Destinazione Moe rappresenta in un certo modo il prosieguo e la conclusione del discorso iniziato con Come un fiore nel deserto. Scritto sotto forma di diario e pubblicato con la Oppure libri di Roma nel 1999, il mio secondo libretto (76 pagine, 10.000 lire) mostra la metamorfosi del bravo ragazzo disilluso in giovane irrequieto alla ricerca della propria identità. Il percorso non è dissimile da quello di tanti adolescenti e post adolescenti: alcol, canne, voglia di esistere per qualcuno, per sé stessi; voglia di amare e sentirsi amati, voglia di correre, voglia di sentirsi protagonisti e non solo comparse. Chi può guardare la giovinezza dall'alto dell'esperienza sa quanto erto e incerto sia il cammino che contraddistingue quel periodo (parafrasando Vinicio Capossela, non c'è età più orribile di quella dei vent'anni e giù di lì); il protagonista di Destinazione Moe cerca disperatamente la SUA strada prima che il "ponte" crolli e lo lasci per sempre sulla sponda "sbagliata".Il modo di scrivere è ancora naif, ma rispetto a Come un fiore nel deserto comincia a intravedersi una larvale personalità stilistica. Di quelle pagine adoro in particolare una frase di una presunzione notevole, ma che a distanza di anni sento ancora e sempre più mia: "... ho scoperto cose che la stragrande maggioranza delle persone non capirebbe nemmeno vivendo cinquanta vite." D'altra parte sono io Moe, e la mia destinazione (a parte quella che non risparmia nessuno) è ben diversa da quella della stragrande maggioranza delle persone.