Ombre

Dionetta


     Ci fu un tempo in cui gli uomini e le donne avevano poco tempo per tutto, il lavoro dall'alba al tramonto, i risultati non sempre quelli attesi, a riempire le ore.     In quegli anni si trovò a vivere il temibile bisnonno Francesco... nato povero, ignorante ma animato da una forza incontenibile, imparò a leggere e scrivere ed a far di conto in galera dove soggiornò un certo tempo per una questione d'onore. Fuori, fu tutto uno sprigionar d'energie... coltivava terra ed altra ne acquistava col ricavato dei raccolti venduti... per farla breve diventò un ricco possidente nel breve volgere di un pugno d'anni, ricco al punto che ancora si narra, in paese, come acquistasse pesce freschissimo per i propri gatti laddove a molti mancava anche il pane.     Ebbe due figlie, alla prima diede il nome di Dionetta, omaggio alla memoria del mondo classico, la madre di mia madre.     Non ebbe figli maschi ma nonna Dionetta non gli fece pesare la cosa: dura, energica, rimasta ben presto da sola ché la sorella finì male, cosa che risultò funzionale alla riunione di tutte le cose possedute, andata in moglie all'idealista Agostino, la testa dietro le sue idee di eguaglianza, già fondatore di una delle prime sezioni dell'allora nato Partito Comunista, cosa che avrebbe garantito una sua scarsa interferenza negli affari della famiglia del patriarca.     In breve la nonna si ritrovò a decidere per tutti, i sei figli e le rispettive famiglie, sul governo delle cose.     Non c'era possibilità di annoiarsi nemmeno per i numerosi nipoti: già a sei-sette anni in grado di andare avanti ed indietro con l'asino carico a rifornire d'acqua gli operai impegnati nei campi, ad aiutare nella raccolta delle olive e delle carrube.     La nonna aveva una sua cosa, ne parlavano in maniera reticente i figli quasi a tener fuori noi bambini... parlava con gli spiriti...     Spiriti buoni, i monacelli, spiriti cattivi, quelli che importunavano il sonno dell'uomo giusto.     Accadde una volta che si andasse tutti a piedi verso una lontana proprietà, diciamo una decina di chilometri dalla casa... Dionetta, in prima fila come suo solito, era particolarmente nervosa... ci volle più di una domanda, più di un'esortazione perchè lei ne parlasse.     La notte era venuto a farle visita un monacello... tutto chiuso nel suo piccolo saio, sorridente, le aveva detto che se avesse scavato, a poca profondità, in un angolo di una piccola radura situata lungo il sentiero che conduceva alla proprietà, avrebbe trovato una pignatta in coccio piena di monete e di oggetti d'oro...     La cosa lasciò perplessi, noi piccoli facemmo fatica a capire, i presenti... questa fissazione del dialogo con presenze altre della nonna era vista come un unico vezzo futile in una vita ben radicata nella terra... giungemmo finalmente, gli ultimi metri percorsi di corsa da Dionetta, nel luogo indicato... non ci volle molto a notare, evidenti i segni di terra smossa da poco, dei frammenti di coccio, la forma curva come quella dei recipienti in ceramica povera atti a contenere l'acqua da bere o le minestre... di monete, di oro, nessuna traccia...     La cosa sconfortò Dionetta... qualcuno, lesto, l'aveva preceduta... ci trattenemmo poco, giungemmo di lì a poco nella vigna da vendemmiare...