parole sui vetri

le due poesie


“I nostri cuori ardono” dicevi, mentre io cominciavo a riempirti di baci inesperti. 15 anni io e 16 tu. Acerbi come limoni di agosto. “Senti qui il mio cuore –continuavi- lo senti? È tra le fiamme incandescenti” ed io appoggiavo la mano ben attento a toccare solo metà del tuo piccolo seno sodo e ancora non maturo, non pronto a sentire il piacere di una carezza. “Tu che dici, ci ameremo per sempre?” sussurravi. Ed io facevo si con la testa, per non tradire l’emozione con la voce spezzata dalla felicità” “Voglio 3 figli. Sceglieremo i nomi insieme ma una bambina deve chiamarsi Gioia” e per non farmi dire di no appoggiavi le tue labbra che sapevano di liquerizia, alle mie. “Andiamo adesso, è tardi. Tanto dovremo stare insieme tutta la vita” Ti alzavi ed io ti seguivo. L’ultimo bacio veloce ben lontano dal lampione e via a casa a cena. Poi un giorno sparisti insieme alla tua famiglia: bisognava cercare il futuro in altri luoghi. Per un po’ ci scrivemmo, poi il tempo fece il suo dovere. Restò la bellezza di un amore fatto di parole e piccoli baci. Solo uno sfiorarsi le labbra. Solo tenerci la mano. Tu eri una piccola, lieve, poesia “tocco insicuro - dolce di liquerizia – cuore che batte”. Adesso, tra baci roventi e lussuria, ne ascolto altre, forte e eccitante: “carezza profonda – salata di umori – dischiusa vengo”.