Era da un po' di tempo che volevo vedere questo film. La settimana scorsa finalmente l'ho visto. Guardatelo (sentitelo!) anche voi se non lo avete ancora fatto.Un film magnifico sul rapporto tra l'uomo e la morteDavide Morena
Chi scrive, nel tentativo forse inutile di evitare grossolane stilizzazioni, vorrebbe astenersi dall'emettere un qualsiasi giudizio etico sul film di
Amenabar in concorso a
Venezia 2004.Premessa fondamentale perché Mar adentro passa su un tema troppo delicato e fragile per essere qui discusso: l'eutanasia, ciò cui Ramón, il protagonista del film, ambisce da 28 lunghi anni, da quel giorno maledetto in cui un tuffo mal calcolato lo ha reso tetraplegico, costretto per sempre dentro quattro mura, su una letto, tagliato fuori della sua stessa vita.Il ritorno in Spagna di Amenabar è un'opera meravigliosa dall'inizio alla fine, che si pregia di una grande prova d'attore di
Javier Bardem, tra i migliori in circolazione oggi. In Mar adentro l'uomo/la storia si racconta da sé, attraverso i profumi, i colori e i suoni della vita che materializza con efficacia sublime. Amenabar scansa verbosità e moralismi sempre abusati dai film che trattano di handicap, e ci regala un gioiello che sa parlare al cuore e alla testa, capace di infondere nuova speranza che il cinema possa tornare a narrare l'uomo con toni epici. È proprio questa la banale, sconcertante, sconvolgente novità di Mar adentro: che il suo protagonista non è un tetraplegico, un "più debole", un freak. No, Ramón Samperdo è un uomo. E scusate se è poco.Mare dentro non deludele aspettative che un titolo così evocativo genera: un film magnifico, che parla di uomini, del loro rapporto con il mondo e la natura, di Dio e della morte, e ne fa uno spettacolo grandioso. Proprio quello che è la vita. Proprio quello che è il cinema. (tratto da
www.mymovies.it)