Dislessia

Scuola, legge sulla dislessia tra critiche


FONTE: UNIMAGAZIN.IT
In Italia si stima che la dislessia interessi circa il 4 - 5 % della popolazione scolastica, ma in realtà per lo Stato non esiste. La dislessia, infatti, non viene citata in alcuna legge italiana.In Italia si stima che la dislessia interessi circa il 4 - 5 % della popolazione scolastica, ma in realtà per lo Stato non esiste. La dislessia, infatti, non viene citata in alcuna legge italiana. 
Anche se riconosciuti, i ragazzi con questo problema, attualmente, non godono di alcuna tutela specifica, a differenza di quanto accade in numerosi stati europei.La dislessia è una sindrome che secondo gli esperti di queste malattie non si guarisce, "è una disabilità dell'apprendimento di origine neurobiologica”, che va individuata da subito, nei bambini piccoli, per evitare gravi conseguenze.Il bambino dislessico sottoposto ad un metodo di apprendimento usuale, riesce solo con un grande dispendio di energia e concentrazione a ottenere risultati che per i suoi compagni e per il suo insegnante sono quasi banali. I bambini dislessici spesso non vengono compresi, poiché passano per pigri o per stupidi. Questo li porta a perdere la propria autostima, a forme di ansia, a crisi che li portano a rigettare il mondo della scuola, rinunciando in questo modo a molte possibilità che la loro capacità di memoria standard invece consentirebbe.Alcuni genitori di bambini dislessici si sono preoccupati di richiamare l'attenzione dello Stato sui loro figli e i loro problemi, con il fine di raggiungere l'obiettivo da loro sperato: una legge specifica e adatta per la formazione scolastica dei bambini con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento). La questione, trattata con superficialità nelle precedenti riforme, riceve una risposta dal disegno di legge d'iniziativa dei senatori Cusumano e Barbato comunicato alla Presidenza il 25 Maggio 2006.dIl DDL prevede il ricoscimento del disagio attraverso un test e conseguentemente al risultato positivo l'utilizzo di sussidi come computer, calcolatrici, registratore, videoscrittura, correttore ortografico al fine di ridurre i disagi formativi e motivazionali. Accanto ai sostenitori del progetto presentato, vi sono coloro che al contrarIo si oppongono ad una diversa forma di insegnamenTo per quanti riportino questi disturbi. La professoressa Margherita Pellegrino, con un'esperienza ventennale d'insegnamento alle spalle, afferma in una lettera aperta: “Nella mia esperienza di insegnante gli alunni frustrati, depressi e con difficoltà di relazione sono quelli che sono stati diagnosticati come portatori di questi disturbi, l'offesa e la vergogna più grande che si può dare a un bambino è dire che lui è incapace di fare cose ed è diverso dagli altri”. Per la professoressa esiste il reale pericolo che l'istruzione “venga ingabbiata da parametri neuropsichiatrici attraverso i quali venga stabilito chi dovrà proseguire gli studi regolarmente e chi no perchè riconosciuto incapace, attraverso un test”.Forse, si chiede la professoressa, alcuni “vip” dislessici come Gustave Flaubert, Albert Einstein, John Fitzgerald Kennedy o Pablo Picasso, non avrebbero avuto le stesse professioni di prestigio se ai loro tempi ci fossero state norme come quelle che esistono oggi. Ma forse, si chiedono anche i genitori di questi bambini, i loro figli non hanno, allo stato attuale, la stessa possibilità di sviluppo professionale garantito ad ogni individuo? Ad ogni modo secondo l'art. 3 della Costituzione italiana: “é compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli... che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese...”. Alessia Di Pietro