Io, a volte

I nuovi poveri


È un concetto che negli ultimi tempi si sente ripetere spesso… Per dirla all’americana, sono gli “working poors”, i lavoratori poveri, coloro che pur lavorando riescono soltanto ad avere un tenore di vita equiparabile a quello che avrebbe un disoccupato…Noi italiani che ci vogliamo distinguere li chiamiamo “poveri in giacca e cravatta”, è solo un abbellimento di forma, nella sostanza nulla cambia, un po’ come accadde al netturbino, improvvisamente divenne operatore ecologico ma sempre lo stesso lavoro faceva… Il nuovo povero appartiene ad una categoria di persone di vari settori della società italiana: il pensionato, il disoccupato, il single che da poco ha abbandonato la famiglia per volare da solo (?), la donna separata (quella che ha in affidamento i figli ma non riceve l'assegno di mantenimento dall'ex coniuge), gli uomini separati (quelli che versano regolarmente l'assegno di mantenimento all'ex coniuge affidatario dei figli), i dipendenti a reddito fisso che patiscono il calo del potere di acquisto del loro reddito, gli emarginati dalla società perché soffrono di malattie invalidanti, famiglie con 3 e più figli a carico, giovani che non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro… qualcuno azzarda a chiamarli poveri grigi, quelli, cioè che son sospesi tra normalità e miseria, quelli che non dovrebbero appartenere alla povertà nella pura accezione del termine, eppure ci sono, e stanno in una specie di limbo… altri ancora li chiamano i penultimi, quelli che han perso speranza e coraggio e risentono risucchiare verso il basso fino ad avvicinarsi verso la soglia della povertà. Soglia di povertà? Per rendere chiaro il concetto è quella condizione reddituale che fa vivere una famiglia di un solo componente a 521,70 euro al mese, la famiglia di 2 persone, famiglia standard, a 919,98 euro mensili e quella composta da 7 persone a 2.086, 89 euro mensili…Dal rapporto Istat 2005 leggo che in Italia 3.000.000 di famiglie, 7.000.000 di persone, cioè il 13,2% della popolazione, sono scese sotto la linea di povertà relativa termine che tradotto in termini spiccioli significa che quelle persone, 7000000, non sono riuscite a raggiungere la soglia della spesa media mensile. Dal dato Istat emerge ancora che in Italia si sono formate 4 classi di famiglie: le sicuramente non povere, quelle a rischio povertà, quelle appena povere e le sicuramente povere…Ma concretamente, quali prove deve superare il nuovo povero nella vita reale, e soprattutto chi è un nuovo povero… Secondo l’Eurispes, l’Italia è un paese ricco di risorse ma abulico…è un paese schiacciato dal presente e incapace di proiettarsi nel futuro…un paese dove la classe media è schiacciata sempre più verso la povertà e le retribuzioni da lavoro dipendente erose dalla forte perdita del potere di acquisto della moneta…un paese danneggiato dall’inflazione e dalla recessione  ecceccecc…un discorso questo che meriterebbe il dovuto approfondimento ma voglio fermarmi sull’evidenza dei fatti più che sulle cause del fenomeno…Ricordo che un paio di anni fa alla radio ascoltai la notizia che a Milano la Caritas puntava il dito su un dato allarmante; nei punti di distribuzione di latte e pane originariamente previsti per gli extra comunitari le fila si allungavano sempre più di pensionati milanesi…oggi la situazione è ben più grave… Sempre a Milano c’è gente che vive in macchina quando non ha parenti disponibili ad ospitarli e se la macchina è un lusso li ritroviamo  a dormire sui sedili delle stazioni ferroviarie… E altrove c’è gente che non usa né telefono né telefonino, gente che non compra parmigiano e olio, che non usa la macchina perché si è guastata e non ha i soldi per ripararla, chi guadagna 700/800 euro al mese come autoferrotranvieri e autisti di servizi pubblici a contratto e intanto pagano 600 euro di affitto per la casa, gente che chiede alle parrocchie di potere prendere vestiti e scarpe per i suoi bambini, quei  vestiti e quelle scarpe che sarebbero stati destinati ai bambini africani, e chi si nutre attraverso il piano di recupero alimenti in scadenza, i cibi ritirati dai supermercati un paio di giorni prima della scadenza, misura pensata dal comune di Roma per i nullatenenti e adesso dirottata alle famiglie in stato di indigenza…Di chi è la colpa? Cosa fatta capo ha, dice qualcuno, ed in effetti perdere tempo a trovare il colpevole non farebbe altro che aumentare il disagio… diamoci una mossa allora, facciamoci sentire, finiamola di girare attorno al problema facendoci distrarre da banalità messe lì apposta per allontanarci dal vero problema…I nuovi poveri siamo tutti noi, la tiriamo fuori la nostra dignità di persone?