Dislessia

LETTERA A "IL GIORNALE" DOPO L'ARTICOLO DI OGGI SULLA LEGGE SULLA DISLESSIA


Foto: Franco Giorgioa: IL GIORNALEAlla Cortese att.ne del Direttore VITTORIO FELTRIP.C.  GUIDO MATTIONIFinalmente è stata varata quella che da alcuni è già stata definita una "legge storica", che riconosce anche la disgrafia/disortografia (difficoltà nelle manifestazioni grafiche) e la discalculia (difficoltà nello svolgimento di calcoli) come difficoltà specifiche di apprendimento. Ma come al solito non mancano le voci fuori dal coro, che parlano di provvedimento che "trasformerà le scuole in ospedali"  e questo su “ Il Giornale”di oggi a pag. 17.  Per quanto questo articolo sia offensivo, oltraggioso, non lasceremo che le parole di questo giornalista " esperto " di dislessia possano intaccare la gioia di tutte quelle famiglie che vivono quotidianamente sulla loro pelle questo problema.Vorremmo spiegare al Sig. Guido Mattioni che scrive sul vostro giornale che sarebbe utile, prima di scrivere su tematiche riguardo le quali pare davvero poco afferrato, che perlomeno abbia la serietà di documentarsi.Per questo, carissimo Mattioni ci permetta di darle una mano a comprendere: alcuni  mesi fa, la principessa Beatrice di York, figlia di Sarah Ferguson e del principe Andrea di Inghilterra, ha confessato di soffrire fin da piccola di dislessia. Beatrice, in realtà, non è la sola a combattere questa battaglia: anche Tom Cruise, Liv Tayler, Robin Williams, per fare qualche esempio, soffrono dello stesso problema. Il loro successo dimostra che la dislessia non è una malattia invalidante e insuperabile, ma un problema che può essere tenuto sotto controllo o superato. Vediamo come.E’ ormai consolidato che la dislessia si manifesta, come Disturbo della Lettura, ed è uno dei Disturbi dell’Apprendimento (DSA); gli altri Disturbi dell’Apprendimento si riferiscono a difficoltà di scrittura (disortografia e disgrafia) e di calcolo (discalculia).La dislessia è un fenomeno piuttosto frequente (in Italia interessa circa il 3-4 per cento della popolazione scolastica).Di fatto, benché si tratti di un disturbo facilmente codificabile dal clinico, spesso si verificano ritardi nel riconoscimento del problema e quindi nella diagnosi e cura. Ad un ritardo della diagnosi corrisponde un complicarsi della situazione del bambino, sia sul piano degli apprendimenti che diventano difficili, sia sul piano relazionale, sia su un piano più intimo e profondo, come incremento della sensazione di disagio, inadeguatezza, insicurezza, disistima.Ci sono vari studi che hanno cercato di conoscere e comprendere le radici di questo problema. Secondo alcuni la dislessia è causata da piccole alterazioni dell’apparato neurobiologico. E’ legata cioè a un disturbo, talvolta ereditario, che rende difficile imparare a leggere e scrivere nei tempi medi. I bambini dislessici hanno, in pratica, un problema di percezione che rende difficoltosa l’organizzazione spazio- temporale di eventi, concetti e anche sequenze di lettere o numeri. Le persone dislessiche non presentano, quindi, problemi di ordine cognitivo, neurologico, sensoriale, emotivo o sociale. Non sono cioè meno intelligenti o brave, semplicemente mostrano alcune difficoltà nello svolgere attività automatiche per i loro coetanei. Secondo altri invece i bambini dislessici soffrirebbero di ansia di prestazione, a tal punto da non riuscire ad utilizzare in modo ottimale le loro capacità. Si tratterebbe quindi di bambini molto sensibili e molto intelligenti: il pensiero è molto più veloce e rapido, ma affettivamente restano dipendenti dall’approvazione dell’adulto e percepiscono come colpa il loro sentirsi diversi.La dislessia può essere più o meno grave. Quando non impedisce di capire il testo e di leggere a una velocità accettabile, un intervento nei primi anni di scuola può portare la persona quasi a “compensare” il problema. Arrivare a leggere capendo e impiegare poco più del tempo normale, pur commettendo alcuni errori, non costituisce un pregiudizio per lo studio. Se le difficoltà sono maggiori, vengono considerati opportuni, dopo le medie, corsi di tipo professionale. Questo discorso però vale per l’Italia, perché i licei o le università del nostro Paese non sono attrezzate per ricevere uno studente dislessico, cosa che non succede invece negli USA, in Inghilterra e in Olanda, dove si incontrano diversi laureati dislessici. Americani, inglesi e olandesi, infatti, stabiliscono per legge l’obbligo per le scuole di fornire aiuti compensativi, come i libri sonori. È evidente che l’impedimento allo studio non appartiene al dislessico, ma alle strutture della scuola italiana.Oggi finalmente abbiamo anche nel nostro Paese una legge, ora si tratta di lavorare affinchè quanto previsto diventi operativo nel mondo della scuola, con la speranza che anche coloro che hanno in mano lo straordinario strumento dell’informazione ne facciano un uso utile ad una causa che rende onore ad un Paese che vuole considerarsi civile. Cordialmente Franco GIORGIO02/10/10FONTE: FACEBOOK