Drôle de Belgique

Balle coi lupi


Philippe, il simpatico professore del corso di francese che ho frequentato in Belgio, aveva l’abitudine di raccontarci dei fatti di cronaca come spunto per la conversazione. Il più delle volte erano storielle da settimana enigmistica, guarda caso belghe. Il tapino, però, naif come tutti i belgi, non si è accorto che in questo modo ha contribuito a ridicolizzare ulteriormente la sua nazione e a convincermi una volta di più, se ce ne fosse stato bisogno, della rincalcataggine e meschinità dei suoi compatrioti. Tralasciando il caso del métro fantôme (treno senza nessuno alla guida, perché il conducente era sceso per i fatti suoi) e quello dell’aragosta soccorsa all’ospedale Saint Jean per asfissia, quello che mi ricordo meglio (perché ho visto un brandello del film) è questo:Una scrittrice belga, Misha Defonseca, scrive un romanzo autobiografico, “Sopravvivere coi lupi”, in cui una bambina ebrea di 4 anni, rimasta orfana a causa delle persecuzioni naziste, attraversa tutta l’Europa a seguito di un branco di lupi. Al di là del valore letterario, di cui non ho idea perché non l’ho letto, è ovvio che il grande interesse di questo libro sta nel fatto che è una storia VERA.Dunque, il libro ha successo, e finisce per attirare le attenzioni di Hollywood. La scrittrice, da tempo trasferitasi negli Stati Uniti, cede i diritti per la realizzazione di un film. E quando quest’ultimo è pronto, colpo di scena: un giornalista vede una foto dell’autrice negli anni settanta, in cui mostra delle gambe assolutamente prive di cicatrici. Insospettito dalla discordanza con la biografia, fa delle indagini e, dopo una ricerca in Europa, riesce a scovare una testimone, parente alla lontana, che smentisce in pieno il libro: ma quali lupi, la bambina ha vissuto per anni con una zia. Messa alle strette, alla fine madame Defonseca crolla. “Sì, è vero, ho mentito, ma non potevo farne a meno. Ho vissuto anni terribili, mi chiamavano “la figlia del traditore” [suo padre era accusato di collaborazionismo con i nazisti]. Dovevo sfuggire alla realtà e me ne sono inventata una parallela. Per me non è una bugia, è la MIA realtà e io ci credo”.Ma… tenere un diario come tutti, no? Era proprio necessario raccontarlo al mondo intero e vendere i diritti d’autore per un film?Mah.Comunque, qualche piccola bugia l’ho detta anch’io. Ho vissuto anni terribili, non ho mai avuto la casa e il camper della Barbie, e mi sono dovuta creare una vita parallela. In realtà non sono mai stata a Bruxelles. Non sono sposata e non ho figli.Abito a Vizzolo Predabissi e mi chiamo Ugo. Perdonatemi se potete.