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Saldi d'umana natura!


Saldi o non saldi, questo e' il dilemma. E'arrivato il primo dei due appuntamenti annuali con le vendite di fine stagione ed iniziano le solite tiritere tipiche del periodo. Il paradosso iniziale sta proprio nel nome dato a questo tipo di vendite che non rispecchiano certo l'andamento stagionale visto che tali vendite iniziano nel pieno della stagione, del rigore invernale e dell'afa estiva. Una follia, una follia nata dalle esigenze di chi? Dei commercianti? Non credo visto che questi avrebbero interesse a vendere a prezzo pieno, gratificando i clienti con trattamenti di favore utili ad appagare non solo le tasche ma anche i sentimenti e l'amore proprio. E allora? Chi ha interesse a tale tipo di vendita? Ben quattro mesi su dodici dedicati ai ribassi, senza contare i mesi concessi per le vendite promozionali. In totale, insomma, ben 9 mesi su dodici di possibili vendite a prezzi ribassati e soli tre mesi di vendita a prezzo pieno. Chi si avvantaggia di tutto ciò?ovviamente i produttori e i grandi gruppi commerciali che puntano piu' sulle vendite di quantità che sulla qualità. Insomma, la dura legge dei numeri domina la scena e chi ci perde? Il piccolo commercio, le imprese familiari e tutto il mondo ad esse collegato. Per non parlare poi delle conseguenze negative per le città, i piccoli paesi e i relativi centri storico commerciali. Un primo colpo al sistema economico locale era stato dato dall'ampliamento del tempo destinato alle vendite di fine stagione negli anni 80, poi un secondo colpo arrivo' dalla liberalizzazione delle licenze voluto da Bersani ed ora un terzo, nefasto, colpo arriva dalla liberalizzazione degli orari delle attività commerciali. Chi si avvantaggia di ciò? Sempre i piu' forti, i grandi gruppi che possono permettersi un maggior numero di dipendenti, pedine nella scacchiera del mercato globale e selvaggio. Siamo sicuri che la strada intrapresa sia quella giusta? E che fine faranno i rapporti interpersonali? La famiglia e, di conseguenza, la stessa società? Fare impresa e' lecito, giusto ed encomiabile ma non bisogna perdere di vista l'aspetto umano del lavoro. Non si vive di solo profitto, anzi, al giorno d'oggi di profitto e consumismo si muore. Forse e' arrivato il momento di riflettere e di riportare al centro dell'attenzione l'essere umano e il suo fondamentale ed essenziale nucleo sociale, la famiglia e gli affetti. Questa e' la vera sfida e, forse, la chiave di volta per il successo della politica e la sopravvivenza della società degli uomini. Buona riflessione.