dottormanser

se la luna mi porta fortuna


Fin dalle prime pagine di Se la luna mi porta fortuna, in cui ci presenta i suoi sgangherati ma decorosissimi personaggi (il marito vecchio, la moglie giovane, l'ex dongiovanni ridotto alle dimensioni di una lenticchia dai troppi duelli, l'amoroso che si chiama Battista e il domestico che si chiama Gastone d'Alencourt, nonchè l'esecrabile e misterioso dottor Falcuccio), Achille Campanile spara girandole di pazzesche trovate, di nonsensi e paradossi, di battute fulminanti che non lasciano nemmeno la forza di ridere; e poi, all'improvviso, si aprono teneri, bellissimi intermezzi lirici, meditazioni sulla vita e sulla morte imparentate, nel loro lucido pessimismo, alle "Operette morali" di Leopardi: si vedano le pagine sui cimiteri, sulla partenza dei treni, e quelle visionarie sulla "fine di tutti i mondi". In questo romanzo - che, prodigiosamente, rimane tale nonostante il metodico smontaggio di tutti i trucchi e i luoghi comuni romanzeschi - Campanile dà la piena misura di sè: non solo, o non tanto, scrittore futurista, umorista metafisico, ma vero e umano poeta.Sottolineature: "Mi scusino, ma noi eremiti stiamo sempre con le dita nel naso, perché nessuno ci vede. E' l'unico vantaggio della nostra solitudine e avremmo torto a non profittarne.""Basterebbe mettere in rapporto la durata del tempo che si è vivi con quella del tempo che si è morti , per capire come la vita sia un attimo di distrazione di un morto. Si è vivi per un minuto e si è morti per l'eternità. Grattate il vivo e verrà fuori il morto."Voto libro: 7+