Io, a volte

...tornare a casa...


Le tragedie sono sempre un brutto evento, ma quando ti toccano da vicino lo diventano ancora di più…ed allora ti metti a pensare e a ripensare, non ci dormi la notte, cerchi di fare altro ma la mente ti riporta sempre lì… E ritorni indietro nel passato, a quante volte hai fatto la traversata… dieci volte, venti? Centinaia…migliaia…E sei così abituato che non è più nemmeno magia salire sul ponte per vedere lo stretto, se sei sulla traghetto resti chiuso in macchina e aspetti… Si ha un po’ di timore solo se il mare è grosso, ma non pensi mai alla catastrofe: è solo paura di patire mal di mare, nulla più…Quante giornate di mare in burrasca, tra le sferzate del vento e il beccheggiare della nave intanto che le onde impetuose ricoprivano il ponte… A volte il movimento era tanto profondo che l’oblò scompariva sommerso dall’acqua…Eppure noi si scherzava con la tipica incoscienza dei ragazzi, quelli che nulla li sfiora: sono intoccabili…Adesso vediamo anche i pesci, dicevamo tra noi ma il pericolo non ci sfiorava, tornavamo a casa, non desideravamo null’altro… La natura ci era amica, con occhi benevolo nonostante la perfida apparenza ci accompagnava a casa…. Mai pensato nemmeno per un attimo ad un errore umano, le coste sono lì, vicinissime, sembrano toccarsi, i nostri uomini conoscono profondamente la zona… E poi tu hai un solo obiettivo, quello di tornare a casa, trovare pace dopo una giornata di studio o lavoro tra l’affetto dei tuoi cari… E per tornare a casa la strada verso il porto o l’imbarcadero la fai di corsa se hai appena sentito dalla sirena il suono lungo  che annuncia che manca un minuto alla partenza e quante volte hai saltato sulla passerella incurante che gli ormeggi erano già stati levati…tornare a casa…tornare a casa…tornare a casa… Poi si diventa grandi e si passa il timone  ai figli…la vita relazionale con la Sicilia è così intrecciata che se ne vive per intere generazioni  ed ecco che si cambia…Si subisce il momento del ritorno a casa di tuo figlio e temi soprattutto che lui faccia le stesse intemperanze che hai fatto tu, le stesse corse sfrenate tra il traffico e i salti nel vuoto…tu eri pronto a rischiare ma non vuoi accettare che anche per tuo figlio l’importante è tornare a casa…Ieri sull’aliscafo, tra le tante persone, c’era anche una mia collega che abita a Messina e proprio ieri pomeriggio a scuola, prima della tragedia, mi raccontava che al porto di Messina ogni giorno va a prenderla il marito che porta anche il suo bimbo che ha 18 mesi … Che gioia che ha quando mi vede, mi raccontava, e aveva gli occhi lucidi di commozione e di orgoglio materno… Come sarà, Angela, la tua prossima traversata? E la mia? Adesso abbiamo una nuova consapevolezza….L’inimmaginabile è accaduto!