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Intervento in aula - mozione 235 del 26.06.2012


 a segure trascrizione dell'intervento, tenuto in aula in data 02 ottobre 2012, sulla mozione avente per oggetto "Conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama" La seguente mozione, di cui sono primo firmatario, ha avuto un ampio consenso, infatti, é stata firmata anche da esponenti dell'attuale maggioranza. Questa mozione, ad una prima lettura potrebbe apparire inutile, lontana dai problemi reali e superflua. Questa mozione nasce con un preciso obiettivo ridestare le coscienze. Questa mozione vorrebbe essere un invito a non perseverare nell’ignavia e nell'indifferenza verso quanto accade intorno a noi.  Era il 1938, Adolf Hitler faceva il suo ingresso a Vienna per dare corpo al suo progetto della grande Germania. Negli anni precedenti,in aperta violazione del trattato di Versailles aveva ripristinato la coscrizione obbligatoria, aveva dato vita alla Luftwaffe e aveva iniziato a disattendere le clausole sul disarmo. La politica di rafforzamento e riarmo di Hitler non conobbe sosta e si svolse con la tacita accettazione e forse ignavia delle grandi potenze europee e della Società delle Nazioni. Fatta salva la reazione culminata con il Patto di Stresa (Aprile 1935) niente di concreto si fece per osteggiare le mire espansionistiche di Hitler e così piano piano l’Europa precipitò nel periodo più buio del secolo scorso, come tutti noi sappiamo. Voi vi chiederete cosa c’entri tutto ciò con il Dalai Lama ed è normale che lo facciate.  Era il 1959, la Cina occupa militarmente e politicamente il Tibet e revoca lo statuto di autonomia di cui il Paese usufruiva da secoli. Da quel momento l’autorità spirituale e politica del Tibet fu costretta all’esilio nel nord dell’India che offrì il suo appoggio per garantire sopravvivenza alla civiltà tibetana e al buddismo messa in pericolo dall’espansionismo cinese. L’attuale Dalai Lama (oceano di saggezza) è rimasto capo del governo tibetano in esilio fino al marzo del 2011 ed ha ceduto l’autorità politica ad un successore eletto dal Parlamento in esilio. E’ bene ricordare che l’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ha ricevuto nel 1989 il premio nobel per la pace per la resistenza non violenta contro la Cina. Ad ora, quindi, rimane detentore solo della propria autorità religiosa. Ora, malgrado la figura del Dalai Lama rappresenti un caposaldo per tutta la cultura tibetana, la Cina avrebbe deciso di arrogarsi il diritto di nominare le future reincarnazioni del Dalai Lama estromettendo dalla scelta gli unici legittimati: i Lama Tibetani. Nel 1995 la Cina rapì la seconda autorità lamaista in Tibet, il Panchen Lama, e da tale data non se ne hanno più notizie e sarebbe ufficialmente posto sotto la tutela protettiva della Cina. Nel settembre 2007 il governo di Pechino arriva ad affermare che è esso stesso l’unico autorizzato a nominare gli alti monaci tibetani che dovranno poi, in futuro, eleggere il successivo Dalai Lama con la supervisione del loro Panchen Lama. Con questo sotterfugio, osteggiato giustamente, ad esempio, dal rappresentante del Dalai Lama in Europa la Cina vorrebbe mettere fine al potere religioso e spirituale del Dalai Lama e cancellare la tradizione religiosa e l’esistenza stessa del Tibet. Certo qualcuno potrebbe dire che questo parallelismo sia un’esagerazione, che i tempi ed i problemi sono diversi e che la Cina non è la Germania nazista. Forse ma la differenza principale è che allora si metteva in campo la potenza militare ora, pur avendo una grande potenza militare, la Cina non ha bisogno di muovere armate perché Le basta, semplicemente, muovere i propri capitali. Già, la partita ed il silenzio sulle sorti del Tibet, sono dettati dal fatto che la Cina con le proprie risorse si è comprata gran parte del debito pubblico degli Stati Europei e non. E con lo spauracchio economico ottiene l’indifferenza dei successori della Società delle Nazioni. E questo perché la Politica, che dovrebbe essere incentrata sull’essere umano, ha smesso di essere tale ed è diventata succube dei potentati economici. La Politica che nasceva per mediare le posizioni del più forte e del più debole si è arresa al più forte. Ora c’è il Tibet e domani?  Ecco perché ritengo che l’approvazione di questa mozione possa, e debba, essere un segnale di riscatto della politica nei confronti dello strapotere economico.