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Muri instabili, topi negli impianti: è la caserma dei vigili in viale Trieste


L’edificio è di proprietà del Comune, depositata in consiglio un’interrogazione al sindacoCAGLIARI. Se il caseggiato appartenesse a un privato e questi l’avesse destinato ad accogliere un ufficio con dipendenti, Asl e lo stesso Comune ne avrebbero imposto la chiusura e lo sgombero. Ma siccome i locali della caserma di viale Trieste 152 sono del Comune, da anni i cento vigili urbani che lavorano in quegli uffici (c’è la sezione infortunistica) devono fare i conti con i topi che hanno colonizzato l’impianto dell’aria condizionata, con il rischio di crolli che impedisce l’ingresso dal viale Trieste, con l’umidità che chiazza i muri, naturalmente con l’eternit che ricopre larga parte dei tetti del caseggiato diviso in vari edifici.La condizione della caserma sembra non aver mai tolto il sonno a nessuno: non importa se non si può entrare dall’ingresso principale perché il muro è visibilmente pericolante (si tratta di un ufficio aperto al pubblico), pazienza se si è ritenuto necessario appendere un cartello che vieta l’ingresso perché i locali sono inagibili. C’è anche il lato comico: lo sciacquone di un bagno installato fuori, sotto la finestra, stile baracca. Un consigliere comunale di Patto per Cagliari, Pierluigi Mannino, assieme al collega (capogruppo) Antonello Floris hanno chiesto di visitare i locali, hanno scattato qualche fotografia, si sono documentati sulle condizioni degli impianti tecnici e hanno scritto una interrogazione al sindaco depositata nei giorni scorsi. Si tratta di una situazione arrivata in eredità alla nuova giunta, ma non per questo è meno urgente. Intorno al 2007 il caseggiato doveva finire nella partita di scambi di aree tra Regione e Comune: la Regione di Soru voleva trasformare viale Trieste nella strada delle rappresentanze istituzionali (tutti gli assessorati lì), la caserma dei vigili sarebbe stata fatta altrove. Ma l’ipotesi è tramontata, i vigili sono rimasti in quelle stanze fatiscenti, secondo Mannino e Floris il problema può essere affrontato ora che si deve discutere di come utilizzare gli edifici militari dismessi. (a.s)La Nuova Sardegna 05/11/11