Io, a volte

Le cose che non ti ho mai detto


(e che mai ti dirò)Tutto è cominciato una fredda notte d’inverno. Le cose sono state subito difficili e ciò che per tanta gente è un bel momento per Te si è rivelato pieno di ansia e di preoccupazione. Mi hai sempre raccontato di questo parto difficile, un bimbo, bello grosso per giunta, con due giri di cordone ombelicale attorno al collo, non deve essere stato semplice farlo nascere in casa circa 50 anni fa… Eppure ce l’ho fatta, nera asfittica e gelida, ma ho resistito… Pare che quella mattina il freddo fosse intenso e le bottiglie piene di acqua calda non bastavano a risolvere la mia ipotermia così mi hai messo vicino a Te per scaldarmi con il tuo calore e hai cominciato ad allattarmi, ma la situazione non è migliorata. Qualche giorno dopo hai avuto una mastite per ingorgo di latte, talmente grave che è arrivato un chirurgo per operarti, e il medico quando tornava per la medicazione trovava la ferita chiusa, la garza all’esterno e l’infezione che sotto covava al punto che doveva tagliarti ancora… Cose da altri tempi, oggi ti avrebbero dato un paio di minuscole pillolette e il latte sarebbe andato via in un paio di giorni. E tu hai continuato ad allattarmi con l’altro seno fino a che, mi dicevi, la mia ingordigia di neonata che voleva crescere ha fatto si che ti staccassi quasi il capezzolo ragion per cui dopo due mesi hai dovuto sospendere l’allattamento… Roba d’altri tempi, oggi ti direbbero che hai le ragadi e prima del parto ti consiglierebbero di preparare il capezzolo all’allattamento per evitare questo spiacevole inconveniente… E la sintonia si deve essere fermata lì, tutto deve aver cominciato ad andare a rotoli sin da quei tempi… Non deve essere stato facile alimentare un mostriciattolo che per filosofia paterna non doveva essere abituata al biberon e al ciuccetto… Che potrà mangiare questa bella di papà? E dopo vari tentativi andati a male ecco che trovo graditi gli spaghettini super fini tagliati ancor più finemente, roba non facile da imboccare a chi non ha ancora 3 mesi… E crescendo le cose non sono migliorate… Nel frattempo si era intromessa la presenza ingombrante di questo padre adorato e il mio mettersi in mezzo in qualunque situazione, una vera suocera in erba. Non eri nemmeno libera di lavargli gli indumenti o di portare un suo vestito in lavanderia. Nel primo caso era perché tu non sapevi lavarli bene come avrei fatto io e nel secondo perché mi veniva il dubbio che andassi a regalare il vestito a qualcuno… Insomma, non so bene perché ma non ti ho mai sentito vicino… Qualcuno, non ricordo nemmeno più chi, mi diceva che mai dalla mia bocca è uscita l’esclamazione più facile a questo mondo… Mamma mia, io non l’ho mai detto… Nemmeno quando cadevo sbucciandomi perennemente le ginocchia ho esternato quelle due parole… So che hai avuto una vita difficile, ti hanno costretto ad un matrimonio che non volevi, erano tempi di guerra e da sposata saresti stata una bocca in meno da sfamare; so che da quel matrimonio è nata una figlia che è morta quando aveva 15 anni; so che quel matrimonio è finito subito e male, e che fino al ’52 della tua vita non si sa nulla come se ci fosse un velo a coprirlo…Poi hai incontrato mio padre e se alcuni problemi, quelli pratici, sono finiti ne sono cominciati ben altri… E’ stato strano il vostro rapporto… Liti assurde trascinate all’inverosimile, le sue urla e i tuoi dispetti… e in mezzo questa figlia strana da gestire, quella che non voleva si dicesse che ti somigliavo fisicamente e mi offendevo a morte con il malcapitato, quella che dormiva stretta alla maglia interna del padre (fuori per lavoro) così come Linus con la copertina… E così come non ho mai detto ,mamma mia, così non ho mai avuto la naturalezza di confidarmi con te ma ricercavo fuori quella presenza adulta con cui sostituirti, una zia, una cugina più grande, con la conclusione di peggiorare le cose, ancora non avevo capito che bisogna scegliere con cura le persone di cui fidarsi, e infatti le signore in questione dopo venivano da te a raccontarti tutto con il risultato di inasprire ancor di più la situazione… E poi il fascino del figlio maschio, quello che era simpatico, rubava sempre la scena con naturalezza, tutto ciò che faceva era ben fatto…E così mi sono buttata nelle cose che mi potessero distinguere da lui e che in un certo senso riuscissero a darmi visibilità e considerazione, lo studio e la disponibilità… Ad un suo 2 rispondevo con un ottimo, al suo no io dicevo sempre si… Ma quanto a raggiungere l'obiettivo prefisso il nulla assoluto. E con il trascorrere degli anni, quelle cose che io facevo non erano mai abbastanza per la tua attenzione e la tua considerazione… C’era sempre qualcosa che sbagliavo a fare e c’era sempre qualcuno che era meglio di me o degno di maggiore considerazione. E se Liliana era una persona a posto perché nonostante il lavoro riusciva a curare le figlie,2, era meglio di me che curavo le figlie,3, nonostante il lavoro… E se qualcuno si complimentava per il modo con cui io curavo le mie figlie, in te non c’era motto di orgoglio ma di rabbia perché non dicevano lo stesso per gli altri tuoi nipoti… E se io provavo a confidarmi con te, e ci ho provato mille volte,  mai una parola buona o che potesse sdrammatizzare ciò che io sentivo come un macigno, era sempre come se mettessi benzina sul fuoco… E tra di noi la presenza di quell’uomo che, in modi diversi, abbiamo amato nonostante tutto, e i miei occhi che si illuminavano al solo vederlo ma che non hanno mai brillato nello stesso modo per guardare Te… E quando è morto, e io sono arrivata non ti sei alzata per abbracciarmi né io mi sono avvicinata per fare io il primo passo… Il giorno dopo quando è arrivato mio fratello ho assistito all’abbraccio che naturalmente vi siete dati, lì per lì non ci ho badato, era altra la mia sofferenza in quel momento, ma ho conservato quel dato visivo e l’ho rielaborato in seguito, così come ho rielaborato dopo un altro dato importante di quel giorno: a me ha telefonato personale della clinica per avvertirmi della morte di papà, a mio fratello hai telefonato tu… E pensare che mentre lui moriva noi due eravamo al telefono, e dopo non è stato bello sentirsi dire, non ero lì perché parlavo con te al telefono… Che dire in questo giorno? Solo amarezza! Vicine come localizzazione territoriale, ci separano appena 50 metri eppure distanti anni luce per il resto. A volte ti vedo passare mentre sono fuori in balcone e mi chiedo come mai non guardi da questa parte, a me verrebbe spontaneo dirigere lo sguardo laddove so che abita mia figlia…Non mi ricordo una telefonata in cui tu abbia esordito chiedendomi come stessi, prima mi hai declinato tutte le problematiche e solo a fine della conversazione un freddo e distante, state bene?   Probabilmente nemmeno ci sentiremo oggi, è da tempo che ho instaurato un manuale di autocomportamento per la mia salvaguardia mentale, non vedere, non sentire per non soffrire. Di una cosa so che debbo ringraziarti però, grazie al nostro disastroso e disastrato rapporto sono riuscita a costruire qualcosa di bello con le mie figlie. Errori con loro ne ho fatti e continuo a farne ma sono sicura che mai lamenteranno una mia mancanza d’amore e di pensiero nei loro confronti… Non volermene se non chiudo con la solite parole di prassi… Non ci riesco…