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Referendum, il No come segnale di riflessione per la classe politica


Sono passati pochi giorno dalla chiusura delle urne, il responso è stato chiaro e il risultato catastrofico per i sostenitori della riforma. Il Presidente del Consiglio ha fatto l'errore iniziale di personalizzare il voto referendario e non è riuscito, successivamente, a far dimenticare questo peccato iniziale: politicizzazione e personalizzazione del voto referendario.Il popolo italiano ha assaltato i seggi e sommerso con una valanga di “no” Renzi e i filo governativi. Il risultato peggiore per Renzi e accoliti si è registrato nella nostra Isola dove il “Sì” non è arrivato neanche al 30%.Quali sono le cause di questa debacle per i filo governativi? I Sardi sono stati più attenti ai risvolti della riforma? Hanno visto minacciata la propria autonomia? O hanno voluto lanciare un messaggio a chi governa la Sardegna senza successo?Il Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, si è espresso, rompendo il suo noto riserbo, pubblicamente per il Sì con argomentazioni più o meno valide ma che sembra non abbiano trovato il gradimento dei Sardi. Se fossimo dediti alla strumentalizzazione (come altri fanno) potremmo chiedergli di prendere atto della sconfitta e del fatto che non sia più gradito al Popolo sardo.Lo stesso potremmo fare con il Sindaco del Capoluogo che pur non avendo espresso chiaramente il suo sostegno alla riforma sembrerebbe averla caldeggiata. Se così fosse e se continuassimo ad essere dediti alla strumentalizzazione, potremmo dire che anche la posizione scelta dal Sindaco non ha avuto il gradimento dei cittadini.In città si è recato alle urne il 67,50% degli elettori (86.568) e il 69,71% (60.002) di questi ha bocciato la riforma. Quindi, sempre se volessimo strumentalizzare, potremmo dire che, quella di ieri, non è stata una bella domenica per Pigliaru e Zedda che hanno visto, così, sfumare il seggio a Palazzo Madama.Per un 30% degli italiani non è stata una bella giornata ma lo è stata, certamente, per la Democrazia. È innegabile che questo referendum abbia riesumato la voglia di partecipare del popolo. Nei momenti più critici il popolo risponde e questo deve essere un segnale per tutti, vincitori e vinti. I vincitori, anime spesso troppo diverse per stare insieme, hanno l'obbligo di iniziare a costruire le loro proposte per il futuro. Il m5s da una parte, la sinistra da un'altra e quanto rimane del centrodestra da un'altra ancora.In questo campo occorrerebbe avviare una profonda riflessione e dare il via ad una fase costituente per presentarsi alle prossime scadenze elettorali con un'unica anima e una sola proposta seria e concreta per ridare fiducia e speranza a chi ancora crede che si possa fare politica senza urla e turpiloquio.Alle scorse elezioni comunali, a Cagliari si è dato vita a un esperimento politico che ha unito tante anime di diversa provenienza (forse un’accozzaglia per Renzi)  e che ha avuto circa il 35% dei consensi. Probabilmente è un punto di partenza da non dimenticare visto il superamento della dicotomia centrodestra-centrosinistra.Il referendum ci ha stimolati a stare insieme e il risultato deve portarci a ricreare un soggetto politico alternativo a PD, sinistra e 5 stelle. La democrazia ha vinto, sta a noi onorarla.Da Cagliaripad