Drôle de Belgique

Rimorchiata “à la belge”


Che la mia autostima è ed è sempre stata pari a zero, si vede da tante piccole cose. L’altro giorno insegnavo all’infante il nostro indirizzo e, per aiutarlo a ricordare, gli ho detto: “Se non ti viene in mente, pensa ai tre porcellini, oppure ai capretti Furbetti. Anche loro erano fratelli”. E così, per associazione, mi è tornato alla memoria un giorno a Bruxelles, mentre passeggiavo nei pressi della Cattedrale di Saint Michel et Gudule, a due passi da casa mia, immemore come al solito di essere una donna, con la gonna per di più. Mi si avvicina uno in macchina e mi chiede: “Lo sa dov’è rue la Rencontre?”.E io: buio totale. “No, mi spiace”. Lui insiste, io mi spremo, ma senza risultato. Allora aggiunge, per mettermi sulla buona strada: “E rue du Rendez-vous?”. E io: ah ah, simpatico, rue de la rencontre e rue du rendez-vous, che coincide…A quel punto nel mio cervellino ingombro di ragnatele viene data una ramazzata e, di colpo, capisco che l’uomo vuole, come si dice, “me faire marcher”, ovvero prendermi per les chiappes. La conferma mi viene dal suo sguardo malizioso, che fino a quel momento avevo ignorato. Non voglio cercare scuse per la mia dabbenaggine, il fatto è che l’ultimo tentativo di dragage di cui sono stata protagonista risale al secolo scorso, e in più, come ho detto, la mia infima autostima mi impedisce di stare ogni momento in guardia contro i predatori.Inutile raccontare il seguito, cioè che l’ho mandato a stendere, così com’è inutile specificare che il tipo NON ERA BELGA. Ormai lo sapete, il belga è incapace di produrre uno sguardo malizioso, l’unico sguardo che ha in dotazione è quello da pangasius bollito.