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andre

Post n°183 pubblicato il 28 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Carissimo

Ho un pensiero abbastanza ricorrente in questo periodo.

Penso alla mia morte, certo sara' un appuntamento inevitabile e non ne ho particolare paura.

Mi spaventa un poco il pensiero di non rivederti piu', di non poter rivedere piu' le persone che amo, di non essere presente a sollevarti quando inevitabilmente cadrai, quando le ondate forti ti spingeranno in avanti, avanti a me, quando ti sentirai il mondo nelle mani e quando la risacca ti fara' retrocedere violentemente.

A volte si e pronti, altre volte coglie di sorpresa e certi impatti sono duri.

 

Mi piace pensare, alle volte, che sarai particolarmente amato. E non solo dall'amore si importante di una donna, ma anche e soprattutto da tante persone vicine alle quali spero saprai donare affetto in maniera disinteressata.

Penso, anzi spero anche, che qualche volta ti ricorderai di me, del mio volto, sara' per me come rimanere in vita, ancora, per qualche breve istante.

 

Mi piace pensare che porterai una mia foto con te o sul comodino del letto o dove diavolo ti pare Se non la porti  pero' e' lo stesso.

 

Mi piace pensare che sarai sensibile alle sfumature delle cose e delle persone, che guardare le stelle sara' per te dolce e piacevole, che osservare la natura e l'arte sara' appagante per il cuore.

 

Mi piace pensare, alle volte, che le sofferenze che inevitabilmente avrai e passerai non ti minino eccessivamente, e ogni volta sia una rinascita, perche' una rinascita e' sempre si dolorosa ma bellissima.

 

Mi piace pensare, alle volte, che quando morirai (come anche io del resto) sulla tomba poche scritte se non il tuo nome e quello dei tuoi genitori, come per allungare il tempo e segnare da dove siamo venuti.

 

Mi piace pensare che farai scorta delle esperienze che passerai non saranno dimenticate ma in un continuo esercizio la memoria fara' affiorare ricordi, anche quelli dolorosi, anzi, soprattutto quelli dolorosi.

 

Mi piace pensare, alle volte, che sarai critico rispetto alle vicissitudine correnti, che sarai rispettoso nei confronti dei piu' deboli, che saprai porti i limiti dettati dalla vita tua, dalla vita degli altri, dalla natura.

 

Mi piace pensare che lotterai per la tua liberta', in senso totale, e anche per quella degli altri. Che il cinismo non faccia parte della tua persona, che la rabbia sia rivolta verso "i potenti" e non verso i deboli.

 

Mi piace pensare che vivrai ai margini, che sarai schivo fino all'antipatia, ma maleducato mai, perche' la tua forza sara' la gentilezza. A nuotare controcorrente si può peccare di presunzione, talvolta di superbia. Ma la rabbia sociale intesa come acredine, indifferenza assoluta verso il prossimo, l'astio generalizzato per gli altri,  conosciuti e potenti, o sconosciuti e deboli, e soprattutto per gli stranieri, quella mai, spero che tu la proverai mai senza nessun sforzo. Tolleranza e cortesia hanno radici nella storia di un popolo prima che in quella famigliare.

 

Mi piace pensare che ti piacera' leggere, che divorare libri ti provochi appagamento, perche' vorra' dire che siamo riusciti a farti apprezzare una delle cose piacevoli della vita.

 

Va' beh smetto perche', se nessuna di queste cose che mi piacciono per te, fanno parte della tua vita e della tua realta', potrebbero, forse, sorgerti dei sentimenti di fallimento.

Non devi, mi piace pensare piu' di tutto che sarai felice a prescindere, e spero che questo sentimento lo coglierai quando arrivera' sapendo che inevitabilmente non durera'...c'est la vie mon amour.

 
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aiuto

Post n°182 pubblicato il 25 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Mio figlio e' un tipo abbastanza sveglio, e' belloccio, ha 11 anni e da Domenica ha aperto un suo profilo su facebook e "chatta"con amiche coetanee su Msn...Secondo voi non e' troppo presto? Devo limitarlo? Corre dei rischi?

 
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IS THERE ANYBODY OUT THERE?

Post n°181 pubblicato il 25 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

We'll meet again
Don't know where
Don't know when
But I know we'll meet again
Some sunny day

 

 
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scuola

Post n°180 pubblicato il 23 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Per la stragrande maggioranza, la scuola e’ frequentata da scolari super gratificati in famiglia, a cui non e’ stato posto nessun vero limite ai loro desideri, per la scarsa autorevolezza dei genitori, sempre meno “esempio” agli occhi dei figli.

Per la stragrande maggioranza, i professori in cattedra non hanno piu’ la pallida cognizione della psicologia dell’eta’ evolutiva, e che quindi non sanno, o faticano a comprendere, o ignorano semplicemente con nonchalance, che in quell’eta’ l’acquisizione del sapere passa per canali prima emotivi che intellettuali.

Ma l’educazione emotiva, deve essere capace di seguire i percorsi individuali con cui ciascun studente perviene al sapere e  per ottenere cio’, dovrebbe essere normale che in una classe sia composta al massimo da quindici studenti, perche’ con 25 o 30 alunni in classe e’ assolutamente impossibile non solo seguire ma solo conoscere i percorsi emotivi, le turbolenze adolescenziali, le fasi di entusiasmo o di sfiducia, il lento scivolare nella demotivazione, fino allo scollamento dell’alunno dalla sua classe e infine l’abbandono.

Ne consegue che se non si riduce il numero degli studenti in classe, moltiplicando le classi, occorre dire chiaro e tondo che la nostra scuola puo’ al massimo “istruire”, ma e’ nell’impossibilita’ strutturale di educare.

La professione dell’insegnante, infatti non richiede solo competenze culturali, ma capacita’ di comunicazione e di fascinazione.

Il legame emotivo non si costituisce non si costituisce quando il rapporto tra insegnante e alunno e’ un rapporto di reciproca diffidenza e di assoluta incomprensione.

Quindi perche’ non istituire all’atto dell’assunzione, un semplice test attitudinale che faccia trasparire se chi intraprende la carriera scolastica, puo’ essere adatto o meno a quel ruolo?

La merce con cui abbiamo a che fare non sono verdure o macchinari, sono uomini e donne, le componenti della societa’ del domani.

 
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rugby

Post n°179 pubblicato il 18 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Domenica sera Milena Gabanelli (Dio l’abbia in gloria per come interpreta il suo mestiere) ha trasmesso un servizio sul rugby, sport che io adoro e che mio figlio pratica, provo a fare un sunto.

Per chi ama lo sport, soprattutto quello di squadra, al di fuori da logiche di mero business e assenza di valori, c’e’ ancora il rugby.

Nel rugby non c’e’ un singolo giocatore che fa la differenza, cioe’ la bravura del singolo viene in qualche modo oscurata dal lavoro degli altri 14.

C’e’ una regola fondamentale: si corre in avanti, e si passa il pallone  solo indietro, significa che per andare avanti devi sempre essere aiutato da quelli che stanno dietro, devi essere sempre sostenuto. Ogni giocatore quando gli arriva la palla sceglie come interpretare al meglio il gioco ed alla scelta diversa del singolo corrisponde sempre un sostegno degli altri compagni.

Il portatore di palla, corre verso la meta e viene placcato, due sostegni lo scavalcano mentre a terra per portare via quelli che vogliono prendergli la palla, cosi’ il mediano di mischia ha la possibilita’ di prendere la palla tranquillamente per poi passarla e dare inizio al gioco.

 E cosi’ via via conquistando pochi centimetri alla volta.

Il mediano di apertura e’ uno che sa passare il pallone, che deve passare il pallone, sia con le mani che con i piedi e’ un ragionatore anche se delle volte ragiona solo con i piedi. Il mediano di mischia generalmente e’ un tipo piccolino, svelto, carogna. Deve avere grande autorita’ perche deve saper comandare gli energumeni del pacchetto di mischia.

Se i mediani sono la mente gli otto uomini del pacchetto di mischia sono il braccio.

La loro e’ guerra di trincea. Il luogo dove scorre il sangue e nella mischia ordinata.

Per la meta si lancia un uomo chiamato “il tre quarti”, in genere uno che corre, la cavalleria, quelli che dovrebbero portare il pallone in meta quindi finalizzare il lavorio dei giocatori di mischia.

Tra la mischia e il tre quarti, c’e’ un rapporto che puo esssere paragonato al rapporto di classe, come tra proletari e capitalisti. La mischia fa il lavoro sporco e i tre quarti gode del loro lavoro.

Nel rugby c’e’ posto per tutti il basso-grosso, l ‘alto-magro,  il grosso-alto, basso-magro,  dal nano al gigante c’e’ ne’ per tutti i gusti.

Quando capita che nella partita ci sia qualche tensione con l’arbitro, non viene scortato fuori dal campo dalle forze dell’ordine, ma si ferma a mangiare insieme ai tifosi e ai giocatori alla fine della partita nel cosiddetto terzo tempo.

 
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misure

Post n°178 pubblicato il 14 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Il mio essere schivo e’ dettato da una necessita oltre che fisica anche mentale. Spesso mi accorgo che, grazie a questa aura di cui mi circondo, anche gli altri sono portati a scansarmi.

Forse risulto antipatico, riesco a rapportarmi meglio con i bimbi, loro non hanno barriere mentali, o meglio, i loro genitori piano piano sono intenti nel confezionargliele. Comunque non mi piace la maleducazione, la gentilezza per me e’ fondamentale, gentilezza nel porsi, gentilezza nel verbo, gentilezza negli occhi e del tocco.

Ieri sono uscito, io e alcuni amici siamo andati in una discoteca qui di Modena, li’ ho sperimentato un disagio, il disagio di essere fuori posto, sara’ capitato qualche volta anche a voi…o no?

Mi e’ venuta in mente una trasmissione che avevo visto qualche giorno fa in tv intitolata “i miserabili” di Marco Paolini.

Spero l’abbiate vista, perche’ secondo me e’ stata veramente fantastica.

 
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venerdi 13

Post n°177 pubblicato il 13 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Finalmente e’ finita questa settimana di merda…

tra i bimbi ipercinetici e, soprattutto mamme logorroiche allo sfinimento

...mi hanno veramente frantumato.

 
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b.

Post n°176 pubblicato il 12 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Io mi chiedo una cosa:

ma e’ possibile che l’Italia sia ostaggio di un uomo, anzi di un vecchio che ci governa, che pensa di trattarci come suoi dipendenti, che l’unica sua preoccupazione sia quella di farsi una legge per pararsi il culo dai processi che lo riguardano?

 
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io

Post n°175 pubblicato il 11 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Io sono schierato.

Sono uno che non si vergogna delle proprie opinioni, delle proprie debolezze e delle proprie paure. Odio il privilegio, il baronaggio, la raccomandazione, il calcolo, la convenienza e la prepotenza.

Io non credo che bene e benessere siano la stessa cosa, odio l’ipocrisia, e la coerenza a tutti i costi e’ inutile e dannosa, quelli sempre sicuri di se mi spaventano, mentre gli insicuri e i timidi mi inteneriscono. Io la penso come un ragazzo di 15 anni e per molti versi sono rimasto tale, perche’ ancora credo nella politica, nella convivenza civile credo nel senso dello stato non mi vergogno di quello in cui credo. Io guardo il mondo e vedo solo una parola: denaro. Io non Credo nel denaro, non credo nei miti, non credo nel look e non credo nella apparenze. Io credo nella solidarieta’ nella diversita’ e nella giustizia.

 
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stefano

Post n°174 pubblicato il 09 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

 

Oggi e’ morta una mosca
dopo avere volato
tanti anni da sola
bassa bassa su un prato.
Un prato non è mai abbastanza grande
perché una mosca ci si perda,
ritrova sempre il suo cespuglio,
il suo dolce odore di merda.

Le mosche procurano noia
se volano a schiera unita;
da sole non danno fastidio:
si schiacciano dentro due dita.

Oggi è morta una mosca
digrignando gli ultimi denti,
subendosi l'ultima beffa,
la morte appartiene ai potenti.

Oggi è morta una mosca
oh, mio dio che sfacelo!
ronzare noiosamente
tanto lontano dal cielo.
Oggi è morta una mosca,
crack! l'ultimo colpo di ali.
Fortuna che noi siamo uomini,
fortuna che siamo immortali.

Oggi è morta una mosca,
muriamola nel suo alveare
insieme a tutte le altre
onoriamola con un piccolo altare...

Almeno però non si perda
il senso degli ultimi stenti,
alle mosche rimane la merda,
il cielo appartiene ai
potenti.

 
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tv

Post n°173 pubblicato il 09 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Giletti, Magalli, Conti,

buone e cattive domeniche, noia si aggiunge a noia

uomini e donne, donne e uomini, bambini e uomini,

il segno del declino dell'istinto e del pudore

un offesa all'intelligenza, un offesa all'uomo, offese alle donne

talk show, piccoli e grandi fratelli, storie vere, verissimo, piu' vero del vero, informazione pulita lavata, bianca piu' bianca

uno due cinque mattina, vallette balli, culi tette, tette e culi, fiction e reality show, il signor B., Corona, Belen,Papi, Giletti, Giurato, Cucuzza, Carra',Vespa, Timperi, Bonolis...

Cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo dolore?

 
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per colpa di chi

Post n°172 pubblicato il 09 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Fatico a comprendere le mie di peripezie, figurars se riesco, anche solo a percepire quelle altrui.

Passo, leggo, spesso non lascio commenti perche’ semplicemente non ho nulla da dire, a volte scrivo qualcosa di sensato altre volte (spesso) no.

A volte scrivo nel mio blog, con scarsi riscontri ma non mi creo particolari problemi, visito e rifuggo da parecchi blog fuffosi, c’e’ chi mi chiede di diventare amico…Amico di chi??? Anche se manco conosco quello che scrive, io accetto, cosi’, per cortesia.

Ma continuo ad ignorare completamente chi siano questi qui. Quei blog che mi piacciono e che ogni tanto vado a curiosare e leggere non mi si filano per nulla.

Quando sono arrivato qui, e’ stato per una spinta ricevuta piuttosto “forte”.

Qualcuno ha seguito, da lontano le mie peripezie, qualcuno si e spinto anche probabilmente piu’ avanti rispetto al “consentito” e non ha trovato riscontro. Mi dispiace.

Mi dispiace, sono un essere scostante, non riesco a trovare un equilibrio, mi scaldo come la capocchia di un cerino quando prende fuoco e poi altrettanto velocemente mi spengo.

Vorrei essere, e questo l’ho gia’ scritto, come qualcuno tra voi, in grado di inventarsi una storia dalla minima occasione anche apparentemente insignificante che capita, ma non riesco, non ho questo dono e questa intelligenza. E me ne dolgo.

Ah...per il post precedente forse sono stato ottimista nel pensare che una cosa banale potesse essere condivisa, mah!!!

 
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croce

Post n°171 pubblicato il 09 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Ho letto questo su un quotidiano, ma e’ possibile che in Italia le cose di buon senso, di un ovvieta’ elementare non riescano proprio ed essere condivise?

Da una parte a favore del crocefisso, piu’ o meno decisamente tutte le forze politiche di destra e di sinistra. Dall’altra a favore della sentenza della corte europea non soltanto i classici e pochi “anticlericali” – tra le cui fila potrei annoverarmici – ma anche non pochi credenti cristiani.

Il crocefisso e’ un simbolo religioso su cui meditare nel momento di raccoglimento della propria preghiera, personale e comunitaria.

Come simbolo (improprio) della identita’ e della cultura nazionale esso viene usato strumentalmente da tutta la destra miscredente (quella degli atei devoti e quella che adorano il Dio Po) e da quella cristiana fondamentalista.

Una sorta di declassazione. Non piu’ il Gesu’ storico, dunque ma un simbolo nazionale, portatore di unita’ tradizionale. Un po’ come la lingua o il costume. O la bandiera.

Uno spostamento di prospettiva che rappresenta una vera e propria degradazione del crocefisso.

 
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boh!

Post n°170 pubblicato il 01 Novembre 2009 da pioggiachescroscia

Non sono i brutti voti che mi impensieriscono, né il carattere burrascoso o l’atteggiamento ribelle. Solo i mediocri fingono di essere docili, per tradirti con la massima comodità. Mi spaventa l’indolenza dei cento “Bò!” con cui pianti un chiodo esclamativo arrugginito, in risposta agli ami interrogativi delle cento domande con cui tento di pescarti.

Il tuo “Bò!” sovrasta ogni mia umana esperienza, mi sopraffà, mi scaraventa in un angolo, in rete. Mi scapperebbe di risponderti «Bò», ma sono il tuo babbo e ti rispondo: «Un paio di segretucci per vivere meglio, tutto qua.»

Ci sono, nella vita, meravigliose presenze che tu ancora ignori, ma tutte pretendono un minimo della tua attenzione e nessun “Bò!” Al contrario, bramano la tua curiosità, desiderano che tu frughi e rovisti dovunque per cercarle, ti faranno mille dispetti e ti tenderanno tranelli, perché ti perda a cercare vanamente il loro succo in mille altre sciocchezze e vanità che ti renderanno assetato e infelice. Che vuoi farci? Le poche cose buone e belle del mondo sono fatte così. Se non poni domande, se non scandisci il loro nome nel nulla, esse si camuffano, si sottraggono, si negano, proprio come tu stai facendo con me in questa passeggiata. Perfino il mare, sai? non è che una mera distesa d’acqua, eppure può essere infinito altro. Insegnarti migliaia di segreti. Astuzie per sopravvivere alla rabbia dei venti, avventure temerarie, struggenti favole o stratagemmi per neutralizzare il tuo nemico. Ma se non impari ad ascoltarlo, lui tacerà. Se non lo riconosci, lui non ti riconoscerà (anche se sa bene come ti chiami). Non può farlo, questa è una legge non scritta, tesoro mio, ed io te la dono col cuore: ogni cosa su questa terra, immobile o animata, e ogni essere umano, buono o crudele, perché trovino un senso, e tu possa scambiare con loro qualcosa e sentirti tu stesso parte di questo infinito qualcosa, hanno bisogno di sentirsi amati da te e da nessun altro. Se riuscirai a nominarli, battezzandoli con la tua voce, con il tuo suono, unico e irripetibile, allora diventeranno il “tuo” mare, la “tua” casa, il “tuo” Altro Da Te, e anch’io: “tuo” padre. Altrimenti non noterai differenza alcuna fra l’oceano e un’immensa e deprimente ciotola d’acqua. Confonderesti, domani, una donna con l’altra, l’avversario per uno che ti protegge, baratteresti te stesso per un bracciale di perline fasulle. Tutto ti sembrerà indifferente. E se te lo dico è perché l’ho sperimentato. Per ogni tuo piccolo ma sbrigativo “Bò”, milioni di “Bò!” roboanti e adulti ti annichiliranno.

Solo tu, puoi compiere il miracolo semplice di dare vita al mondo. Altrimenti non vedrai che buio, e rimpinzarti di vino o di sesso, rubare, drogarti, giocare, ciascuna e tutte di queste forzature, per quanto attrattive e inebrianti,  non ti apriranno mai la cassaforte del tesoro della tua vita. Un’ altra chiave può farlo. Scoprire i tuoi propri ideali e valori e mantenerli. Ti assicuro che costa più dell’affitto di un attico di 300 mq a Manhattan. Ma grazie alla conoscenza innamorata della musica, dell’arte, della letteratura, della poesia, delle scienze, potrai donarti, come di fronte agli oceani o alle cime innevate, un piacere profondo e duraturo.  Un senso. Contro ogni minaccia di quel guerrafondaio e impertinente Demone dei Bo’ dell’Universo, che abita nei tuoi occhi dubbiosi, mentre sbuffi e batti i piedi ordinandomi «Alzati e andiamocene». C’è il mondo, figlio mio, lì fuori, che è pronto ad accoglierti. Amalo e chiamalo per nome.

d.c.

 
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pioggia

Post n°169 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da pioggiachescroscia

 
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tu dimmelo se vuoi...

Post n°168 pubblicato il 29 Ottobre 2009 da pioggiachescroscia

Siamo una societa’ diffidente, siamo persone diffidenti, camminiamo a testa bassa perche’ nessuno ci possa guardare negli occhi. Diffidiamo di tutto e di tutti.

Ci proteggiamo con una corazza che oramai ci pesa come una portaerei. Mascheriamo le sconfitte - il dolore, il pianto, la rabbia - con finte reazioni, per non farsi piu' ferire.

Invece di piangere si mena. Invece di soffrire si fa soffrire. Invece di ammettere "ho paura" si dice "vaffanculo". Ma allora cos'e' che non va?

Piantiamo tanti di quei paletti per difenderci dall'urto della vita, che non si riesce neanche a muoversi e quei paletti, adesso, sono diventati delle sbarre.

 Volevo solo raccontare e leggere racconti. Forse tante bugie, ma cosa importa. Potevamo raccontarci delle nostre prigioni, delle delusioni, delle vittorie, delle voglie di fare o della  mancanza di voglia, della pigrizia, delle difficolta'. Sarebbe stato bello, forse. Forse sara’ bello…

 

 
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repetita iuvant

Post n°167 pubblicato il 24 Ottobre 2009 da pioggiachescroscia

I dolori reali della vita si contano sulle dita di una mano: malattia incurabile, miseria (quella vera, non la roulotte con il televisore e il frigobar), la poverta’ che non hai i soldi del biglietto ferroviario per tentare la sorte in un'altra citta’. Che altro? Grandi amori perduti? Senti, diciamocelo, dopo tre o quattro anni si tira, quasi sempre, un sospiro di sollievo. "Pensa se rimanevo con quello... Oggi mi sentirei in gabbia, sarei fottuta!" Gia’, perche’ nel frattempo li hai bellamente sostituiti. Quasi sempre, ma non sempre. Certi sogni non ritornano piu’. Allora? A quanti siamo? A tre? Tre dolori reali. Adesso elenca i dolori inutili, quelli che ti fanno affogare ogni giorno in un bicchier d'acqua, con i quali contagi la tua famiglia, il prossimo, l'ambiente di lavoro. Affacciati alla finestra e guarda i volti della gente che passa: vecchi, donne, bambini, manager, impiegati. Chiusi come camposanti al tramonto.

Aggressivi che se gli dici buonasera ti staccherebbero la lingua a morsi.

L'Italia e’ il Paese delle Lamentele. Si comincia con il classico: "Oggi ho un mal di testa che..." e si finisce con: "Non ne posso piu’. E` stata una giornata di merda". Infatti lo e’ stata, per chi vi stava accanto. Dolori inutili e cattiverie gratuite.

Le cose che gli italiani sanno fare meglio.

La verita’ e’ che il dolore ti piace, lamentarti ti eccita piu’ di uno striptease di George Clooney, e non rinunceresti alla tua orrenda faccia incazzata per mille sorrisi al mondo.

Adesso, vai davanti al solito specchio, a riguardarti intensamente, e ridai il grande annuncio a te stessa. dillo. "Sono uno stronza." Io l'ho fatto, e’ un esercizio spirituale superiore a un corso di yoga di nove mesi.

 
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boh!!!!!!Non lo so. Secicapitevoi

Post n°166 pubblicato il 22 Ottobre 2009 da pioggiachescroscia

E’ quasi un anno che bazzico in questa comunita’ (lo scrivo in italiano perche’ lo preferisco e mi piace l’idea di comunita’), ho conosciuto diverse persone, virtualmente s’intende, soprattutto donne, e non perche’ rifiutavo un contatto maschile a priori, e’ andata cosi’, stop.

Non faro’ nomi, un poco per non scatenare ire funeste un poco per non perderne qualcuno per strada, anche se, comunque, si contano sulle dita di una mano.

Penso che la realta’ che ognuno di noi vive sia trasportata qui dentro, coperta dall’anonimato quel tanto che basta per portare a fantasticare o a sognare un poco di piu’, una sorta di evasione dalla noia del quotidiano. Ho contattato e sono stato contattato da persone anche molto diverse tra loro, per cultura, carattere e credo anche socialmente e politicamente. Non ho mai rifiutato nessun contatto o trattato a male parole nessuno, anche se a volte la tentazione e’ stata forte, soprattutto quelli (anzi soprattutto quelle), che nei messaggi mi scrivevano: “ che bel micio che sei” o “ sei bello e simpatico” e altre amenita’ del genere.

Va beh adesso ho perso il filo, poi mi accorgo che quando comincio a scrivere mi dilungo troppo, non riesco ad essere coinciso, chiaro, invidio fortemente chi tra di voi ha l’innata capacita’ e intelligenza di trasformare quasi tutti i giorni, storie dagli eventi vissuti o inventati. Sono dannatamente pigro e a volte non mi accorgo degli autobus che mi passano di fianco, fischiano, mi aspettano e io gli passo accanto continuando a guardare il mio infinito…finito.

Sono forse distratto? Mah.

Il tempo, visto che per me ha preso a sgocciolare via svelto, mi ha portato a cercar di raccogliere tante cose, forse troppe, allora a volte tiro il freno e mi chiedo: posso andare a cento, non fermarmi mai e perdere, forse, cose lungo la strada?

Cosa cerco? Sesso? Conoscenza? Felicita’? Amore? Soldi? Successo?

 

Se cerco sesso non e’ che devo trombare a destra e manca, se cerco conoscenza  non e’ che devo accanirmi su dei “Bignami” di storie, se cerco soldi non e’ che devo lavorare 24 ore al giorno o averne il chiodo fisso. Mi viene in mente una storia raccontata in un film che ho visto recentemente:

“ Un uomo sta affogando in mare. Passa una barca e chiede all'uomo: "Ti serve aiuto?" e lui: "No, no, Dio mi salverà". Passa un'altra barca e chiede all'uomo: "Ti serve aiuto?" e lui: "No, no, Dio mi salverà". Poi l'uomo annega e va in Paradiso. L'uomo chiede quindi a Dio: "Ma perché non mi hai salvato?" e Dio: "Ma se ti ho mandato due barche a salvarti, stupido!!"

Adesso vedi, secondo me ho scritto troppo, porto voi a schivarmi, a passare oltre…e forse…e’ meglio per voi…lasciatemi perdere.

 
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sbarre

Post n°165 pubblicato il 20 Ottobre 2009 da pioggiachescroscia

Che cos'è che non va? Avanti, coraggio, rispondete: che cos'è che non va? Perché fate quella faccia? Allora? Che cos'è che non va? Non avrete paura della libertà, per caso? Pensate, potete fare quello che volete. Perché non partite? Partite. Andatevene. E Tu dove vai? Ehi fratello, sentiamo, dove fuggi? Ai Caraibi? In Kenia? E tu, sorellina, dove vai? Costarica? Tokyo? Honolulu? Parigi? New York? Quali soldi, quali impegni, quale lavoro, balle. Non mi fottete. Potreste partire benissimo. Lo so io perché non andate. Perché l'avete già fatto. Ci avete già provato e non è successo nulla.

Quali avventure? Nulla. Quante stronzate avete raccontato al ritorno, vero? Invece, ogni città uguale all'altra, tutte fottutamente identiche, e mai nessuno che vi ha rivolto la parola. Tu pure: zitto come un impiccato. Avresti voluto urlare: "Sono qui". Ti vergognavi. Bel viaggetto organizzato. Sei fritto. Il mondo non è quello che sognavi, se ne frega di te. Nessuno ti si fila per come sei, tutto quello che gli interessa è "quanto hai". Paga, ragazzo, paga. E quando hai finito i soldi, alza i tacchi. Non c'era bisogno di fare tanti viaggi. Sono anni che viviamo nello stesso buco senza guardarci in faccia. Ma adesso è meglio che ti dai una mossa. Il tempo passa. Stringimi la mano. Coraggio, ti tengo. Nuota controcorrente, fottitene, lascia che ridano. Guardali. Se riesci a vederli dietro le loro sbarre, ce l'hai fatta. E` andata. Sei libero, sei fuori, sei nato.

d.c.

 
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e' ancora presto per sparire...

Post n°164 pubblicato il 19 Ottobre 2009 da pioggiachescroscia

Ma BUONGIORNO!!!! Pensavate fossi morto e invece NO!!! Non ancora…eccomi qua. Mi sono allontanato un poco per due motivi fondamentali: uno e’ quello che avevo poco da dire e l’altro perche sono rimasto invischiato nell’epilogo di una separazione di miei carissimi amici. Ecco come capita anche ai grandi scrittori (cosa che io non sono) ho la sindrome da pagina bianca, forse ho bisogno di essere stimolato, forse la mia vita e’ piatta ed ho bisogno di emozioni forti, per scuotermi dal torpore in cui sono finito o forse il freddo arrivato improvvisamente mi ha ghiacciato il cervello. Ho bisogno di un nuovo film, nuovi attori, nuovi autori, e soprattutto di nuovi sentimenti, nuove passioni e nuove emozioni. Avere la chiara e lucida consapevolezza di questo (e della trama scadente alla quale sono soggette le nostre vite) già sarebbe un successo, perché, comunque vada, sarebbe finalmente il nostro film e non questa rimasticatura di una storia che non ci appartiene e non ci appassiona.

 
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