parole sui vetri

l'amore che finisce


Il nostro mondo era quel prato nascosto nel bosco. Correvamo lì prima del tramonto e tornavamo a casa prima del buio assoluto. Adolescenti dagli sguardi neri e accesi, avidi di baci dolci e bruschi, come sempre lo sono quelli di un amore acerbo. Ma una sera i baci non ci bastarono più. Inesperti e impacciati percorremmo le strade sconosciute, disegnate dall’inchiostro invisibile, sulla nostra pelle. Quando mi sembrò di aver trovato il giusto rifugio, tu gridasti e ci guardammo con gli occhi pieni di paura: non sapevamo ancora che l’amore inizia sempre con grido di dolore. Ci riprovammo poco dopo con più coraggio, con più dolcezza, con più pazienza,  finchè scoprimmo un piacere che mai prima avevamo vissuto. Ubriachi delle nuove emozioni, ci sedemmo sotto l’albero grande e rassicurante. Di noi rimase per un po' solo l’impronta sul prato: lo guardammo in silenzio, abbracciati, sospettando che una volta tornata com’era, erba non avrebbe più potuto tradirci.. Aspettammo che il nostro tepore evaporasse alla luce di una luna piena che ci vestiva di bianco quasi volesse dirci che nonostante tutto eravamo ancora innocenti. Ricordo i tuoi occhi velati e le tue labbra gonfie di baci. E l'orgoglio di sentirmi finalmente uomo. Fu lì che mi facesti giurare che avremmo smesso di crescere. “Se intrecciamo le nostre mani inesperte forse la magia accadrà” mi sussurrasti. Ci parve di confondere le nostre immagini, i nostri destini, i nostri corpi e con loro il tempo. Ma il tempo si vendicò e ci fece consumare troppo velocemente quell’amore acerbo. Così velocemente che ci sembrò che nulla fosse davvero accaduto, se non un sogno di adolescenti, troppo grandi per le favole, troppo piccoli per la realtà. “Fu quell'amore che mi insegnò ad amare” mi dicesti anni dopo, quando eri felice con un altro. “Fu quello che mi insegnò che l'amore finisce” ti risposi, io che ne vivevo uno dopo l'altro.