Valle dei pensieri

Il vulcano che ho dentro II


Ho pensato poi alle mille idee che mi ronzano in testa come api impazzite. Ho cercato di inquadrare il mio ruolo di studente sperso e sfigato all’interno di un Università che vedo solo come sinonimo di pressappochismo e svogliatezza. E’ sul serio demotivante essere costretti a frequentare un luogo dove sono gli stessi impiegati e gli stessi insegnanti a trasmetterti insoddisfazione e scarsissimo senso del dovere. E’ sul serio deprimente girare per mille uffici(perdendo tempo prezioso) e vedersi ripetere sempre la stessa, irritante frase: “ah per queste cose non deve chiedere a noi”. Burocrazia, inefficienza, lentezza e maleducazione sono le quattro cose che mi ricorda la mia Università. Io non sono fatto per lo studio programmatico, non sono fatto per le teorie imparate a memoria e ai voti regalati. Vi faccio un esempio lampante. Esame di Psicologia sociale: sono uno dei pochi srudenti ad essersi degnato di aver letto anche il libro che si portava come argomento aggiuntivo. Non mi sono limitato a leggerlo, però, ho scritto delle riflessioni, formulato delle conclusioni mie, approfondito il pensiero di alcuni autori che nel libro erano solo citati. Vado dalla prof, parlo per circa venti minuti senza mai fermarmi e poi, arrivato alla fine dell’interrogazione, la prof mi fa: “Umh, sei proprio una ragazzo intelligente, complimenti, 28”. Ventottooooooooooooooooooooo?! “Ma vaffanculo”, penso io e così chiedo alla prof di parlare un po’ del libro-dispensa che ci aveva assegnato(evidentemente giusto per far riempire il foglio sul quale si scrive il programma del corso). “Mi è piaciuto molto il libro che ci ha indicato e vorrei discuterne con lei, anche per sapere se le conclusioni alle quali sono giunto possono essere considerate corrette”, le dico io con profonda umiltà. Non ho accenno al fatto che vorrei un 30 con tanto di lode per non apparire spocchioso e presuntuoso. Lei alza lo sguardo, si toglie gli occhiali, mi osserva per qualche secondo e sorride; poi dice: “Non si preoccupi, la sua interrogazione è già più che soddisfacente, non è necessario andare oltre”. Alla fine sono stato l’unico 28 su 60 interrogati ma resta il fatto che mi sfugge ancora il motivo per cui non solo non mi è stato messo 30, ma non mi è stata data l’opportunità di andare avanti. Poi ci si lamenta che i giovani sono tutti lobotomizzati e apatici; cazzo, dico io, anche la persona più attiva e viva di questo mondo si lascerebbe demotivare da simili atteggiamenti! Mah, mi sta venendo lo schifo anche di questa università. Mi sento così schiacciato e così bloccato da date, e programmi e regole noiose. Perché non posso studiare per conto mio e dimostrare quanto valgo anche con la pratica?! Non ho bisogno di uno stupido professore che mi dica che libro acquistare, che mi faccia leggere 800 pagine e che poi mi chieda quattro stronzate. Ora capisco perché, molte delle migliori menti, si sono auto-indottrinate, affidandosi allo studio indipendente…cosa devo fare?! Ditemelo voi!