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La domenica referendaria sarda si è conclusa con un nulla di fatto, Il quorum necessario non è stato raggiunto e alle urne si sono recati solo 300 mila elettori pari a poco più del 20 % del corpo elettorale, l'astensionismo ha trionfato per la gioia della maggioranza di centrosinistra e con l'estrema delusione del centrodestra. L'astensionismo si conferma maggioranza e segna l'ennesima sconfitta della democrazia. Il popolo ama lamentarsi ma quando potrebbe far pesare la propria volontà preferisce fare altro, una scampagnata o una puntatina al mare. Per non recarsi al seggio le scuse non mancano: la partita, il caldo, il freddo, la pioggia e chi più ne ha… Chi, invece, ieri si è recato alle urne ha esercitato un diritto e adempiuto ad un dovere ma, soprattutto, ha votato a favore dell’abrogazione delle norme oggetto di referendum e con esso ha bocciato l’operato del Governatore e della maggioranza che lo sostiene. Adesso che l’assalto referendario è fallito il centrosinistra canta vittoria e acclama il popolo che, a suo dire, ha mostrato maturità ed ha mostrato di essere al fianco del governatore. E sì, perché l’astensione generalizzata è stata interpretata dal centrosinistra come un avallo delle politiche poste in essere in questi anni e come una sonora bocciatura del centrodestra e di Berlusconi in persona che, dai microfoni di Palazzo Chigi, aveva invitato i sardi a recarsi alle urne. Ma questa interpretazione è troppo semplicistica e superficiale, un’illusione. Illusione, dolce chimera sei tu cantava la canzone ma di questa illusione è costretto a vivere un centrosinistra martoriato e umiliato dallo strapotere del Governatore, un centrosinistra a cui non resta che l’ultimo canto prima della fine. Fine che, salvo suicidi elettorali del centrodestra, dovrebbe arrivare la prossima primavera. Intanto, mentre il centrosinistra gongola, il centrodestra sardo deve digerire lo smacco e alcuni esponenti arrivano a dire che sarebbe opportuno aprire una riflessione. Riflessione? Non c’è molto da riflettere e neanche tanto da capire anche perché quello che è andato in scena è un atto conseguente all’inoperosità, forse incapacità, dei consiglieri regionali del centrodestra che non hanno mai fatto un’opposizione, salvo che per l’affair Saatchi, degna di tale nome. I signori consiglieri, azzurri e non, del centrodestra dovrebbero essere più attivi e non lasciare l’iniziativa al deputato di turno che dà si ritaglia uno spazio tutto per sé e attacca a testa bassa il Governatore. Le cose da verificare sono tante e questa Giunta non fa certo mancare argomenti per attaccarla e la sola cosa da fare è semplice: andare negli uffici, chiedere gli atti e controllare, controllare, controllare. E’ vero, un’attività simile richiede impegno e tanto lavoro ma, del resto, il compenso dei consiglieri è abbastanza sostanzioso per decidere di rinunciare a qualche serata libera e dedicarsi ad attività più costruttive di una partita a Burraco.
Il voto di domenica scorsa potrebbe essere interpretato in più modi, potrebbe essere anche un segnale al centrodestra per invitarlo a costruire una coalizione credibile, con programmi seri e con la scelta di un candidato che non sia la riproposta di un film già visto e già bocciato dai sardi nel 2004. Il centrosinistra ha dato tanti motivi ai sardi per essere punito e le vicende interne al PD sardo non aiutano di certo a dare un’immagine credibile del partito ma il centrodestra ha da farsi perdonare gli anni bui in cui ha governato prima dell’avvento di Soru. Quella del 2009 sarà una bella sfida, una sfida tra coalizioni malconce e minate nella credibilità. Il centrosinistra non ha altra strada da percorrere se non quella della ricandidatura del Presidente uscente, è questa l’ultima carta da giocare e le conseguenze, statene certi, sono già state valutate dagli strateghi del PD. Se Soru vince vincerà tutto il centrosinistra ma se Soru perde la sconfitta sarà tutta sua e si procederà con la successione al re detronizzato e alla defenestrazione dei suoi fedelissimi.