uniba
In aggiunta, nello spazio all'aperto nella corte interna Dipartimento Interateneo di Fisica avverrà la presentazione dell'offerta formativa per il prossimo anno universitario da parte di professori, studenti ed operatori dell'orientamento.
Grazie alla disponibilità di rappresentanti degli studenti, docenti e tutor sarà anche permesso colloquiare con loro al fine di ottenere informazioni anche sul mondo universitario nella sua interezza. L'Uniba opta, in questo modo, per una giusta scelta, dando l'occasione di risolvere dubbi e incertezze a chiunque abbia mostrato interesse al mondo universitario.
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Post n°3015 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
...Ma sono granchi o cicale americane?
Le ricette arrivano da lontano e ce n'è per tutti i gusti, ma più per saperle cucinare, è farle mangiare, che ce ne vuole: sono tutte indigeste. Con gli scarsi e mal preparati camerieri, poi, distratti e mal pagati e che non sanno da dove iniziare, se dagli aperitivi oppure dall'amaro, dopo d'aver servito già la frutta: il sedersi a tavola, non lo si raccomanda a nessuno.
Oggi, molti componenti delle ottime vecchie briganti, pardon, brigate di cucina, si sono offerti come Foreign fighters, dove ci si guadagna molto di più, ma col rischio del TFR che potrebbe andare al milite ignoto... Queste "brigate" si sono "armate" di forchettoni, mestoli, coltelli da cucina, grembiuli a mo' di corazze, chinois in testa come elmetti protettivi, sac a poche per la refurtiva... è così equipaggiate che si presentano sul posto di "lavoro" Sono persone, arrivate sul teatro della "cerimonia di divorzio", verranno affiancate ai tanti macellai che si trovano già a sezionare i "capi": si può immaginare i menù da offrire... Non parliamo di pescato fresco poi...coi tanti sottomarini inquinanti e le flotte di ogni Paese alla caccia del primo "Tonno" da colpire: sarebbe meglio farne a meno del probabile, nuovo retato e optare meglio per quello in scatola. A questo punto, non solo le paranze di Mazara del vallo, Manfredonia e San Benedetto del Tronto avranno tirato i remi in barca. Il problema va al di là del pensare, visto come stanno messo le cose. Con il Covid-19 e le sue tante varianti, le sanzioni inflitte a destra e a manca e il divieto a certi turisti, sia da una parte sia dall'altra, di varcare le proprie frontiere, inciderà moltissima l'attesa di veder seduto qualcuno a mensa. Il business dei ristoranti, sarà certamente fallimentare. Gli USA e "getta" poi, che si mantengono alla larga dalla mattanza, intenti come sono a rifilare i loro prodotti "per la fame": non fanno altro che svolgere la loro lucrosa attività. Qualche reception che rimarrà aperta per fronteggiare la debole richiesta di coperti, si dovrà accontentare di clienti che arrivano coi barconi dall'Africa. Pure dei i tanti che scappano dai Paesi infastiditi dal "rumoreggiare" di certi "piatti", non consoni ai bassi e riprovevoli livelli di etica e galateo. A queste masse raminghe bisogna che si tenga conto, senza lasciarle in fila alle mense di carità o farli dormire in hotels con miriade di stelle... Per le frotte di disperati, preventivamente, bisogna si accaparrino gli ultimi stock di cuoscous da mettergli nel piatto, con ascelle di pollo, purtroppo: i" maiali" ce li terremo nei "nostri porcili", dove s'ingrasseranno a vista d'occhi, a spese nostre. Con la chiusura dei ristoranti e la scarsità dei prodotti nei supermercati, molti ci stiamo già improvvisando "potager". Si spera di andar per campi "inquinati" ma non ancor minati, a racimolare verdure spontanee, con l'accortezza di non danneggiarne le radici...per probabili, intensive rivisitazioni. Gli "entremetier" andranno scomparendo per mancanza di prodotti commestibili appunto. Si spera non aumentino i boucher e i grillardin: con la già tanta "carne" a disposizione e mancanza di celle frigorifero per via delle ritorsioni russe sul gas, sarebbe uno sconsiderato sciupio, mattarne oltre... A proposito di carne: per dirla alla trilussiana maniera, si baderà bene di sterilizzare gli attrezzi per fare in modo che si macelli con tutta l'igiene possibile. Resta il problema di "benedire" la "ricorrenza-divorzio". Cirillo I, da una parte e Francesco I dall'altra: primi tutti e due, ma non è questa la loro discordia... è meglio lasciarli ai loro dogmi. È così, per simili ricorrenze, è meglio interpellare uno dei tanti diavoli scegliendolo da questo inferno terrestre, piuttosto che scomodare i santi dal cielo.
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Post n°3014 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Fraternità Universale
Potremmo tradurre fraternità universale con uguaglianza nella differenza, oppure armonia globale. Come i figli sono uguali, concettualmente, ma differenti nella sostanza, realizzando la loro figliolanza, vivendo da fratelli, allo stesso tempo la fraternità universale spinge a riconoscere il valore dell'umano che ci rende uguale e figli dello stesso Dio, al di là delle religioni, tradizioni, culture e filosofie. È l'appartenenza al genere umano che ci rende fratelli, senza se e senza ma.
Il possesso, termine che in ebraico richiama il nome di Caino, spinge a considerare gli altri come inconsistenti. La parola Abele infatti significa soffio, vanità, inconsistenza. Se non si guarda all'uomo, la guerra diventerà la nostra regola. Gandhi diceva che in questo mondo c'è spazio e cibo per tutti, ma anche che questo mondo è troppo piccolo per chi è avido. Credo che il tutto possa essere semplificato in una questione di sguardi. C'è chi guarda in basso, un po' come le donne che nel Vangelo guardano il sepolcro. Ci può essere tutto l'amore possibile, ma la mancanza del volto spinge al materialismo, all'immanente e a tutto ciò che è consumabile qui ed ora, ma alla fine è morte. È ciò che accade nelle famiglie quando i fratelli, ad esempio, si dividono in nome di una eredità. C'è poi chi invece, come gli apostoli nell'ascensione, alzano il capo in alto. È l'atteggiamento dell'idealismo, della spiritualizzazione, di un vissuto idealizzato e disincarnato dal reale. Ideale e materiale sono state infatti le matrici di totalitarismi quali il comunismo e il nazifascismo. È guardando, invece, il volto dell'altro, guardando diritto a se stessi, che ci si può riconoscere negli occhi di ogni uomo e donna. È guardando ogni persona negli occhi che lo si riconosce uguale e figlio della stessa famiglia umana. È così che ci si riconosce fratelli e sorelle, figli della stessa famiglia, nella stessa casa comune che è questa nostra terra. Citato da Bergoglio al termine dell'enciclica "Fratelli Tutti", Charles de Foucauld sarà tra poco beatificato. Il suo esempio è paradigma di legame conseguenza del compromesso? Charles de Foucauld è un personaggio paradossale. Ha realizzato una vita cristiana senza condividerla con cristiani, è stato un religioso ma vivendo come eremita, ha vissuto da solo ma era considerato da tutti fratello, il suo eremitaggio infatti era chiamato dai Tuareg casa della fraternità. Decideva delle regole per sé, ma non le rispettava perché si lasciava guidare dalle circostanze. Dinanzi alle regole metteva l'amore folle che si traduceva nell'affetto fraterno verso ogni persona. Voleva convertire i musulmani, ma si è lasciato convertire dal bene che aveva ricevuto da loro perché, povero e ammalato, gli hanno salvato la vita. La sua vita è un canto alla fraternità, visibile come una cattedrale, le cui colonne sono costruite sull'amicizia, con un incantevole tetto che ha la misura del cielo, quello stesso cielo che è sul capo di ogni uomo. In definitiva, la fraternità universale è utopia, desiderio o realtà? Penso che bisogna tenere insieme questi tre concetti. È realtà perché uomini come Gandhi, Martin Luther King, Charles de Foucauld e molti altri hanno dimostrato che è possibile. È desiderio perché non si ottiene mai ciò che non si desidera ardentemente, ponendo tenacia, fiducia e concentrazione, trasformando il reale, pronti a pagare di persona il coraggio delle proprie scelte. È utopia fin quando, ad iniziare dal nostro cuore, c'è sopraffazione, avidità, egoismo, orgoglio. Tale utopia però ci spinge a vincere le negazioni disumane per fare risplendere lo splendore del nostro volto, quello che può solo rispecchiarsi attraverso gli occhi del fratello. È un cammino lungo ma per chi ha occhi si intravedono già le gemme di una nuova primavera.
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Post n°3013 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
The Forest
D'un tratto, l'imprevisto. Si apre una inattesa via di fuga, tanto concreta quanto insperata. Ma c'è un ma: Zuzanna sarà libera se accetterà di far da balia ad Hanna, ben più piccola di lei e tanto ingenua. Fuggiranno in due e loro casa sarà la foresta. Alle spalle, la rivolta ebraica nel ghetto di Varsavia, un fremito di orgoglio e dignità, capace di impegnare per oltre un mese le sovrastanti forze naziste.
A raccontarci questo accattivante intreccio è la penna di Harriet Webster, alla sua prima prova narrativa di questo genere, magistralmente accompagnata dalla matita di Riccardo Pieruccini. Il risultato del loro accordo creativo è una graphic novel che si propone come romanzo di formazione per lettori che si affacciano sulla soglia della pubertà, nel tentativo di raccontare loro, con tutta la leggerezza possibile, ma senza superficialità, l'amara verità che fu tragedia di un popolo e di un intero continente. Del mondo intero. Una storia che annuncia: anche la notte più lunga e tetra ha una sua fine. Prima o poi l'alba torna, immancabilmente: pur nel ricordo di quanti non ce l'hanno fatta, di quanti son passati per il camino. Perché "anche se non sono qui, è come se ci fossero". HARRIET WEBSTER È una scrittrice inglese, appassionata di Storia e racconti di donne coraggiose. Ha iniziato scrivendo e illustrando le proprie storie, contribuendo alla fervente scena del fumetto indie londinese, per poi passare a fumetti per bambini e sceneggiature televisive. Vive a New York con il marito e la sua gatta. The Forest è la sua prima graphic novel. RICCARDO PIERUCCINI Riccardo, nome d'arte Ruggine, ha vinto, tra gli altri, il concorso Pierlambicchi per fumettisti esordienti nel 2001. Da allora ha pubblicato per Star Comics, Shockdom, Marvel e Mondadori. Al suo attivo, ha anche incursioni nel mondo del cinema e dell'animazione. Insegna disegno e, dal 2006, collabora con la manifestazione Lucca Comics & Games gestendo la Self Area. H. Webster - R. Pieruccini, The Forest, ElectaComics 2022, pp.128, €16,90, età di lettura 10+
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Post n°3012 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
25 aprile, libertà!
La storia, magistra vitae, insegna: tutte le libertà sono frutto di profetiche prese di coscienza, di percorsi in salita, costellati di insuccessi e solitudini, di lotte spesso marchiate con il sangue. La festa di oggi è un esempio lampante, ovviamente non per chi dà tutto per scontato e, magari, è talmente anestetizzato dall'abitudine da arrivare a considerarsi vittima di un qualche dispotismo nascosto. Nascono così i don Chisciotte postmoderni, sfiniti da illusorie battaglie, schiavi di sè e di illusioni, incapaci di contribuire al bene comune. "La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione" cantava Gaber in uno dei suoi testi più belli: è l'interesse vivo per il bene comune a renderci autenticamente liberi, poiché la libertà ha bisogno di vincoli e legami per crescere. È il suo paradosso: accoglierlo è accogliere essa stessa, dunque crescere. L'antico adagio della libertà che "finisce dove comincia quella altrui" è sempre valido.
Sì, la libertà non è un dato, ma un processo; non è una meta, è il percorso. E ogni giorno le nostre libertà vanno liberate da qualcosa che le opprime, nella consapevolezza che non esistono libertà private e libertà pubbliche, ma un solo modo di essere ovunque persone mature e autodeterminate. Ciò significa essere in grado di garantire un'osmosi vitale tra l'interiorità e la dimensione pubblica cui ogni persona è vocata, vigilando sulle ricadute sociali della nostra preziosa privacy, la quale non è uno spazio di affrancamento dalle regole, ma il luogo in cui si impara a far pace con i vincoli, con i doveri che abbiamo verso noi stessi e gli altri. Non sta forse in questo il godimento dell'esistere? Del resto, secondo alcuni, "libertà" e "libidine" sono parole collegate. E allora auguri a tutti: che le nostre liberazioni ci rigenerino alla vita; che le nostre libertà ci donino purissimo, altissimo piacere; che questa giornata ci colga figli di un sogno, ancora e sempre.
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Post n°3011 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Liberazione e pace
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Ma questo mondo è fatto da noi, uomini che andiamo intrecciando assurdi rapporti di odio, che andiamo disperdendo la vita che dovremmo salvare e svolgere in tutto il suo valore. Non possiamo essere liberati dal mondo, se non ci liberiamo da noi stessi. Ma chi ci libererà da noi? Noi sentiamo enunciare, mentre il mondo soffre, un programma di libertà. ... Per liberarsi dal bisogno degli uomini lo accrescono smisuratamente e il terrore domina dove passano gli eserciti che sono fatti di uomini; l'uno contro l'altro, fremendo alla vista del volto umano dell'avversario da uccidere". Ad ogni lettura di queste parole sublimi, l'incrocio unico, irripetibile e, quindi, assoluto tra le circostanze personali (speranze, dolori, fremiti per dirla ancora con le parole di Moro) e lo scenario locale e globale, nel quale ogni esperienza umana si colloca, alimenta riflessioni e connessioni differenti. Una guerra, devastante, sanguinosa, orribile come tutte ma non distante come molte altre evoca le parole di uno straordinario libriccino di Immanuel Kant, Per la pace perpetua. Nell'opera, il filosofo di Königsberg detta le condizioni provvisorie, definitive e segrete per l'ultimo e irrevocabile rifiuto delle ostilità belliche tra gli uomini. Tra le altre (V condizione provvisoria): "Nessuno Stato si deve intromettere con la forza nella costituzione di un altro Stato". Salvo il caso della guerra civile, ammonisce Kant, nulla lo autorizza. L'intervento di altre potenze nella vita di un "popolo che non dipende da alcuno e che lotta soltanto contro un malessere interno", sarebbe uno "scandalo vero, rendendo malsicura l'autonomia degli altri stati".
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Post n°3010 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Cesare fui e son Iustiniano (Paradiso VI)
Parla, ma non attira la nostra simpatia Giustiniano. Lui, si sa, è un imperatore, con tanto di prosopopea. Tace su quanto non gli conviene, ad esempio, sull'ingiusto trattamento riservato al suo valente Belisario, mentre esalta il proprio operato, in particolare l'emanazione del Corpus iuris civilis.
È la parte finale del lungo monologo di Giustiniano che, a dire il vero, attira la mia attenzione: dopo aver ricordato che qui sono beati quando hanno operato il bene per ottenere gloria terrena, ecco che l'imperatore si sofferma sulla figura di Romeo di Altavilla, la cui anima risplende e le cui azioni furono ripagate con l'ingratitudine. Al di là del fatto che il suo destino possa essere facilmente accostato a quello del medesimo Dante, mi pare che la sua capacità di mendicare il pane con dignità, dopo essere stato consigliere del conte di Provenza e averne sposato le quattro figlie con altrettanti re, sia la più plastica e lampante spiegazione di quel «Cesare fui e son Iustiniano» (v.10): sono stato un Cesare, un imperatore, ma resto semplicemente Giustiniano. Come a dire: passa la gloria del mondo, scivola via qualsivoglia titolo o medaglia, nulla resta se non la tua o mia «luce» (v.128), ammesso che non l'abbiamo smarrita. Si può essere consiglieri a corte, re e persino imperatori. Si può essere multimiliardari, oligarchi e persino capi di Stato. Tutto passa, tutto scorre. Nulla resta, se non quel che sei quando sei nudo. In nuda veritas. Forse è così che si risorge. Lucio Anneo Seneca: «Presto diventa infamia la gloria dei superbi». Alda Merini: «La nudità mi rinfresca l'anima». Maria di Nazareth: «Ha rovesciato i potenti dai troni».
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Post n°3009 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Pace in Ucraina
«FACCIAMO PACE? DAI, VIENI QUI, NON TI FACCIO NIENTE...» _ pallino umano _
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Post n°3008 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Le tossine dell'amore di Vina Rose
25Non posso proprio dirti di avere avuto delle vere difficoltà nel fare e poi perseguire la musica come carriera, anzi ho sempre ricevuto pieno supporto e sostegno da parte dei miei genitori e dalla mia famiglia, quindi sono proprio orgogliosa di esserlo e sono consapevole che non sarebbe stato lo stesso senza si loro.
Direi che è una costante abbastanza comune in quel tipo di situazioni, perché è più facile negare a se stessi il danno che questo tipo di relazioni può causare, che affrontare e scontrarsi con quella che è poi la dura realtà. Da donna, come si può riuscire a lasciar andare qualcuno che ti provoca, al tempo stesso, amore e sofferenza? È molto difficile riuscire a controllare i sentimenti, specialmente quando sono estremamente intensi e profondi, e non esserne dunque schiavi: l'essere incatenati in una situazione simile non succede però sempre, ma solo quando secondo me si è davvero predisposti a lasciarsi andare e a rendersi completamente vulnerabili; è lì che andrebbero prese delle precauzioni per non "perdersi" completamente nell'altra persona. Progetti futuri? Tanta nuova musica in lavorazione, un remix di "Sweet Denial" in preparazione e concerti in programma per la stagione estiva presto in arrivo.
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Post n°3007 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Muri immensi
difesa di sé, acquosi
nel flusso di nuovi incontri. Chiusura forzata per sostenere un ego che chiede sicurezza. Mi guardo nell'altro, pupille miopi, impossibilità a riconoscersi perché nulla siamo per noi stessi lontani dai nostri fratelli. Paure razionalizzate, inutili, alterate da scontri fratricidi: sorridere e accarezzarsi il cuore per ritrovarsi in fondo al tunnel, per riscoprirsi migliori, per riconoscersi nello specchio dell'altro. *** "...si creano nuove barriere di autodifesa, così che non esiste più il mondo ed esiste unicamente il "mio" mondo, fino al punto che molti non vengono più considerati esseri umani con una dignità inalienabile e diventano semplicemente "quelli". Riappare «la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti. Perché gli manca questa alterità »." [Lettera enciclica "Fratelli tutti", del santo padre Francesco sulla fraternità e l'amicizia sociale]
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Post n°3006 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
De-sideribus
Sono giorni che ripeto questo sostantivo senza apparente soluzione di continuità, senza ragione, così, avrei voluto spogliarlo, più che leggerlo e ripeterlo. Ci penso, ci rimugino, lo mollo, lo riprendo, lo metto a letto e a volte resto sveglia io.
Mi piace pensarla nella seconda accezione anche perché i desiderantes erano soldati che aspettavano i compagni lontani, non rientrati dal campo di battaglia. Mi soffermo a pensare che una di loro doveva essere Penelope, ma questa è un'altra storia... sto facendo indigestione di poemi omerici con mio figlio, quindi è fisiologico andare a parare su di lei. E cosa significa? Ci vedo mancanza, forse anche un po' di apprensione e quindi di primo acchito mi sovviene l'idea di bisogno, attesa, tensione. Un movimento verso qualcosa di assolutamente indefinito, che aspettiamo, ci manca e ci spinge a metterci in condizione di accorciare le distanze: mentre desideriamo, quindi, siamo su una strada, stiamo percorrendo un cammino che apre spazi infiniti. Ci siamo noi e c'è un evento: in mezzo quel soffitto di stelle a chiarirci le linee necessarie. Ieri ero seduta di fianco ad un collega ed ambedue ascoltavamo le stesse cose: in maniera del tutto pertinente con ciò che si dipanava sotto ai nostri occhi, mi si è avvicinato, ha tirato giù per un istante la mascherina ed io istintivamente gli ho porto l'orecchio. "È proprio costitutivo dell'essere umano eh, non trovare pace, non accontentarsi, cercare", mi ha detto. Mi sono girata, ho tirato giù io la mascherina e ho sussurrato, "Desiderare. Si dice: desiderare". Mi ha guardata per un istante lungo tutte le riflessioni del mondo, è tornato dritto, ha ripreso a guardare in avanti. Non ci siamo detti altro. In effetti, un tempo hanno provato ad insegnarmi che il desiderio è qualcosa di meno puro della speranza, poiché è quest'ultima a fornire la spinta necessaria per andare Verso, ma hanno provato anche a fregarmi insegnandomi a colorare per forza nei margini. Ha funzionato, ha funzionato benissimo, fino a che non ho imparato che ho già talmente tanti limiti fisiologici... quelli posticci sono superflui, inutili, ridondanti e inessenziali. Dunque ho cercato, ho cercato ed ho cercato e ho dedotto che l'errore sta alla base: sui vocabolari uno dei sinonimi del desiderio è il bisogno e trovo sia uno squilibrio non da poco. Il desiderio è compagno dell'essere, il bisogno è compagno dell'avere. E quindi dobbiamo per forza demonizzare l'avere? Non credo proprio, poiché il fondo di verità esiste: abbiamo bisogno di avere quel qualcosa, perché quel qualcosa ci fa esseremigliori. O, perlomeno, questa è la mia percezione di necessità, è questa la ragione per la quale desidero: mi avvicino all'indefinibile e questo infonde un entusiasmo difficilmente replicabile. Qualcosa che probabilmente non ha un capo e non ha una coda, qualcosa che più semplicemente è. Si tratta alla fin fine di possedere un'idea nei meandri della pancia, sentire che si scava una strada verso il petto dove riesce a stazionare in uno spazio più aperto, dove l'aria è meno rarefatta e l'atmosfera più respirabile ed è incredibile come quel campo conservi sempre uno spazio totalmente bianco, che ha bisogno di essere riempito. Qualcuno disse volli, volli, fortissimamente volli. Allora, forse, si può anche dire voglio, voglio, fortissimamente voglio.
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Post n°3005 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
Il genere, il sesso e Marlene Dumas Da noi, in Patria, ogni volta che c'è da fare una nomina uomini di mezza età si accaldano nei consigli di amministrazione lambiccandosi alla ricerca di "una donna" - indistinta, quota rosa, qualsiasi - ne basta una su dodici posti disponibili per aver salva la coscienza. Perché questo è lo spirito del tempo, giusto?, lo hanno capito anche i mandarini sempiterni: per fare "come si deve" bisogna trovare una donna, e chissà come procedono nella ricerca: se hanno salvato i nomi femminili tutti alla "D", se vanno a memoria, se chiedono alle mogli, alle figlie cinquantenni e alle giovani amanti un aiuto da casa. Non ci riescono quasi mai, avrete notato, e quando succede diventa notizia: perbacco, eccola, una donna. Forse - forse - è sbagliato il metodo. Si potrebbe procedere per meriti, per competenze, per qualità specifiche e poi all'interno di quelle osservare un equilibrio: tra i molto bravi a far quello che serve scegliere uomini e donne in parti uguali. Lo so, è una vecchia storia ma esco dalla Biennale curata da Cecilia Alemani (naturalmente indicata come la "Biennale delle donne", indeterminato plurale) con la sensazione rinnovata che le eccellenze tra gli spiriti illuminati siano distribuite a prescindere dai sessi, basta offrire tribuna a chi ha qualcosa da dire per averlo chiaro. Tra tutte l'esposizione di Marlene Dumas a Palazzo Grassi brilla per potenza visionaria, eretica e poetica, erotica, ironica. Le bocche, i sessi, le gallerie di volti (saranno maschi? Saranno femmine?) e non occorre essere giovani all'anagrafe per leggere il tempo, non è detto che un'artista di 68 anni non sia in grado di decifrare il futuro meglio di qualcuno dell'età dei suoi figli, o altrettanto. Pensa te.
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Post n°3004 pubblicato il 27 Aprile 2022 da donmichelangelotondo
(Leggo) «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» Gv 3,16-21.
Dio non si limita a rendere migliori solo coloro che già sono già buoni. Dio non prende le distanze nei confronti del male. Non osserva dall'alto tutte le cose così poco appetitose che sono nel mondo. Dio entra in tutto il mondo buono e cattivo, trasformandolo con la sua Luce!
(Prego) O Signore Gesù, che ci chiami a fare ogni giorno la scelta fra la luce e le tenebre, Fa' che le nostre opere siano compiute in Dio con quella fedeltà alla verità che sei tu stesso, Sapienza eterna del Padre, che vivi e regni nei secoli dei secoli.
(Agisco) Come il nostro Dio NON E' VENDICATORE, così nella mia vita fugga ogni tentazione di vendetta.
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Inviato da: cassetta2
il 19/05/2024 alle 19:54
Inviato da: Marilena63
il 11/03/2024 alle 21:58
Inviato da: donmichelangelotondo
il 30/08/2023 alle 19:16
Inviato da: nilsia
il 30/08/2023 alle 19:02
Inviato da: blaskina88
il 30/08/2023 alle 07:31