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Il mercoledì delle ceneri del governo Prodi.


Era nell'aria, ma il buon romano - sempre più isolato nel suo mondo incantato- non ci voleva pensare. Era sicuro del suo, mai - pensava- gli avrebbero rifatto lo scherzo. Del resto lui è uno serio, il suo governo è serio e la sua maggioranza è sempre più coesa. Il buon Napolitano era in gita a Bologna, il Baffino si apprestava a parlare di politica estera in Senato e aveva imbastito un bel discorso, vago quanto basta, per convincere anche quei riottosi della sinistra radicale a dargli il voto favorevole. Finito il discorso si va alla conta, purtroppo scalfaro è ammalato e si parte da - 1, convinti di aver rinsaldato la coalizione che dopo vicenza non sembra così unita. Andreotti si astiene e lo stesso fa Pinin Farina, nonostante il tentativo di Zanone di farlo votare, il buon Rossi - che si voleva astenere - esce dall'aula e non partecipa al voto. Finalmente arrivano i risultati: all'unione mancano due voti per raggiungere il quorum necessario dei 160 voti. La frittata è fatta. D'alema, l'unico vero politico del Governo, metterà sotto i tacchi la propria dignità ed il proprio onore? Oppure costringerà Prodi a prendere atto della mancanza di una maggioranza e a rassegnare le dimissioni? Napolitano premerà per tenere ancora in sella il buon Romano? Oppure, inizierà le consultazioni per dar vita ad un governo di transizione? Un governo, direi, elettorale per mettere a punto la legge elettorale e riandare, quindi, al voto nella primavera del 2008? Romano pesterà i piedi per restare a palazzo chigi o, finalmente, avrà un moto d'orgoglio e rassegnerà le dimissioni? Non so come finirà ma credo che sia necessario metter mano alla legge elettorale. Credo sia necessaria una bella soglia di sbarramento (8-10%) per garantire stabilità e governabilità. Non è possibile che la politica del paese sia determinata da frange estreme. E' inaccettabile che i governi siano sempre sotto scacco di minoranze all'interno delle diverse coalizioni. E' anacronistico che esistano ancora partiti che si rifanno a ideologie superate e a sogni utopistici e rivoluzionari. Al Paese occorre serietà, quella vera non quella tanto decantata da Prodi. Al Paese servono uomini politici veri, statisti, e non nostalgici di un passato, comunque, sconfitto dalla storia. Forse è arrivato il momento di maturare, superare la dicotomia Fascismo- Comunismo e guardare avanti con buon senso e capacità di dare l'esempio. Questo chiede il Paese ai politici. Basta con dittaure del proletariato e richiami alla rivoluzione d'ottobre e basta con richiami nostalgici del "... quando c'era Lui, caro lei...". Saremo in grado di crescere e dar vita a un Paese, per dirla con le parole di D'alema, Normale? Alle 19 di oggi sapremo già qualcosa.