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Tagedia e follia, tra tifo e violenza


Esattamente una settimana fa un ragazzo di 28 anni è morto colpito da un proiettile sparato da un poliziotto. Non si capisce bene cosa sia successo esattamente, se questo poliziotto abbia sparato volontariamente nei confronti del ragazzo o se la cosa sia accidentale. Quel che è certo è che un ragazzo che non era implicato negli scontri tra tifoserie in un autogrill vicino ad Arezzo ci è andato di mezzo e non se ne capisce veramente il motivo. In un momento in cui il governo vara pacchetti sicurezza, in cui tutti si agitano contro gli stranieri che sembrano essere la prima causa della insicurezza di questo paese, un membro delle forse dell’ordine, invece di fare il lavoro per cui è preposto, cioè mantenere l’ordine, spara ad altezza uomo e commette un omicidio. Ciò non fa altro che peggiorare in modo estremamente preoccupante il già difficile rapporto esistente tra tifoserie e forze dell’ordine. Da un lato abbiamo infatti alcuni tifosi che pongono come obiettivo di ogni domenica il raggiungimento di un livello di violenza folle, dall’altro abbiamo le forze dell’ordine provocatorie e arroganti che nella loro presunzione di onnipotenza arrivano a commettere un omicidio a dir poco inspiegabile.E la follia dilaga. Domenica sera a Roma, di fronte la sede del Coni, c’è stato l’inferno. La furia dei tifosi non ha risparmiato niente e nessuno. Caserme distrutte, cassonetti ed auto incendiate, la sede del Coni messa sotto assedio. Una furia non giustificabile ma forse comprensibile. Uno stato di diritto non uccide, non pone fine ad una vita in questo modo.  Una reazione da parte di chi si è sentito aggredito e ferito era prevedibile.Ed ora si pensa a cosa fare. Si parla di sospendere il campionato, di incriminare il poliziotto omicida per omicidio volontario, ai tifosi che hanno scatenato la loro furia al di fuori dell’olimpico sarà probabilmente contestata l’aggravante di terrorismo. Tutte azioni che non risolvono il problema, radicato in Italia, delle continue violenze tra ultras e polizia. Come al solito l’Italia prende provvedimenti tardivi ed inutili. Dopo la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti nella primavera scorsa tutti eravamo rimasti allibiti e sull’emozione di quei giorni furono adottate nuove misure. Oggi, diversi mesi dopo, una nuova morte sconvolge il mondo del calcio. Sembra proprio che questa parte malata del nostro tifo sia destinata a diventare un eterno problema. Scandalose a mio avvio le dichiarazioni di alcuni esponenti politici come quelle di Casini che enfatizza la violenza dei tifosi invece di fare per una volta una dichiarazione coraggiosa che ammetta l’estrema incapacità di un esponente delle forze dell’ordine nel gestire una situazione nemmeno tanto difficile.  Un imperdonabile errore. Così è stato definito tutto questo. Imperdonabile appunto. Paese mediocre, classe dirigente mediocre.