Come nei film americani il cattivo steso a terra, annientato da 12 pallottole, si alza con un guizzo e afferra per il collo la vittima che ormai si credeva in salvo, così anche questo capitolo risorge. Continuo a parlare di sicurezza. Del presente, innanzitutto. Sì, perché sembra che la minaccia del Bronx mi segua, come la nuvoletta da impiegato di Fantozzi. Mi spiego: quando mio marito comprò il suo mono loculo locale a Milano, la zona era tranquilla. Ora, a distanza di un decennio, le cose sono molto cambiate: la sera le camionette riversano plotoni di poliziotti e carabinieri che, se da una parte ti fanno sentire protetto, dall’altra ti incutono una certa ansia da guerriglia; il condominio si è arricchito di una solida inferriata e di piacevoli aiuole di impatiens regolarmente annaffiate. Il tutto mi ricorda molto il compound in Sudafrica dove viveva la mia amica inglese. Il messaggio è: noi ci serriamo nel nostro nido protetto, voi fuori fate quel che cazzo vi pare. Non potendo mettere in gabbia i cattivi, ci chiudiamo in gabbia noi. (Comunicazione di servizio: cerco casa. Ma non qui.)Ma continuiamo a parlare del fantastico Belgio, prima che sparisca dalle carte geografiche (evento tutt’altro che improbabile). L’ho detto e lo ripeto: lassù sono più indietro di noi. Ho parlato più volte di come siano mal protetti i cantieri e di come sia facile troncarsi una gamba in una buca o prendere una bennata in capo da un escavatore; una sera abbiamo fermato in extremis una vecchietta che, con la sua bagnole, voleva imboccare ostinatamente la strada della Gare Centrale, sterrata e culminante su un fossato di due metri. E come biasimarla? Era buio come un cu.., scusate il francesismo, e non c’era nemmeno una sbarra a segnalarla.E cosa succede ad andare in giro in centro? Questa è la Rue Neuve, la via dello struscio. Certo che strusciare contro quest’aggeggio non deve fare un granché bene…
Le 10 cose… Cap. 9 again.
Come nei film americani il cattivo steso a terra, annientato da 12 pallottole, si alza con un guizzo e afferra per il collo la vittima che ormai si credeva in salvo, così anche questo capitolo risorge. Continuo a parlare di sicurezza. Del presente, innanzitutto. Sì, perché sembra che la minaccia del Bronx mi segua, come la nuvoletta da impiegato di Fantozzi. Mi spiego: quando mio marito comprò il suo mono loculo locale a Milano, la zona era tranquilla. Ora, a distanza di un decennio, le cose sono molto cambiate: la sera le camionette riversano plotoni di poliziotti e carabinieri che, se da una parte ti fanno sentire protetto, dall’altra ti incutono una certa ansia da guerriglia; il condominio si è arricchito di una solida inferriata e di piacevoli aiuole di impatiens regolarmente annaffiate. Il tutto mi ricorda molto il compound in Sudafrica dove viveva la mia amica inglese. Il messaggio è: noi ci serriamo nel nostro nido protetto, voi fuori fate quel che cazzo vi pare. Non potendo mettere in gabbia i cattivi, ci chiudiamo in gabbia noi. (Comunicazione di servizio: cerco casa. Ma non qui.)Ma continuiamo a parlare del fantastico Belgio, prima che sparisca dalle carte geografiche (evento tutt’altro che improbabile). L’ho detto e lo ripeto: lassù sono più indietro di noi. Ho parlato più volte di come siano mal protetti i cantieri e di come sia facile troncarsi una gamba in una buca o prendere una bennata in capo da un escavatore; una sera abbiamo fermato in extremis una vecchietta che, con la sua bagnole, voleva imboccare ostinatamente la strada della Gare Centrale, sterrata e culminante su un fossato di due metri. E come biasimarla? Era buio come un cu.., scusate il francesismo, e non c’era nemmeno una sbarra a segnalarla.E cosa succede ad andare in giro in centro? Questa è la Rue Neuve, la via dello struscio. Certo che strusciare contro quest’aggeggio non deve fare un granché bene…