Dislessia

E’ dislessico. «Salterai la gita»


E’ dislessico. «Salterai la gita» CAVA MANARA. La professoressa gli ha detto che non potrà andare in gita perché deve prendere dei farmaci e gli insegnanti non possono somministrarglieli. E ora il bambino che va in prima media, anche se il rischio di saltare la gita di marzo ora sembra rientrato, si rifiuta di prendere i farmaci per non sentirsi diverso. Lui ha undici anni, ha tanti problemi, anche un deficit dell’attenzione per il quale ogni 4 ore deve prendere un farmaco. Il bambino è dislessico, discalculico, disortografico, disgrafico (ovvero ha un disturbo che gli rende leggere, scrivere, far di conto e disegnare cento volte più difficile che agli altri) ed è iperattivo. Rischia anche di restare senza educatore comunale perché il padre, lavoratore autonomo, ha risentito della crisi, e la famiglia ha difficoltà a pagare i 7,5 euro all’ora, cinque ore la settimana. La storia di Fabio, un nome di fantasia, è comune a tanti, non sono nel Pavese: trasferimenti da una scuola all’altra nell’attesa di trovare gli insegnanti giusti, che vedessero nelle sue difficoltà il sintomo di un disturbo, non svogliatezza. Incidenti di percorso che abbassano l’autostima, come la richiesta di una tabella della bella scrittura, quasi impossibile per chi, come lui, ha difficoltà a distinguere le lettere e disegnarle. Il problema, spiega la mamma, è che la scuola non è sempre attrezzata per affrontare i bambini con deficit specifici di apprendimento come la dislessia che non sono nemmeno riconosciuti come handicap e non danno diritto nemmeno all’insegnante di sostegno. E le famiglie restano sole. «Dato che i disturbi specifici dell’apprendimento non sono riconosciuti come handicap - spiega la dirigente dell’istituto comprensivo Alessandro Manzoni di Cava Manara Piera Capitelli -, non c’è una formazione specifica dell’insegnante, che si deve attrezzare da sola». A Cava, per esempio, di bambini dislessici ce ne sono tre, e a tutti si deve assicurare la possibilità di seguire le lezioni con strumenti di compensazione (ad esempio computer con correttore ortografico per scrivere), «a seconda del bisogno», specifica la preside. Ovvero: il computer non va bene sempre, a volte è più pratico scrivere in stampatello. Quanto le scuole della provincia sono attrezzate per affrontare la dislessia al meglio? Risponde Paolo Manfredi, neuropsichiatra infantile del Dosso Verde, centro di psicoterapia dell’età evolutiva al Vallone: «La situazione è a macchia di leopardo - conferma lo specialista -, ci sono scuole come il Terzo Circolo molto attente, con corsi per insegnanti specifici, e altre dove tutto è lasciato alla buona volontà dell’insegnante, che deve formarsi da sé». Il problema principale è che manca una legge in materia. Spiega Manfredi: «C’è un progetto di legge, ma è fermo alla Camera da giugno. E la competenza dei corsi per insegnanti verrebbe delegata alle Regioni e alle scuole, senza stanziare fondi». Fondi che, al momento, arrivano solo dalle associazioni dei genitori: «Con strumenti giusti e buona volontà i bambini dislessici possono raggiungere ottimi risultati».VAI ALL'ARTICOLO<!--OAS_RICH('Middle');//-->