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"VORREI CHE........"
Vorrei che la scrittura
fosse leggera come una piuma,
che semplice fosse l'ortografia
ed avere una bella calligrafia.
Vorrei che i numeri non fossero dispettosi,
ma loro danzano giocosi,
e il 63 agli occhi miei
diventa un 36.
Non so fare le divisioni
e le altre operazioni?
Ma a voi chi ve lo dice
datemi una calcolatrice.
Vorrei leggere esattamente,
riconoscere le lettere velocemente,
ma tutto si confonde nella mia mente.
Voi siete capaci di leggere e imparare,
a me serve la sintesi vocale.
Vi chiedete tutto questo cosa sia?
Non è colpa mia,
si chiama DISLESSIA.
"Manuela Dolfi"
dal libro "Essenza di me"
dal libro "Pensami al Contrario"
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Nickname: luca.manu1989
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Daniel Pennac "Diario di scuola"
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"POESIE CHE NON SO LEGGERE"
Ciao bella mascherina
che sei nata stamattina
colori il carnevale
e guarisci da ogni male.
(Giulia 11 anni DSA)
L'autunno è già fra noi,
il suo debole vento trasporta
le piccole foglie,
che dagli alberi cadono lentamente.
Mentre le foglie cadono,
il cielo è grigio
e fa cadere piccole gocce d'acqua,
che brillano al sole
e rende più bello e brillante l'autunno.
(Matteo 10 anni Dislessico)
Tu sei un fiore io sono l'iverno
non posso toccarti, ne vederti,
ma ti amo lo stesso
anche se ci divide l'autunno.
(L. L. 13 anni)
Il vento che ulula nel fiore.
E intanto tu corri nel prato.
E il vento ulula.
(E.R. 8 anni Disortografica)
L'amore fa battere il cuore.
L'amore è bello e rosso.
L'amore è dentro ma non esce.
L'amore sa da chi andare
se lo lasci libero.
(Alex 11 anni DSA)
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Dislessia, aumentano le diagnosi: ma molti sono soltanto bambini stressati e ansiosi
Post n°553 pubblicato il 15 Gennaio 2013 da luca.manu1989
Crescono i bambini con disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) ma c'è molta confusione nella definizione stessa di queste situazioni: un convegno a Roma affronta le tematica mettendo in evidenza le responsabilità della società nei malesseri dei bimbi. ROMA - Oggi la dislessia viene definita in base a ciò che non è. Non è un ritardo mentale, nè un problema di ordine sensoriale, visivo e uditivo, o di tipo neurologico. Ma alla base delle difficoltà nell'ambito degli apprendimenti "non è necessario avere una patologia conclamata, ci può anche essere un inadeguato sviluppo emotivo". A spiegarlo è Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), che sabato 19 gennaio replicherà il XV convegno nazionale dell'Istituto su 'Le Dislessie. Il ruolo della scuola nella complessità degli apprendimenti', in programma a Roma dalle ore 9 alle 18 presso l'Istituto comprensivo Regina Elena in Via Puglie numero 4.
"Non esiste un problema di dislessia diffusa, ma un grande problema di immaturità diffusa- ha proseguito Castelbianco- stiamo assistendo ad un'esplosione di iperdiagnosi dei Disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) ma un'elevata percentuale di bambini con questa diagnosi appartiene agli anticipatari: ovvero quei bambini che vanno in prima elementare a cinque anni". La scuola, i genitori, gli operatori "sono tutti condizionati dalle richieste sociali che mettono la prestazione come primo obiettivo da raggiungere. Quindi - ha aggiunto il direttore dell'IdO - ci troviamo di fronte a un divario sempre maggiore tra prestazione intellettiva da una parte e maturazione affettiva dall'altra, che ci porterà a confondere bambini stressati e ansiosi per bambini dislessici, chiamandoli 'diversi' e dirottandoli verso percorsi alternativi a causa di una disabilità che non hanno".
Le scuole, in media, segnalano una percentuale di ragazzi dislessici che varia dal "6 al 16%, anche se i dati ufficiali indicano tale stima a un 3-5% della popolazione studentesca (10 milioni). Ma dire che sono 500 mila i soggetti contraddistinti da un disturbo specifico dell'apprendimento significherebbe ammettere che stiamo vivendo un'incontrollata epidemia. In sostanza- ha precisato lo psicoterapeuta- ciò che è aumentato è il malessere delle giovanissime generazioni, che ci porta ad affermare l'ipotesi psichica e non genetica quale causa di tale disturbo".
Certo, ha continuato Castelbianco, "è probabile che in alcuni rarissimi casi ci possa essere una percentuale genetica ma per noi clinici e pedagogisti non cambierebbe nulla, dal momento che se non possiamo intervenire sui geni possiamo sempre intervenire su quei comportamenti determinati da tali geni". Inoltre, assegnare un'origine genetica alla dislessia "equivarrebbe a darle un marchio di disabilità che la bollerebbe come un disturbo immodificabile. Nella nostra attività- ha sottolineato- abbiamo verificato, invece, che una grande percentuale di bambini con Dsa riescono a compensare o superare il problema". Per questo motivo, "occorre un'operazione culturale che riconduca la dislessia alla sua percentuale reale e ridia alla pedagogia il ruolo che le spetta nell'affrontare e risolvere le difficoltà di apprendimento, privilegiando l'ottica didattica a quella sanitaria. Gli insegnanti - ha concluso il direttore dell'IdO - devono riprendersi il loro ruolo e le loro responsabilità e non trasformarsi in operatori sanitari o spettatori della loro attività. I disturbi dell'apprendimento devono essere affrontati all'interno del contesto scolastico". Al convegno verranno presentati anche i risultati di uno studio dell'IdO relativo a un nuovo filone di ricerca che riguarda i disturbi di apprendimento e le relazioni parentali. FONTE: SUPERABILE |
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TU POTRESTI ESSERE DISLESSICO MA STRAORDINARIO! "UNA NUOVA STELLA SULLA TERRA"
Dedicato a chi pensa di essere una nullità, a chi pensa di non farcela, a chi si sente diverso, a chi vive il disagio scolastico, a chi si sente incompreso, a chi........ è dislessico come me.
Manuela
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