Dislessia

Scuole come ospedali: non più somari ma malati/Lettera di protesta contro articolo del "il Giornale"


RIPORTIAMO QUI DI SEGUITO UN ARTICOLO A DIR POCO ASSURDO E LA LETTERA DI PROTESTA A DETTO ARTICOLOdi Guido MattioniFonte: Il GiornaleIl Sistema sanitario nazionale riconoscerà come patologie i cosiddetti «disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico». Così ad esempio chi fatica in matematica verrà dichiarato affetto da «discalculia» e assistito di conseguenzaDa ieri è legge. Anche un caprone in matematica quale era ai suoi più che remoti tempi scolastici chi scrive - «Bestia!», mi apostrofava il professore di liceo - ha una possibilità in più. Farsi dare per malato dal Sistema sanitario nazionale in quanto affetto da una delle patologie finite sotto l'ampio ombrello della sigla Dsa, che sta per Disturbi specifici di apprendimento. Tutto, in altre parole, potrà essere fatto passare per una forma di dislessia. Malattia quella sì davvero grave, ma che non dovrebbe diventare, almeno alla timida logica del buon senso, il cavallo di Troia per trasformare di fatto le nostre scuole in ospedali. O quel che è peggio i nostri ragazzi in precoci frequentatori dei lettini degli psicologi. Senza dimenticare che una diagnosi di Dsa, magari sbagliata, ricevuta in età scolare, accompagnerà il soggetto lungo tutta la vita, anche nei futuri colloqui di lavoro.E invece è proprio nella direzione di una grande clinica regolata dal suono della campanella che la neo-legge sembra portare. Con esiti in parte esilaranti. Nel caso infatti che il giovane “malato” manifesti palese intolleranza a numeri, percentuali e radici quadrate, si parlerà di “discalculia”. Qualora accusi invece manifestazioni allergiche nei confronti della scrittura, il medico gli diagnosticherà una “disgrafia”. Che nei casi più gravi può peggiorare in “disortografia”. Disturbo che qualche cervellone con evidenti incompatibilità - lui sì - all'uso di una decente lingua italiana, ha già attribuito nel suo vergare ostrogoto a «difficoltà nei processi linguistici di transcodifica». Un tempo bastava molto meno per essere bocciati.La legge, della quale forse non proprio tutti sentivano la mancanza, è stata invece approvata all'unanimità dalla Commissione Cultura del Senato. Che ha dato così il via definitivo al pacchetto di norme sui «Disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico». Pacchetto che aveva come prima firmataria la senatrice Vittoria Franco del Pd. Evidentemente, proprio come le vie del Signore sono infinite - ma Lui ci mette un po' più di scrupolo - lo sono anche quelle dell'unanimismo bipartisan. Col risultato che il "Sì" è stato bulgaro. Tutti allineati. Guido Possa e Franco Asciutti, entrambi del Pdl e rispettivamente presidente e capogruppo in Commissione, non hanno per esempio lesinato sull'aggettivazione generosa definendo «storica» una legge che introduce tra le patologie dell'apprendimento anche oggettivi orrori linguistici (su quelli di merito si cimenteranno gli scienziati) come appunto le succitate discalculia e disortografia. Tant'è.La platea dei legislatori entusiasti ci informa inoltre che «con la nuova legge gli insegnanti dovranno essere consapevoli che per valutare in modo giusto e corretto gli alunni con disturbi di apprendimento servono criteri differenti». Quali? «Per esempio compiti più brevi, visto che fanno molta più fatica, privilegiare le interrogazioni orali sulle verifiche scritte, attenzione al contenuto dei temi più che agli errori ortografici o alla capacità di risolvere un problema più che alla conoscenza mnemonica delle tabelline». Quelle «vecchie reazionarie», manca soltanto da aggiungere.Non basta. Mentre la scuola deve fare i conti con le dimensioni bulimiche alle quali è stata lasciata arrivare la platea dei precari, la legge appena approvata stanzia due milioni di euro da qui al 2011 al fine di formare i docenti - si immagina pagando degli psicologi - preparandoli così «ad acquisire la competenza per individuare precocemente i segnali di disturbo» negli allievi. E ancora: la diagnosi «dovrà essere effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Sistema sanitario nazionale e sarà comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello studente». Con i genitori che potranno anche chiedere, nel caso di un figlio “disturbato”, orari flessibili sui loro posti di lavoro. Basteranno un «due più due fa cinque» o qualche zampa di gallina scarabocchiata sul foglio. È il nuovo che avanza.Lettera di protesta contro articolo del "il Giornale"pubblicata da Michela BettinelliFonte: FacebookGentilissimo direttore. Le scrivo perché sono a dir poco orripilata dall'ignoranza, incompetenza e dalla mancanza di sensibilità mostrata dal suo collaboratore Guido Mattioni. La definizione che lo stesso da di sè è assolutamente corretta: "caprone in matematica", probabilmente è caprone in tante altre cose nella vita. Tra cui l'informazione giornalistica. Il suo professore di liceo alla fine non sbagliava più di tanto. Sono contenta che al signor Guido Mattioni non sentisse la mancanza di una legge sulla dislessia, perché evidentemente non ha mai avuto modo di conoscerla. Questo si evince anche da come parla e scrive. Di sicuro lui non sarebbe stato scambiato per un DSA in quanto il suo quoziente intellettivo non sarebbe rientrato nei canoni medio alti che caratterizzano il disturbo.Giusto per fornire un'informazione corretta al suo collaboratore, le faccio presente che non si tratta di una malattia. Mi pare inutile sprecare tempo nel tentare di controbattere le castronerie scritte nell'articolo da lei pubblicato. Se avessi svolto un tema simile in classe durante gli anni del liceo, il mio professore avrebbe certamente scritto un bello 0 con nota affiancata: " non hai capito niente dell'argomento che ti è stato assegnato".Mi vergogno che nel 2010 non si sia in grado di dare un'informazione giornalistica di tale importanza senza scrivere baggianate e commenti assolutamente poco rispettosi per chi conosce il "problema" e per chi tutti i giorni aiuta e combatte con gli studenti che soffrono di questo disturbo (perché, caro il mio Guido Mattioni, di disturbo si tratta e non di malattia, te lo riscrivo perché magari la tua memoria a breve termine non funziona o fai fatica a comprendere il testo scritto) e per tutti quegli studenti che per anni non hanno visto riconosciuto il proprio diritto di vivere la scuola e l'apprendimento in modo sereno e costruttivo.Caro direttore, io sono una di quelle che il suo collega chiama "studente disturbato", mi sono laureata con 110 e lode in archeologia classica, non ho mai preteso niente da nessuno ma soprattutto non saprò scrivere bene ma certamente ho imparato cosa sia il rispetto verso le altre persone.Spero che in futuro Il Signor Guido Mattioni possa informarsi in modo serio, e non raccogliendo informazioni a caso su internet (cosa che se tra l'altro avesse fatto, gli avrebbe consentito una figura migliore di quella che ha fatto a livello nazionale).A proposito, per me niente precoci psicologi, ma tanti 3 e 4 in matematica. La cosa inquietante è che ogni qual volta in Italia esca una legge importante e civile, si da immediatamente per scontato che venga mal applicata e utilizzata in malafede. Non è che la malafede sia insita nel suo commentatore come in tanti altri che non riescono a concepire un mondo in cui le diversità possono non dar luogo a ghetti ma ad uguali opportunità di espressione e affermazione?Quella che Mattioni chiama "allergia alle parole" non è una malattia, ma la facile ironia che dimostra allergia ai contenuti è sicuramente una patologia grave soprattutto per chi usa i mezzi di informazione per farne sfoggio.E' sicuramente più importante costruire una campagna giornalistica di due mesi su qualche appartamento dei potenti piuttosto che spendere qualche giorno per approfondire la conoscenza di provvedimenti legislativi che tentano di portare la sempre più disastrata scuola di questo nostro paese a un livello in cui rispetto e dignità e possibilità formative siano ancora valori fondanti.Firmato.Una dei tanti caproni che è assolutamente felice della legge sui disturbi specifici di apprendimento.