Io, a volte

Fare i cittadini è il modo migliore di esserlo…


Questo è il motto di Cittadinanza attiva, l’associazione nata nel 1978 per promuovere e tutelare i diritti dei cittadini… Io credo di essere una buona cittadina, osservo le regole anche quelle che non reputo giuste, pago le imposte e le tasse anche quando le reputo inique, e so che lo status di cittadinanza sottintende un rapporto scambievole di diritti e doveri tra me, cittadino, e il mio Stato… Recentemente mi sono resa conto che rivolgersi al mio Stato non è semplice, sono una persona comune e, nonostante la sufficiente cultura, spesso mi manca la conoscenza dei percorsi giusti, quelli istituzionalizzati, attraverso cui superare le pastoie burocratiche, e arrivare ad avere le risposte che chiedo… La stessa difficoltà, amplificata dal ruolo, l’ho riscontrata rivolgendomi agli organi dell’Unione europea… Il paradosso l’ho sfiorato quando mi sono rivolta al Mediatore europeo… Subito dopo mi è arrivata la comunicazione che un funzionario avrebbe esaminato la mia richiesta e che era stato aperto un fascicolo a mio nome… In tempo una settimana è arrivata la risposta definitiva: la mia richiesta era stata esaminata ma il Mediatore europeo non poteva far nulla per il caso che gli segnalavo in quanto lui interviene solo se il suo parere è richiesto da un organismo ufficiale… Esagerata la macchina organizzativa burocratica, ma sarebbe stato meglio che nella risposta mi avessero indicato un percorso alternativo che avesse potuto dare soluzione al mio problema…. E’ da agosto 2007 che assieme ad un gruppo di ormai amici seguo il caso di Carlo Parlanti, centinaia sono le e.mail inviate a mass media, politici, autorità, ministri, non ci sono risposte purtroppo… Solo alcuni, ma si contano sulle dita di una sola mano, hanno preso a cuore il suo caso, quasi adottando Carlo, come abbiamo fatto noi… Il senso di impotenza è grande, quasi come quello di amarezza che non ci abbandona mai… Siamo alla ricerca continua di alternative, di strategie… Ed è per questo che abbiamo anche scritto al Tribunale per i diritti del malato… Valentina alla sezione per il Lazio, io a quella per la Calabria, con tanto di firma comprensiva di nome e cognome e numeri di telefono personali, sperando e confidando che ci contattassero immediatamente ed invece la solita indifferenza… La difficoltà forse sta nel fatto che Carlo è detenuto negli Usa, ma resta pur sempre un cittadino italiano, e per di più comunitario, e per di più malato… Una persona che continuamente subisce angherie e torture psicologiche; lo fanno arrivare in ritardo alle visite prenotate da tempo e con difficoltà e subisce anche le punizioni del caso come se la colpa fosse a lui imputabile e non ai secondini; ha già sommato due ritardi, al terzo la punizione sarà impietosa: 3 mesi di carcere in più… Poche sono le persone che si interessano alla vicenda di Carlo, oltre la cordata spontanea di blogger, l’onorevole Marco Zacchera, Franco Londei, presidente dell’Associazione SecondoProtocollo, l’onorevole Luca Romagnoli, e da poco anche il dottor Marroni, garante della regione Lazio per i diritti dei detenuti, ma il loro sforzo e la loro collaborazione sembrano quasi a titolo personale… Non finiremo mai di ringraziarLi, ma siamo stanchi, vogliamo risposte e aiuti dalle Istituzioni, non ce la facciamo più a sbattere la testa contro il muro di indifferenza, abbiamo bisogno di chiarezza e di certezze, e Carlo più di tutti.