correggo e modifico un mio comportamento...Non invierò più mail o messaggi agli amici di blog alle persone inserite nell'elenco che Digiland identifica come blogamici, il più delle volte non ricevo riscontro, nemmeno una parola, nè un si, nè un no, nemmeno un va a... Mi si ignora totalmente, vai a capire perchè... I motivi possono essere tanti e tutti compresibilissimi; resta solo la mia delusione, alcune parole da gente con cui da quasi 2 anni condivido queste pagine me le sarei aspettate...D'altronde è il calore umano che fa resistere e induce ad andare avanti...
(Quella di oggi è già la seconda esperienza del genere, speravo che la prima fosse capitata per caso ed invece...)
Ad ogni buon conto, l'obiettivo è un altro in questo periodo così ho preso la decisione di scrivere sul blog tutto ciò che riguarda la collaborazione per Carlo Parlanti senza inviare più messaggi o mail personali...
Ecco il testo della mail che ho inviato oggi
Chiedo ancora una volta la Vostra collaborazione per Carlo Parlanti. Il 25
ottobre è il giorno previsto per la ri-sentenza e dovremmo scrivere in maniera
personale all'Ambasciata italiana di Los Angeles e al Console italiano di San
Francisco per evidenziare alcuni punti essenziali miranti tutti alla
salvaguardia della persona di Carlo, comunque vada quel giorno.
Nel testo
bisognerebbe seguire alcune linee principali per attenzionare la problematica ma
starà a Voi sistemarle nel corpo della mail seguendo il vostro pensiero in
merito.
1. Devono avere contezza delle reali condizioni di Carlo e devono
premere affinchè venga tolto dall'isolamento.
2. Il giorno della ri.sentenza,
alla fine, secondo l'evoluzione del processo, dovranno muoversi in due modi
differenti. Se si conferma la condanna e Carlo torna a Wasco devono accertarsi
che gli vengano prestate tutte le cure necessarie e devono chiedere che i suoi
diritti di detenuto siano garantiti. Nella prigione di Wasco pare che il
regolamento preveda niente contatti telefonici, o mail, o lettere per il primo
mese di detenzione. Se invece viene rilasciato in base al "time served" previsto
dallo Stato della California, il periodo già scontato è sufficiente, Carlo
sarebbe immediatamente espulso e a questo punto l'Ambasciata deve intervenire
perchè non gli accada nulla.
3.In caso di time served devono avvertire
immediatamente Katia, consentendole di parlare con Carlo.
Questi gli
indirizzi a cui inviare la
mail:
la.italcons@itwash.org
sf.italcons@itwash.org
roberto.falaschi@esteri.it
consolato.losangeles@esteri.it
e
in cc a:
katia@carloparlanti.it
callcenter@giustizia.it
Con preghiera
di diffondere ai Vostri amici affinchè anche loro inviino la mail
all'Ambasciata...
Illustre Signor Console italiano a Los Angeles,
sono un professore di Chimica presso una delle più prestigiose università italiane e, pertanto, mi trovo nella condizione di viaggiare all'estero per divulgare i risultati della ricerca italiana, nella fattispecie della mia. Per questo motivo sento il bisogno di essere rassicurato sulle tutele che il MIO Stato Sovrano è in grado di assicurare nel caso di controversie giudiziarie in paesi dove, evidentemente, non sono concessi gli stessi diritti di difesa a prescindere dal proprio reddito personale.
A tal proposito, sono preoccupato per la notizia, ultimamente diffusa con insistenza in internet, dell'esistenza di un caso di applicazione di norme estremamente rigide di coercizione carceraria, incluso l'isolamento che noi in Italia riserviamo quasi esclusivamente agli indagati per reati di associazione mafiosa, ad una persona il cui caso dovrebbe essere di Sua conoscenza. L'uomo in questione è il signor Carlo Parlanti, ora detenuto presso l'ospedale carcerario di Wasco perché in condizioni di salute mentale e psichica molto precaria. Non voglio entrare nel merito delle colpe del signor Parlanti, compito che lascio al giudice del processo di ri-sentenza che si terrà il prossimo 25 ottobre 2007; tuttavia, mi preme essere da Lei rassicurato sul fatto che il signor Parlanti subirà un giusto processo, tutelato anche secondo i criteri che NOI italiani riserviamo ai cittadini statunitensi in Italia, e che gli siano concessi tutti i diritti di cui deve poter godere un uomo, anche eventualmente giustamente condannato, a prescindere dalla sua condizione carceraria.
In primis la libertà di poter comunicare con i propri cari, siano essi uniti con vincoli giuridici che di pura amicizia, perché l'isolamento non è una sola pena che sconta il detenuto ma anche chi ad egli è legato. Non essendoci motivi per temere che la possibilità di comunicare con il mondo esterno possa inquinare le indagini, credo che sia indegno per un paese civile obbligare all'isolamento forzato un detenuto.
Nella mia analisi della condizione attuale voglio credere nella assoluta buonafede delle Autorità italiane nell'omettere di far sentire con forza la propria voce. Sarebbe un gesto di credibilità oltre che di umanità quello di mettere la famiglia di Carlo Parlanti in grado di essere tenuta costantemente al corrente delle condizioni di vita del detenuto. Una lettera appena divulgata lascia trapelare uno stato di forte malessere psichico, oltre che fisico, da parte del detenuto. Infine, un richiesta che scaturisce dalla mia natura umana e che consiste nel chiederLe un chiarimento: perché tutta questa mancanza di informazione? A chi giova?
Fiducioso di una sua degna risposta le porgo i miei più distinti saluti.