Io, a volte

Divagazioni riflessive…


Oggi in macchina, in attesa che uscisse la bambina da scuola, ero sola con i miei pensieri e, come sempre accade in questi bei momenti di pace e di isolamento dal resto del mondo, ho cominciato a riflettere su una parola… ...Tolleranza… E, ancora una volta, mi sono resa conto che la lingua italiana si presta ad un gioco strano, mille sono le sfaccettature che le fanno contorno; lingua difficilissima ma perfetta, mi piace definirla; troppo tardi ne ho scoperto i riflessi affascinanti. Si fa presto ad invitare alla tolleranza quando molto più spesso noi civilizzati usiamo questo termine come sinonimo di superiorità nei confronti dell’altro… Ti tollero perché sono buono…Quante volte lo abbiamo detto rivolgendoci ad un’altra persona, e se abbiamo avuto il buon senso di non esprimere questo concetto offensivo, sicuramente lo abbiamo pensato… Ed allora che significa questo invito alla tolleranza con cui si fa leva sulla nostra accettazione del diverso da noi? Che li accettiamo nella nostra qualsivoglia comunità ma continuiamo a sentirci superiori? E quale termine potrebbe sostituirsi a tolleranza per far si che quel nostro motto di latente e celata superiorità  sparisca? Io voglio accettare ciò che è diverso da me, voglio capire il limite di ciò che ci rende diversi ma al contempo non voglio perdere nulla di me, della mia identità, delle mie radici, voglio conoscere il punto di vista degli altri ma non voglio perdere di vista il mio… Voglio poter raccontare alle mie figlie di quando il loro nonno soldato fu mandato come scorta ad un treno che da Trieste doveva raggiungere una località tedesca oltre il Reno e dovrei dire che sul quel treno c’erano persone, ebrei mandati nei campi di sterminio e nel dire questo dovrei riconoscere che l’Olocausto è un fatto vero della nostra vita, non posso dimenticarlo: è la mia Storia; così come voglio comprendere perché se visito una moschea devo togliermi le scarpe… E allora? Tollero o accetto? Ci fosse qui il buon Guzzanti figlio direbbe, la seconda che hai detto… Ed allora per dare concretezza al mio impegno morale se mi fosse possibile stasera dovrei ospitare a cena un discendente della tribu degli Azende… E se un tipo come lui ad una tipa abbastanza in carne come me dovesse dire,… non preoccuparti di cucinare ci penso io quando arrivo…, che faccio? Comincio a preoccuparmi o continuo ad accettare? E qui finisce il gioco, a tutto c'è un limite!