Io, a volte

Il vecchio e il nuovo


Quando ero piccola, tanti anni fa, tutte le mattine venivo svegliata dai campanelli che le capre portavano al collo. Era ancora il tempo che il gregge percorreva le vie cittadine di ritorno dal pascolo verso l’ovile, e la zona a nord di Reggio era ancora un fiorire di giardini non devastato dal cemento…E tutte le mattine si beveva latte di capra appena munto. A volte si storceva il naso per alcune presenze che si trovavano, tutto natura si potrebbe dire, e anche se prima si filtrava, non c’erano ancora tutti quei ritrovati della tecnica che oggi permettono di soddisfare le voglie impossibili di figli viziati e incontentabili, e il colino non aveva una rete infinitesimale, e alcune palline pur piccine ma visibili all’occhio umano passavano… Oggi si parlerebbe di mancanza di igiene, magari interverrebbero i nas e anche i ris, ma noi siamo cresciuti bene uguale, nessuna intolleranza alimentare, stomachi che digeriscono le pietre, resistenza alla fatica  e soprattutto tanta capacità di meravigliarsi ancora… Sappiamo riconoscere e distinguere una capra da una pecora, se  abbiamo la fortuna di vederne ancora, un asino da un mulo, e qui non c’è bisogno di essere fortunati, tante persone che incontriamo nell’arco della nostra vita ne hanno assunto le caratteristiche…Ma i nostri figli non hanno questa fortuna, loro sanno che le capre oggi servono per manipolazioni genetiche. Gli studiosi (?) hanno accertato (e quindi testato in laboratorio) che dal latte prodotto da capre geneticamente modificate si estrae un farmaco in grado di annullare gli effetti tossici del gas nervino e del sarin…I nostri figli sono consapevoli che si cerca di limitare gli effetti dannosi piuttosto che combattere il male alla radice, e non si meravigliano più di niente… Hanno 20 anni ma sulle loro spalle pesano come fossero 100…