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Messaggi del 11/05/2022

11 maggio 2022, 5

Post n°3086 pubblicato il 11 Maggio 2022 da donmichelangelotondo

(Leggo)

«Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me» Gv 12,44-50.


Nel suo ministero, Cristo, tralascia il nome di "Dio" e introduce quello di "Padre". Il nome di "Dio", come per esempio "Il denaro è il suo dio",è diventato un nome freddo, che non esprime né genera alcun sentimento o affetto. Diverso è il concetto di paternità. Esso implica l'idea di figli e di figlie, suggerendo amore e tenerezza. Questa verità è la chiave che apre molte porte, la luce che mette allo scoperto ciò che è santo e nascosto.


(Prego)

O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo, perché coloro che hanno sete dei beni da te promessi siano sempre ricolmati dell'abbondanza dei tuoi doni.


(Agisco)

Che io possa essere un segno, anche piccolissimo, della paternità di Dio.

 

 
 
 

11 maggio 2022, 4

Post n°3085 pubblicato il 11 Maggio 2022 da donmichelangelotondo

La vocazione della famiglia in Amoris laetitia
Di
Domenico Marrone -
11 Maggio 2022
Una riflessione ad un mese dall'incontro mondiale delle famiglie

Quest'anno dal 22 al 26 giugno è in programma a Roma il X Incontro mondiale delle famiglie. Da sempre lo schema seguito è stato abbastanza simile: un Congresso teologico-pastorale internazionale all'inizio e la conclusione, alla presenza del Papa, con una veglia, una festa delle famiglie e con una grande celebrazione eucaristica finale nel Paese designato.

A causa della situazione particolare legata alla pandemia quest'anno la proposta avrà un carattere tutto particolare: il congresso teologico-pastorale sarà organizzato si a Roma ma con la possibilità di seguirlo anche a distanza. Così anche la celebrazione eucaristica alla presenza di papa Francesco sarà celebrata a Roma il sabato pomeriggio e trasmessa in mondovisione per dare a tutti la possibilità di seguirla a distanza. La grande differenza di questa edizione, dal carattere multicentrico è che si invitano le varie diocesi a celebrare l'evento nel proprio territorio e alla presenza del proprio Vescovo. Nel presentare la novità Papa Francesco in un video messaggio, ha invitato tutte le diocesi a programmare iniziative a partire dal tema: "L'amore familiare, vocazione e via di Santità". A tal proposito, il servizio diocesano per l'accoglienza dei fedeli separati dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ha chiesto a Mons. Domenico Marrone una riflessione sulla vocazione della famiglia in Amoris laetitia che si riporta di seguito. Un testo significativo e che offre opportuni spunti che ci aiutano nel percorso di preparazione alla X giornata mondiale delle famiglie.

***

Il 19 marzo 2021 ricorreva il quinto anniversario dalla pubblicazione dell'esortazione apostolica "Amoris Laetitia" (AL), sulla bellezza e la gioia dell'amore familiare. Per questa ricorrenza papa Francesco ha indetto un anno dedicato alla famiglia che si concluderà il 26 giugno 2022 con il X Incontro Mondiale delle Famiglie a Roma con il Santo Padre.

È un'opportunità per approfondire i contenuti dell'Esortazione apostolica. Dal momento che il tema dell'incontro mondiale, scelto da papa Francesco, sarà "L'amore familiare: vocazione e via di santità", questo mio contributo intende soffermarsi sulla categoria di vocazione riferita al matrimonio, anche perché rileggere tutta la ricchezza di contenuti dell'Esortazione apostolica è compito impegnativo.

Sin dall'inizio dell'Esortazione apostolica è affermata la centralità dell'amore nel matrimonio. Il documento pontificio presenta una triplice caratteristica di novità, semplicità e complessità.

Dio chiama tutti alla santità e quindi alla felicità. Il raggiungimento di questa chiamata non è il prodotto di uno sforzo personale ed è impossibile senza il rapporto con gli altri. Non siamo individui isolati, ma persone in relazione con Dio e con i fratelli e le sorelle che vivono accanto a noi e condividono con noi questa esperienza. Siamo cercatori di una gioia che non ci costruiamo, ma che ci viene donata ed è tutta da scoprire. L'iniziativa della santità non parte da noi, ma da Dio stesso: è Lui che ci chiama e ci ama per primo. Quella degli uomini è solo una timida risposta a questo amore.

Aprendo la Scrittura ci accorgiamo che il Signore chiama continuamente a un rapporto di amicizia personale. Ogni chiamata, pur diversa, è accomunata dalla stretta relazione Dio-uomo. C'è una sola vocazione comune a tutti, quella ad amare, ma ci sono modi diversi di realizzarla.

Nel documento traspare la gioia per il dono della vocazione matrimoniale narrata e valorizzata. Sebbene in questo nostro tempo le coppie che chiedono di sposarsi nel Signore giungano con percorsi, storie e condizioni le più diverse, rimane fondamentale riconoscere come la scelta di vita matrimoniale sia una vocazione, alla pari di quella presbiterale o religiosa.

La domanda che interpella da sempre la nostra esistenza è il senso di un'esistenza vissuta nella sua pienezza e totalità; cioè un'esistenza soddisfatta, pienamente realizzata. Questo però non nel senso egoistico: una vita è decisamente realizzata nel momento in cui si completa/realizza in un'altra persona. Questo è ciò che avviene per chi decide di vivere la propria vita accanto ad un'altra persona (vocazione matrimoniale) e chi decide di realizzare la propria esistenza al servizio totale di altri (vocazione religiosa). La personale risposta a questo appello è l'atto attraverso il quale io "decido" che quella non può essere altrimenti che la realizzazione della mia vita: non c'è altro modello di vita che potrebbe portare a pienezza la mia esistenza.

Il termine vocazione in AL è inteso in senso biblico, così come appare fin dal primo capitolo, nel quale la realtà familiare è contemplata alla luce della Parola di Dio, un Dio che bussa alla porta di ogni famiglia perché desidera essere accolta da questa per condividerne l'intimità e trasfigurarla (cfr. AL 15).

Mentre in Familiaris consortio l'accento è posto sull'idea di stato di vita, in AL l'accento cade decisamente sull'incontro personale con il Vangelo e la persona di Cristo.

In AL si parla a più riprese della vocazione, proprio perché il matrimonio è realmente una vocazione. Attenzione, però: vocazione significa riferimento a Cristo. Non può esserci alcuna consapevolezza della propria vocazione, né alcuna preparazione al matrimonio, se non c'è un rapporto con Cristo.

La connotazione biblica della categoria linguistica della vocazione ne evidenzia la dimensione storico-salvifica: la chiamata a seguire il Signore è animata da un dinamismo che spinge a un progressivo approfondimento della relazione con Cristo. La vocazione della famiglia è quindi intesa come la storia della relazione con Dio nella vita di coppia.

Papa Francesco ribadisce con forza la presenza di Cristo vivente all'interno della famiglia, Chiesa domestica, che diventa, con l'aiuto dello Spirito Santo, forza permanente e trainante per la vita della Chiesa, famiglia di famiglie. Questo legame rende il matrimonio un segno sacramentale dell'amore di Cristo per la Chiesa, una vocazione specifica che invita a vivere l'amore coniugale come segno imperfetto dell'amore tra Cristo e la Chiesa.

Nel matrimonio la risposta all'amore di Dio che chiama prende corpo nella storia d'amore degli sposi, i quali nella loro quotidianità costruiscono le relazioni di comunione familiare dove Dio ha la propria dimora (cfr. AL 315).

Se il matrimonio è la risposta della coppia all'invito rivoltole da Cristo a seguirlo sulla strada del reciproco dono totale di sé, allora è necessario discernere continuamente nella propria storia coniugale le orme di Cristo che conduce progressivamente gli sposi alla pienezza del dono "per portarlo ai vertici dell'unione mistica" (AL 316).

L'autodonazione degli sposi, sotto la guida di Cristo, assume ogni giorno di più la forma dell'autodonazione di Cristo impressa in ogni relazione sponsale affinché possa svilupparsi nel corso della propria storia attraverso un dinamismo incessante di dono di sé analogo al dinamismo intratrinitario che in esso si rispecchia (cfr. AL 314).

Si tratta di un cammino che si svolge tra il già del dono gratuito di Dio che chiama e non ancora del compimento al quale ogni coppia tende incessantemente. Assistiamo qui a un cambio di paradigma: si passa dal matrimonio come stato di vita predeterminato, nel quale si entra per vivere conformemente alle regole che lo definiscono, al matrimonio come vocazione nella quale si cresce giorno dopo giorno in relazione a Dio che chiama.

C'è un passaggio da un paradigma volto ad operare un controllo sullo spazio in cui si articola la relazione coniugale a un paradigma incentrato sull'intento di attivare un processo che nel tempo porti a una sempre maggiore conformazione della relazione degli sposi a Cristo. È l'applicazione al matrimonio del principio della superiorità del tempo sullo spazio (cfr. Evangelii gaudium 222).

Se il matrimonio è la "risposta alla specifica chiamata a vivere l'amore coniugale come segno imperfetto tra Cristo e la Chiesa" (AL 72), ne consegue che il matrimonio è edificato dall'amore coniugale in termini di fedeltà, cioè come atteggiamento che prende corpo all'interno della relazione di coppia per esigenze interne all'amore e non come legge imposta dall'esterno, dunque come espressione della totalità del dono di sé e non come diritto all'uso esclusivo del corpo. Appare di tutta evidenza il superamento di una visione giuridico-formale del matrimonio nella quale l'amore era talmente irrilevante da arrivare ad affermare non amor sed consesum facit nuptias.

In un tempo segnato dalla frammentarietà e dall'instabilità, gli sposi cristiani svolgono la vocazione-missione di chi insegna con la vita, la fedeltà e la perennità dell'amore di Dio che non viene meno.

 

 
 
 

11 maggio 2022, 3

Post n°3084 pubblicato il 11 Maggio 2022 da donmichelangelotondo

Fernanda Romagnoli
Di
Monica Fornelli -
11 Maggio 2022
Una poetessa a lungo dimenticata

Fernanda Romagnoli (1916-1986) considerata una delle più grandi voci del Novecento italiano, è stata lungamente dimenticata.

La sua prima raccolta viene pubblicata nel 1943. In essa la poetessa rivela il suo autentico bisogno di percepire le cose in una prospettiva "diversa"

"...odo antiche parole

rinascer lievi come piume nuove"

(Campane e fontane)

l'andare oltre verso l'Altrove

"...dove il mare respira con la luna,

dove la via del libero infinito

è facile a salir, come nessuna"

(La rondine)

trovando conforto e forza nella religiosità della sua anima scovando, così, una via d'uscita da formule rigide a cui lei sembra refrattaria.

La seconda raccolta esce nel 1965, qui i versi acquistano una maturità più spiccata e ne intensificano la sua presa di coscienza della propria diversità e il suo desiderio di mettere le distanze da tutto ciò che non è autentico.

"...la colomba dell'alba sulla riva

nell'occhio roseo decifrò me sola

che non avevo ballato"

(Lungamente)

L'inautentico che aborra e da cui si allontana sentendosi un'estranea " io quella donna dall'anima dimessa/dicono che son io" (Io) immaginando di poter succhiare come un'ape il polline della vita affinché ciò che muore possa rinascere in altre forme:

"...Lente alla ringhiera

stanno le rose-ansiose di sfiorire-

e invocano il pugnale delle vespe.

Ma Iddio manda fra loro

un'ape che ne serbi la memoria

quando il morto rosaio non sarà

che una corona di spine" (Rosaio).

La terza raccolta Confiteor del 1973 è un libro di confessioni a tutto campo, qui la Romagnoli scandaglia i lati più contraddittori, passionali e vacillanti della propria storia intima. Tutto questo meravigliosamente racchiuso nei versi di una tra le sue poesie più belle: Stigmata

"Qui dunque fui bambina. Alla marina

crescevo accanto: l'anima digiuna

d'ogni perché - famelica altrettanto.

Gigli ad oriente, la riva era una spada.

Stupendo sacrilegio imporvi un segno

- l'arco del piede - premere col viso

La freschezza deposta dalla luna.

Il mare straripava nel sereno

a livello dei cigli. Ah, la bellezza

che pativo, non mia, che mia stringevo

in quel primo singhiozzo di creatura

che s'arrende all'immenso - era già il pegno,

la stigmata che in me sfolgora e dura."

Lei, nei ricordi di bimba, si estranea e ritrova quella fiducia infantile in quel che sarà e che, invece, si rivelerà in modo totalmente diverso: una vita di madre, moglie e poetessa che non saprà mai conciliare, una realtà familiare quasi subita, in cui la Romagnoli sente attorno a sè i duri confini che la vita le ha alzato attorno.

Per non perdersi, per ritrovare se stessa e per comprendere il senso della propria vita, rivolge al suo Dio la sua preghiera in modo accorato:

"...Ma Tu, dovunque effuso ad ascoltare,

presente ma nascosto,

zitto come l'uccello avanti l'alba:

non dove sei-rivelami ov'io sono.

Mio Dio, se t'abbandono

io sarò abbandonata"

(Preghiera)

Il libro-testamento appare nel 1980, Il Tredicesimo Inviato. Qui la poetessa ha riportato le sue angosce, i suoi turbamenti e il tempo che fugge inesorabile ma in modo più attento, rifinito, un'attenzione dolce verso la poesia considerata come la via preferenziale per raggiungere la verità e la salvezza:

"...Il mio poco darei

per un unico verso che resti

testimonio di me,

un attimo posato sulla terra

-lieve-come un coriandolo

di questi"

(Carnevale)

 

 
 
 

11 maggio 2022, 2

Post n°3083 pubblicato il 11 Maggio 2022 da donmichelangelotondo


Uomini in gruppo e donne sole

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American Girl in Italy, 1951, copyright 1952, 1980 Ruth Orkin, con l'autorizzazione del Ruth Orkin Photo Archive

American Girl in Italy, 1951, copyright 1952, 1980 Ruth Orkin, con l'autorizzazione del Ruth Orkin Photo Archive

Mi capita ancora oggi. Se camminando per strada vedo un gruppo di uomini con una birra in mano, che ne so, davanti a un pub, o nei pressi dello stadio dopo la partita, o di notte in un angolo di una piazza: attraverso, cambio marciapiede. Istintivamente, proprio. Perché ho imparato da piccola a difendermi, me lo hanno insegnato come credo a tutte le bambine, e nel corso dei decenni ho continuato. Che un gruppo di uomini insieme, forse ubriachi, sia un pericolo per una donna sola non è una possibilità: è una certezza.

Non occorre aver letto "Massa e potere" di Elias Canetti per conoscere il comportamento delle folle, anche se aiuta. Basta averne fatto esperienza una sera qualsiasi. Quando sono insieme, gli esseri umani in quanto animali si comportano molto diversamente da come farebbero trovandosi da soli. Per una serie di ragioni studiate, codificate e ricorrenti. Ora: io capisco perfettamente che difendersi non sia la lezione giusta da dare. Lo ripeto da tutta la vita, lavoro a questo: non è la vittima a doversi difendere ma l'aggressore a dover imparare a non aggredire. Bisogna insegnare a non offendere, non a schivare l'offesa. Certo.

Però poi, nel frattempo, mentre questo percorso arduo e virtuoso è in corso (è in corso?) bisogna tenere presente la realtà. "Il battaglione Aosta sta sempre sulle cime ma quando scende a valle attente ragazzine" - slogan scandito da alcuni alpini al raduno di Rimini, secondo le denunce di centinaia di donne - è vintage come una radio a transistor. Farebbe persino sorridere, non fosse che poi ti mettono le mani addosso. Servono anni di educazione e sanzioni, cultura condivisa. Intanto serve anche, se hai un bar, non mettere bariste al banco, quel giorno.

 

 
 
 

11 maggio 2022

Post n°3082 pubblicato il 11 Maggio 2022 da donmichelangelotondo


Il mediatore
di Gabriele Romagnoli
Il mediatore
(reuters)
11 Maggio 2022 alle 00:01
1 minuti di lettura

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La prima cosa bella di mercoledì 11 maggio 2022 è il mediatore in tempo di guerra. Ce ne vorrebbe uno adesso, tra Russia, Ucraina e tutto il resto.

Uno come il professor Maggini. Mi aggiravo per un piccolo, splendido borgo toscano chiamato Quota (e in quota situato), quando ho visto la targa in memoria di quest'uomo e della sua mediazione in occasione di una rappresaglia nazifascista.

I testi ricordano che, oltre a lui, intervenne l'insegnante del paese, la maestra Giovannuzzi. I tedeschi volevano vendicare l'uccisione di due soldati. Qualcuno in zona rivelò che il commando partigiano era sceso da Quota. Furono rastrellati trenta uomini, destinati alla fucilazione. La negoziazione, dialogando con il nemico, portò il numero a cinque.

Non fu una vittoria, ma evitò una sconfitta peggiore. La mediazione serve a ottenere il migliore dei risultati possibili date le circostanze. Vallo a dire alle famiglie di quei cinque. Certo, ma lo puoi dire anche agli altri venticinque, e alle loro famiglie. Il migliore dei mondi possibili è un risultato aritmetico: quello più alto raggiungibile. Poi ci sarebbe la storia di Amedeo, ma domani.

 

 
 
 

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