dream of fable

La bella e la bestia1 parte (favola originale)


C'era una volta una città che non assomigliava alle altre. Le sue case erano ornate di terrazze e di torri che parevano cresciute senza un ordine prestabilito. Molte avevano fregi in marmo, portoni scolpiti, finestre graziose che si aprivano su muri di umili mattoni e sembravano il segno di una ricchezza improvvisa. Infatti in quella città il popolo ogni tanto arricchiva improvvisamente. Era un popolo composto quasi esclusivamente di mercanti, che commerciavano attivamente con i paesi d'oltremare. Dai porti vicini partivano navi cariche di mercanzie di ogni genere e allora tutti, le donne specialmente, si accalcavano nella piazza a salutare i marinai, i mariti, i fratelli, i figli che se ne andavano tanto lontano. Poi incominciava la lunga attesa da parte delle donne che passavano il tempo filanda, tessendo, ricamando, e preparando ai loro cari un lieto ritorno. E quando le navi gettavano l'ancora nei porti, e i volti allegri dei marinai e dei mercanti annunciavano che tanto il viaggio quando gli affari erano andati a gonfie vele, vecchi, donne e ragazzini si avviavano festosamente incontro ai naviganti, cantando cori, intrecciavano danze, e la gioia era generale. Poi ogni famiglia cercava, con i guadagni fatti, di onorare e abbellire la propria casa, innalzando piccole torri merlate, aprendo terrazze, sostituendo gli umili portoni di legno con altri graziosamente scolpiti, affinché di quella ricchezza potessero godere i figli e anche i figli dei figli.Il mercante più ricco e più rispettato era un vecchio gentiluomo vedovo, padre di tre figli e di tre figlie. I figli maschi si erano dedicati al commercio, e avevano dimostrato di possedere intelligenza, iniziativa e onestà; le tre figlie erano bellissime, e le due maggiori erano molto vanitose. Queste due ragazze, istruite da ottimi maestri, avevano imparato a cantare, a danzare, a inchinarsi con grazia, a sostenere spiritosamente una conversazione; avevano buon gusto nello scegliere abiti e gioielli, ma tutti i loro meriti finivano lì. La più giovane, invece, sebbene più bella ancora delle sorelle, non soltanto danzava e cantava come le altre e sapeva conversare meglio di loro, ma sonava il clavicembalo, ricamava alla perfezione, aveva letto centinaia di libri arricchendo la mente di infinite cognizioni, e spesso non disdegnava di scendere in cucina per imparare dalla cuoca a cucinare saporiti manicaretti. Nei momenti di libertà, poi, si dedicava a opere buone, visitando ammalati e tenendo compagnia ai bambini e ai vecchi rimasti soli mentre gli uomini erano sul mare. Quando era piccola, tutti l'avevano soprannominata ' La bella bambina ', per i suoi occhi luminosi, i riccioli bruni e il dolce sorriso; e quando crebbe la chiamarono semplicemente ' La Bella '.