Bambina Indaco

CAMERON


Ieri sera, come capita raramente, almeno per quanto mi riguarda, avevo un importante appuntamento televisivo da non perdere. Su Rai2, Roberto Giacobbo, conduttore di Voyager, aveva in scaletta il racconto di Cameron, il bambino che ricorda la sua vita precedente di cui avevo parlato tempo fa (la storia è raccontata in uno dei post qua sotto). A parte un paio di incongruenze (la casa su un piano solo anziché su due e un passaggio segreto che in realtà non esiste) era tutto così come l'avevo studiato. Ma c'era di più. Contrariamente agli articoli che avevo usato per documentarmi, ieri sera c'erano le emozioni. La mamma di Cameron infatti, quando si è resa conto che il suo bambino non raccontava storie e non inventava nulla dei suoi racconti, ha iniziato a filmarlo e l'ha filmato fino al loro arrivo sull'isola di Barra. Nei filmati amatoriali girati durante i tre giorni di soggiorno sull'isola, sono ben presenti le emozioni del bambino, che a differenza di quelle del fratellino che l'ha accompagnato erano fibrillanti. È stato emozionante osservare come alla vista della "sua casa di prima" i suoi occhi si siano riempiti di nostalgia, pura, vera, non truccata. Il bimbo è rimasto per un po' fuori dal cancello, con gli occhi gonfi dalle lacrime e i ricordi chissà dove. Questa, a mio avviso, è stata la prova suprema della veridicità di quello che Cameron sosteneva. Insomma, quel bimbo per tre anni (da quando ha iniziato a parlare) ha raccontato per filo e per segno di una famiglia che viveva in una casa bianca su un'isola (Barra) sconosciuta sia a lui che alla sua (attuale) famiglia... aveva raccontato alcuni particolari che non avrebbe mai e poi mai potuto sapere (il mare che si vedeva da una tal finestra, il cane bianco e nero con il quale giocava, il cognome della famiglia e i componenti della stessa: mamma papà, due sorelle e un fratello). Ma arrivato lì davanti, davanti alla casa che a suo dire ha abitato "nell'altra vita", è stato colto da emozioni vere, forti, giuste. Quelle stesse emozioni che potrebbero colpire un sessantenne messo di fronte alla vecchia casa che abitava da bambino. Un paio di parole vorrei spenderle per la mamma di Cameron, che a mio avviso è una donna straordinaria. Molti bambini infatti, ricordano a due anni scene provenienti da vite passate (molti più di quanti se ne possano immaginare), ma le madri generalmente si spaventano di questi ricordi "impossibili" e cercano di cancellarli dalla mente dei propri bambini, spesso con l'uso di psicofarmaci. Questa madre ha saputo invece ascoltare il suo bambino, dandogli fiducia, che è la cosa più importante. Molti studi sulla reincarnazione (ieri Voyager ha parlato anche di Brian Weiss, un grande studioso in materia che ha scritto anche innumerevoli libri), portano alla luce un fattore molto interessante. Sembra infatti, che molte delle fobie e delle paure che abbiamo, derivino direttamente dalle nostre vite passate. C'è chi ad esempio soffre di claustrofobia e non sa spiegarselo, chi non sopporta di avere qualcosa appeso al collo, chi detesta l'acqua pur non avendo mai subito traumi, e via dicendo. Molti studiosi di regressione (l'ipnosi regressiva è quella tecnica usata da molti psicologi che permette di far tornare il paziente "indietro nel tempo", sia nella vita attuale che in quelle precedenti), si sono accorti che una volta rivissuto in ipnosi un trauma subito in qualche vita precedente, la fobia nella vita attuale scompare. Per spiegarmi meglio, faccio un breve esempio pratico: poniamo che "G" abbia paura dell'acqua, tanto da non potersi nemmeno avvicinare al mare. Immaginiamo che abbia 40anni e che per tutta la sua vita non sia mai ruscito a tuffarsi in acqua e che addirittura, abbia sempre avuto problemi a sistemarsi persino nella vasca da bagno. Qualcuno lo consiglia di recarsi da uno psicoterapeuta che lavora con l'ipnosi. Lui non ci crede, ma siccome le ha tentate tutte, decide di provare anche questa. Durante la sua prima seduta di ipnosi regressiva, il medico gli chiede di tornare direttamente alla causa di questa sua particolare fobia. E lui, sempre sotto ipnosi ci va. Racconta d'essere un marinaio, di vivere nel 1700 e di essere imbarcato su una nave che ad un certo punto affonda. Prova la sofferenza del morire annegato, soffre, piange e si dispera. A quel punto il medico lo sveglia. Lui ha rivissuto il suo trauma e ne ha compreso l'origine. Ma non solo, in quel preciso momento comprende anche che si tratta di una cosa "passata", della quale non deve preoccuparsi più. Il giorno dopo va al mare e si tuffa. La sua fobia è svanita. Allo stresso modo, il piccolo Cameron dopo essere finalmente stato sull'isola di Barra, ha iniziato a parlarne sempre meno, ad avere sempre meno il pallino della sua vecchia mamma, della sua vecchia vita. E ha iniziato a vivere più serenamente la nuova vita che ha di fronte. Probabilmente, se la sua mamma non l'avesse ascoltato, dandogli così tanta fiducia, Cameron sarebbe diventato un adulto irrequieto. Pur dimenticandosi di Barra (i ricordi generalmente scompaiono tra i sei e i sette anni, quando ci si immerge di più nelle situazioni della vita di tutti i giorni), avrebbe continuato a portarsi dentro un disagio che non l'avrebbe abbandonato mai. Ora invece potrà vivere la sua vita tranquillo. Voyager: http://www.voyager.rai.it/