dottormanser

ADDIO ALLE ARMI


Tempo addietro scrissi di Hemingway che non mi piaceva: avevo trovato il "Vecchio e il mare" un libro brutto e noioso e "Addio alle armi" mi aveva stancato dopo una cinquintina di pagine. Ovviamente mi si rovesciarono addosso parecchie critiche da parte dei fans integralisti dell'autore americano e da quelli che definisco gli snob culturali. Devo ammettere che fui precipitoso e ingiusto a scrivere certe cose. Giorni fa ho ripreso in mano e terminato "Addio alle armi" e mi sono dovuto ricredere: a parte qualche dialogo che ritengo ancora noioso e quasi pleonastico (tutto il contrario del sintetismo codroipiano che molti di voi conosceranno per aver letto i libri del Codroipo (Wallace) e del Manservisi), il romanzo è certamente di qualità. Mischia autobiografia, storia e immaginazione; guerra e amore; e proprio quest'ultimo - e cito dalla quarta di copertina - in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.Questa rivalutazione dell'Ernesto mi riporta a una considerazione fatta più volte anche ultimamente. Giudicare libri, opere, cose, persone: dipende dal momento, dalla predisposizione, dallo stato d'animo in cui ci troviamo. I giudizi sono troppo spesso condizionati dall'irreale realtà che ci creiamo, una realtà che, come sanno bene i codroipiani, non esiste.