Creato da believeinyourdream97 il 09/08/2011

REASON TO BELIEVE

"Ho aspettato per molto tempo qualcosa che mi mostrasse le risposte che voglio, una ragione per credere in qualcosa di così forte. Ma non penso che questa ragione esista." Sum 41.

 

 

Just Music;

Post n°26 pubblicato il 15 Aprile 2012 da believeinyourdream97

~ Il vento accarezza le guance, fresche e lisce, e scuote dolcemente i capelli scuri della ragazza, che si intrecciano e si annodano, scompigliandosi. Il corpo rilassato, il viso disteso in un’espressione pacifica e beata, gli occhi accesi di una luce interiore che brillano nell’oscurità della stanza, vitrei e trasparenti mentre fissano il vuoto. Le labbra atteggiate in un sorriso quasi estatico, rosee e piene, le mani abbandonate sulle gambe, piegate e strette al petto. Il cavo nero delle cuffiette che scivola lungo il corpo della ragazza  trasporta alle sue orecchie la melodia lenta e struggente della canzone impostata per prima tra le tracce del vecchio iPod ammaccato. La sinfonia si dirama in note acute o basse, che si intervallano in una composizione complicata e caratterizzata da un arrangiamento ritmico e allo stesso tempo tranquillo, mentre gli accordi della chitarra sovrastano il suono del bassista, mentre le percussioni tacciono per consentire alle voci di farsi sentire. Quelle voci che la ragazza ama con tutta se stessa e senza le quali non riuscirebbe a vivere. Che le riempiono il cuore e la mente, svuotandoli entrambi da ogni altro fattore esterno, impedendo alla realtà di tenerla occupata mentre ascolta quelle fusioni di passione, magia e sentimento, dove le parole sono verità e la profondità del significato colpisce il cuore in tutta la sua pienezza.
Mentre sta udendo la voce del cuore, che attraverso la musica riesce a comunicare con il suo essere. Mentre la sua mente è vuota e piena allo stesso tempo.
Mentre la sua vita, un passo alla volta, assume maggiore significato.~

Without music, life will be a mistake.

 
 
 

Se lo desideri, il cielo è tuo.

Post n°25 pubblicato il 28 Marzo 2012 da believeinyourdream97

~ La bambina tiene lo sguardo vuoto e macabro davanti a sè. Gli stracci che indossa le si avvolgono intorno al corpo, sferzati dal vento impetuoso che si sta alzando. C'è aria di bufera. Le tenebre attutiscono qualsiasi suono, celano ogni cosa... la bambina solleva le mani. Stende le braccia parallele al suolo, apre i palmi e schiocca le dita. I suoi occhi spruzzano scintille di fuoco. Il cielo intero si copre di nubi plumbee e rumoreggianti. I primi fulmini saettano veloci squarciando le nuvole, scendendo rapidissimi in braccia biancastre che si intrecciano, simili a filamenti di pallida bava... simili ad una mano che vuole agguantare il mondo. I primi tuoni rompono il silenzio surreale che si era creato. La bambina alza la testa, e i capelli neri si scompigliano coprendole parte del vito. Tiene ancora le braccia alzate, e dalle punte delle sue dita scaturiscono lampi violacei. Il suo corpo trema, la capacità di ragionare vacilla... un lampo le si avvicina, e lei si rivede davanti come in un velocissimo flash tutti i momenti della sua vita. La nascita in mezzo al fango tra le braccia di una madre violentata che non la voleva..l'abbandono tra i cespugli, la casa del pastore del nord che l'aveva trovata..i fratellastri maligni e crudeli che la picchiavano..la vendita come schiava in una miniera..gli anni di lavoro forzato..la volontà di vivere e la fuga dalla tentazione del suicidio... Rivede anche le piccole gioie. Un fiore profumato colto quando aveva sei anni in un campo verde e grande..la carezza di un ragazzo che aveva incrociato per via e che gli aveva suggerito di non arrendersi..i miracoli della natura che lei osservava ogni giorno... La bambina rimane immobile, gli occhi spalancati. Calde lacrime di dolore le rigano ora il viso, solcandole le guancie e cadendo nel vuoto... e poi l'istinto prevale su tutto, le corde vocali si tendono, e la sua bocca si apre per far uscire un potente urlo disumano, che cristallizza ogni cosa. Il mondo sembra fermarsi, immobile, in attesa. BASTA, aveva urlato la bimba. IL MONDO E' ANCHE MIO, E IO HO IL DIRITTO DI FARNE PARTE. ~ believeinyourdream97

Close your eyes, the monster is still there. Feeling strong, feeding on your silence.
Save yourself, from the man who stole your sweet dreams.
Feel and need of living consciously, and true free.

Chiudi gli occhi, il mostro è ancora lì. Sentendosi forte, nutrendosi del tuo silenzio.
Salva te stesso, dall'uomo che ha rubato i tuoi dolci sogni.
Senti il bisogno di vivere consapevolmente, e veramente libero.

There's no reason you should hide, heal the bruises of the past.
Don't look back on what is lost, and live your life.
Hatred is still haunting you, close your eyes to reality.
Cry your truth out loud tonight: THE SKY IS YOURS!

Non c'è alcuna ragione che dovresti nascondere, cura i lividi del passato.
Non guardare indietro a ciò che è perduto, e vivi la tua vita.
L'odio ti sta ancora perseguitando, chiudi gli occhi alla realtà.
Piangi la tua verità stasera ad alta voce: IL CIELO E' TUO!

Run away, I tried to hide the fear. Silently it's tearing up your soul.
Pray your god, 'ca
use the monster is the man you love
more than yourself and the need of feeling free and clean.

Scappa, ho cercato di nascondere la paura. Il silenzio sta stracciando la tua anima.
Prega il tuo Dio, perchè il mostro è l'uomo che ami
di più di te e della necessità di sentirti libero e innocente.

You don't know what laughing is. You don't know what living is.
If you want, you can defeat the pain and the emptiness inside your soul,
beneath the shame of memories you can rise and break the pain.

Tu non sai cos'è ridere. Tu non sai cos'è vivere.
Se lo desideri, puoi sconfiggere il dolore e il vuoto dentro la tua anima,
sotto la vergogna dei ricordi puoi salire e rompere il dolore.


There's no reason you should hide, there's no reason to give up.
If you want, THE SKY IS YOURS.

Non c'è alcuna ragione che dovresti nascondere, non c'è alcun motivo per rinunciare.
Se lo desideri, IL CIELO E' TUO.

 
 
 

Occhi che non vedono...:'(

Post n°24 pubblicato il 02 Marzo 2012 da believeinyourdream97

~ A volte penso a quanto brutto sia vedere il mondo attraverso due lenti. Aprire gli occhi, e non riuscire a distinguere quanto mi circonda, vederne solo i colori ma non poterne evidenziare i contorni, che appaiono sfuocati e privi di materia. Sbattere le palpebre rabbiosamente, per tentare di mandar via quell’immagine di un mondo che i miei occhi non potranno mai più vedere davvero, ma che rimane sempre e inesorabilmente la stessa, davanti a me. Sospirare, decidere di rinunciarci. Aprire la custodia nera, che deve sempre essere a portata di mano, e indossare questa invenzione fatta di plastica, metallo e vetro, senza la quale io, oggi, non potrei vedere. Con gli occhiali, io Vedo. Senza no. Non nel vero senso della parola, almeno. Con gli occhiali riesco a vedere ogni cosa, superare i limiti della mia vista destinata a rimanere imperfetta e a peggiorare sempre più. Gli occhiali da sole, ormai, sono solo un ricordo: se voglio Vedere, ho bisogno di lenti diverse, e al diavolo il sole che brucia gli occhi.
Ma poi li tolgo, alzo lo sguardo, e ancora vedo questa nebbia di colori sparsi e forme indistinte, che mi ricorda che i miei occhi ormai sono così, e che non posso far nulla per rimediare. Guardo le altre persone, persone come molti di voi, a cui non serve uno strumento artificiale per andare in giro. E mi chiedo: “Perché? Perchè loro Vedono, ed io no? Perché loro possono ancora fare ciò che io un tempo facevo?”
Certo, non sono cieca. Se lo fossi, credo che cadrei in uno stato di depressione senza cura. Perché io ho bisogno di vedere il cielo, alto sopra di me, turchese ed infinito, di sentirmene schiacciata. Ho bisogno di osservare la pioggia che cade a terra veloce e scrosciante, e non solo di sentirne il rumore. Ho bisogno di vedere le onde alte del mare blu, e non solo di udirne la voce come un richiamo lontano. Ho bisogno di guardare in faccia le persone a cui parlo e che mi rispondono, e di poter toccare ogni cosa riuscendo a distinguerne anche le forme e la natura.
Io non posso vivere senza i miei occhi. Non solo perché sono parte di me, ma anche perché senza io non potrei vedere il mondo. E ne sarei parte senza sentirmi davvero tale. ~
I need my eyes… :'(

Aggiunta del 25/03/2012
Forse pochi leggeranno questa nuova parte di post, ma... voglio comunque provarci.
Da venerdì ho cominciato ad usare le lenti a contatto. Ne usufruisco solo ed esclusivamente per gli allenamenti di ginnastica ritmica, ma già sembra di rivivere.
Riuscire ancora, come una volta, a vedere ogni cosa. Assaporarne i colori, le sfumature e le forme in maniera nitida e precisa, come se i miei occhi potessero ancora vedere da soli.
L'illusione dole-amara mi fa sentire più viva, anche se per poco. Poi le tolgo, e il mondo torna ad apparirmi appannato, come se un velo di pioggia fina fosse perennemente stanziato a pochi metri da me. Ma "meglio poco che niente".

 
 
 

Una voce per una causa...

Post n°23 pubblicato il 20 Febbraio 2012 da believeinyourdream97

~ Questa settimana, conclusosi ieri, si è svolto il famoso Festival di Sanremo, il festival della canzone italiana. Quest'anno, purtroppo, per svariati motivi che non è necessario riepilogare, vi sono state numerose polemiche dietro, ma questo non è l'importante. La vincitrice, come molti avranno visto, è stata Emma, che a mio parere ha avuto una vittoria più che meritata. La sua canzone è stata scritta anche da Francesco Silvestre, il cantante dei Modà, e sulle note dolci di una melodiosa sinfonia la giovane cantante ha espresso tutto ciò che sta attraversando i nostri cuori di italiani in questo periodo. Il disappunto per un governo che non governa, la disapprovazione di tanti fatti e di tante leggi ingiuste, e soprattutto la disperazione per la crisi economica che sta colpendo il nostro paese. Voi direte "Ma senti questa... ha solo quattordici anni e vuole sapere tutto!" Beh, non è così. O forse, in parte sì; perchè io, a differenza di molti ragazzi che pensano solo a star bene da sè, egoisti e insensibili verso il mondo che cade a pezzi, io voglio aiutare questo paese, io ci tengo alla mia terra e alla mia casa. I giovani di adesso, appena usciti dalle scuole o addirittura dalle universià, come si pagano da vivere se non hanno dove lavorare? C'è anche il mio futuro in gioco, quindi, cosa credete.Questo post lo dedico a tutti gli amici di questa community e a chiunque passi per di qua anche solo per sbaglio, perchè vi fermiate tutti a riflettere sulle parole di questa canzone che ha emozionato tanti cuori e reso vere le richieste mute di molte persone.
E in ultima... grazie a Kekko e agli altri autori del testo di questa meravigliosa canzone, perchè ci ricordano che non tutti gli italiani hanno perso la speranza. ~


 
 
 

Uniti nel dolore

Post n°22 pubblicato il 05 Febbraio 2012 da believeinyourdream97

~ Il dolore spesso è causa di incomprensioni, ci attanaglia le membra, ci corrode. Ci uccide. Il dolore ci rende estranei, ci deprime, e fa di tutto pur di portarci via dalla ragione. Ma "Incontriamo moltissime persone nel corso della nostra vita, che conosciamo ma a cui non diamo poi cosìtanta importanza. Poi ne troviamo una , quella giusta, che può fare la differenza."
Il racconto che segue, che ho scritto per riflettere su questo, vuole essere un esempio di come, a volte, una persona cerca in tutti i modi di comprendere lo stato d'animo di un altra e, non riuscendoci, rinuncia oppure fa star male proprio lei. Ma basta trovare qualcuno, magari sconosciuto, che sappia comprenderti, per tornare a rivivere. ~

"Sebastiano camminava lentamente, seguendo gli altri ragazzi. Loro lo sfioravano, andavano a sbatterci contro e gli chiedevano scusa, ma lui era indifferente, non se ne curava, e proseguiva come se i suoi piedi conoscessero già il percorso da fare. Erano in gita – una stupida gita, a suo parere – e lui non poteva fare altro che fare quello che gli veniva chiesto. Ma un pensiero lo tormentava, e lo estraniava dal resto del mondo reale. La sua immagine. Era nitida, come fosse reale, e gli appariva davanti in continuazione. Lei non poteva saperlo, ma Sebastiano sentiva di doverla aiutare. Lei si chiamava Alessandra, e caso volesse che fosse in gita assieme a lui, nonostante non fossero nella stessa classe. Alessandra era una ragazza minuta, magra e fragile, con i capelli lunghi e neri e gli occhi perennemente cerchiati da occhiaie violacee, le labbra strette in una morsa serrata che mai lui aveva visto piegarsi in un sorriso, il viso pallido, i vestiti perennemente scuri. Non parlava con nessuno, era sempre sola dappertutto, e se ne stava in disparte. Interveniva solo quando i bulli della scuola attaccavano i più deboli: in quei casi, ci pensava lei a far giustizia. Altrimenti, non si interessava della vita degli altri, e pareva fosse sempre in un mondo a parte, oscuro e minaccioso. L’aura che emanava sapeva di mistero, ed era assai intrigante agli occhi di Sebastiano. Lui la osservava sempre, ovunque la incontrasse. Le sorrideva anche, ma era inutile. Perciò sapeva cosa doveva fare: scoprire di più sul suo conto. Doveva pur esserci un motivo per il suo essere continuamente così taciturna e triste.
Il ragazzo rallentò, avvicinandosi a Margherita, una delle compagne di classe di Alessandra.

< Ciao… scusa, ho bisogno di parlarti un attimo. > lei lo riconobbe subito, e lo seguì lontano dagli altri.
Povera illusa… crede che io sia qui per lei, come si sentirà quando saprà che in realtà mi serve solo per ottenere in formazioni sul conto di un’altra? Pensò Sebastiano, senza ironia.
< Sai dirmi qualcosa su Alessandra? > chiese il ragazzo, fingendo indifferenza. Ma la sua voce tradiva l’ansia che sentiva dentro.

< Perché dovrei parlare con te di lei? > replicò Margherita, con voce delusa.

< Magari perché te l’ho chiesto?! > la fulminò Sebastiano, mettendola a tacere.

< Ok ok… beh, lei è strana. Per tutti è strana. Si veste in modo ridicolo, ha una faccia da morta, non parla mai, cammina come un zombie, è magrissima e secondo me non mangia, ascolta sempre i professori ma non protesta mai per nulla, difende i bocchia, si tiene a distanza dai ragazzi, … >

< Fermati, santo cielo!! > la interruppe Sebastiano, spazientito. < Ho capito, ok… ma senti, sai qualcos’altro? Intendo, su di lei, sulla sua famiglia, non so… >

Margherita assunse un’aria annoiata – Sebastiano le avrebbe volentieri sferrato un pugno in faccia se non fosse per il fatto che poteva ancora tornargli utile -  ma lei rispose < Beh… la madre è una che non la segue, che la lascia sempre a casa sola e che non si cura di lei… il padre è morto due anni fa. E’ per questo che lei è così. Prima era una ragazza come noi, bella, gentile e solare… poi lui è morto, e lei si è chiusa in sé stessa. Ha cambiato scuola, lasciato gli amici… la madre va da uno psicologo perché è ancora sotto shock, nonostante ne sia passato di tempo, e lei non riesce a reagire… roba così. >

Sebastiano sospirò. La spiegazione era stata veloce e poco chiara, ma sufficiente.

Ora capiva tutto. Capiva perfettamente.

Ringraziò Margherita frettolosamente, e tornò sui suoi passi.

Ora doveva solo trovare Alessandra.

 La sera scendeva lenta oltre le montagne. Il casolare in cui alloggiavano i ragazzi era un luogo rustico e tranquillo, e le ombre della notte lo stavano avvolgendo in una morsa oscura.
Sebastiano sapeva dove trovarla. Uscì fuori con una scusa, e andò sul retro della casa, accanto all’orto.

Lei era lì. Un ombra fra le ombre, piccola e indifesa.

Una figura rannicchiata, silenziosa, scossa da singulti.

Sta piangendo, si disse Sebastiano. Tanto meglio: ora toccava a lui.

Le si avvicinò lentamente, i capelli biondi scossi dalla brezza che tirava leggera. Non voleva spaventarla.

Ma lei non diede segno di aver sentito, rimase lì a terra con il viso nascosto fra le braccia, singhiozzante.
Sebastiano fece un respiro profondo. Si sedette a terra con la schiena al muro, accanto a lei, raccogliendo le gambe al petto. Lei non si mosse.Il silenzio gravido di mistero della notte che stava oscurando il paesaggio opprimeva Sebastiano, che stava scegliendo le parole più corrette per cominciare il suo discorso.Alla fine gli salirono alla gola da sole, come se una qualche forza autonoma sapesse come premere le sue corde vocali per fargli dire ciò che voleva lei. E parlò, seguendo ciò che il cuore gli suggeriva.< Anche mio padre non c’è più. > la sua voce profonda ruppe il silenzio delle tenebre.I singhiozzi di Alessandra si affievolirono, fino a spegnersi del tutto.La ragazza rimase immobile, così com’era quando lui era arrivato, solo che ora stava ascoltando, non più piangendo.< E’ morto quattro anni fa, avevo solo 12 anni. > proseguì Sebastiano, facendosi coraggio. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente; anche per lui non era facile riportare alla mente i suoi ricordi - era come quando una ferita si cicatrizza e noi per togliere la crosticina che affiora sulla pelle apriamo nuovamente il taglio, da cui esce sangue e che ci provoca dolore.Era un continuo sgorgo di emozioni, e le lacrime premevano sulle palpebre.< Un giorno sono tornato a casa, e ho trovato mia madre in lacrime. Mio padre aveva fatto un incidente. > il ragazzo aveva la voce rotta. Ma si costrinse a proseguire. < E’ rimasto in coma per due mesi. Otto lunghe settimane trascorse i ospedale, perché io volevo stargli vicino, volevo donargli la mia forza, volevo vederlo tornare a sorridere. > Ora Sebastiano piangeva, ma non gli importava se appariva debole, lei poteva capirlo meglio di chiunque altro. E anche Alessandra aveva ripreso a piangere, per la storia del ragazzo e anche perché, finalmente, aveva trovato qualcuno in grado di comprenderla.< Ogni pomeriggio, sempre lì, in quella stanza bianca e puzzolente di medicinali, ad ascoltare i lamenti del malato sul letto di fianco. E mio padre dormiva, era lì come sempre, ma quando lo chiamavo non mi rispondeva, non sentiva nemmeno il mio pianto disperato che una volta consolava sempre.Un giorno – ero seduto accanto al letto, e leggevo un libro – l’infermiera che stava controllando lo stato di mio padre fece una faccia preoccupata che mi spaventò a morte. Lei corse a chiamare i medici, mi fecero uscire di peso. Io urlavo, non volevo lasciare mio padre così, ma nel frattempo – non capivo come - era arrivata mia madre che mi prese in braccio e mi portò piangente verso la sala d’aspetto. Arrivarono i medici venti minuti dopo.
Il cuore di mio padre aveva smesso di battere. >

 I due ragazzi, due figure nere nell’oblio delle tenebre, stretti l’uno all’altro, piangevano.Piangevano lacrime di dolore, provocate dai ricordi tristi del passato. E piangevano lacrime di gioia, perché erano uniti più di quanto si poteva immaginare, e nel dolore si erano trovati.
E fu lì, circondati dall’oscurità, oppressi dall’aria fredda e carica di elettricità, immersi in un flusso di emozioni senza nome che nessuno avrebbe saputo fermare, che Sebastiano trovò dentro di sé le parole per rivelare a Alessandra i suoi sentimenti. E fu lì che, per un miracolo o solo grazie ad un sentimento appena nato, anche lei ricordò com’era vivere prima che la sua esistenza fosse sconvolta da quel dolore, e che comprese che era Sebastiano l’angelo custode che aveva il compito di starle vicino, proteggerla e amarla dopo la sua rinascita. "

~ Ogni essere umano ha un'ala. Un'ala leggera che da sola non ha la forza di sollevare il corpo, e per questo non riusciamo a volare. Ma al mondo, esiste una persona che ha l'ala che ci manca. Quando la incontreremo, sapremo subito che è lei, e impareremo finalmente a volare. ~

 
 
 

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