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Italian Style: Volta & Gabbana


Come previsto, la paura ha fatto da collante e la maggioranza ricompattata ha dato fiducia al povero Romano che potrà, come dice lui con nuovo slancio, portare avanti la sua azione di governo. I numeri sono stati dalla sua parte, è finita 162 a 157, il transfuga De Gregorio è stato sostituito dal voltagabbana Follini ed è stato determinante il voto del senador Pallaro e hanno consentito il superamento del quorum i voti di 4 senatori a vita che, spesso in questi mesi, hanno fatto da stampella ad una maggioranza esile. Già dalle dichiarazioni di voto è apparso chiaro che l'unione era riuscita a mettere le pezze necessarie per nascondere le lacerazioni interne. Pezze che, però, non avranno una lunga durata e le prime avvisaglie si sono avute già dalle dichiarazioni di voto espresse dalle diverse anime della variegata coalizione prodiana. I ribelli, eroi del mercoledì delle ceneri, hanno votato a malincuore la fiducia ma hanno anche palesato la loro contrarietà al rifinanziamento della missione Afghana e alla Tav, riproponendo i problemi ante crisi. Il traditore Follini ha mascherato il suo voltafaccia con il nobile intento di ricostruire un ponte tra le diverse anime del Parlamento (è inutile Follini è ossessionato dal grande centro e dalla nostalgia per quel favoloso collante paludoso che fu la Democrazia Cristiana) che ormai non riescono più a dialogare. Si è voluto ergere a salvatore della patria proponendosi come uomo del dialogo, dialogo che è possibile quando si parla la stessa lingua e non certamente nella babele dell'unione. Follini, così come De Gregorio, hanno tradito le rispettive coalizioni e il mandato elettorale ricevuto ad aprile. Ora, in un paese normale, questo comportamento avrebbe ricevuto una censura maggiore e i protagonisti avrebbero certamente rassegnato le dimissioni o, ancora meglio, sarebbero automaticamente decaduti. Purtroppo siamo in un Paese che ha fatto del voltafaccia e del tradimento una bandiera e quindi questi personaggi possono agire indisturbati e sovvertire, così, quanto emerso dalle urne, tradendo l'elettorato. E così, dopo una settimana di passione (per Prodi & Co.) e di gioia (per gran parte dei cittadini) ci ritroviamo, punto e a capo, con un Governo instabile e sempre soggetto a ricatti. Prodi dice che la sua coalizione ha ritrovato coesione sui dodici punti insindacabili da lui proposti. Un dodecalogo di buoni propositi dal contenuto vago e interpretabile a piacimento dalle diverse anime unioniste. La fiducia è comunque arrivata ma per il bastimento Prodiano la navigazione non sarà mai in acque tranquille. I nodi verranno presto al pettine. Il disegno di legge sui Dico (ora Direi, per dirla con le parole della Bindi), L’afghanistan, la Tav, la riforma delle pensioni e il riordino degli enti previdenziali sono come mine pronte ad esplodere e squarciare la chiglia del bastimento. Un bastimento che non ha certo la stazza e la resistenza di una corazzata ma che è molto più simile ad una delle tante carrette del mare protagoniste dei tanti sbarchi di clandestini nelle nostre coste. Si è persa un’altra occasione o meglio, la politica ha perso un’altra occasione per dimostrare di essere una cosa seria e di esser fatta da uomini che amano, soprattutto, il Paese. Questi uomini hanno dimostrato di amare solo lo scranno e il potere avvalorando la tesi del divo Giulio che sosteneva “il potere logora chi non ce l’ha”. Perche non prendere atto dell’impossibilità di lunga durata di una finta maggioranza, qual è quella che sostiene Prodi? Perché non prendere atto delle contraddizioni dell’opposizione? Perché non cercare di dar vita ad un Governo di transizione? Un Governo che potrebbe, utilizzando maggioranze trasversale, dar corpo alle riforme necessarie per ridare serietà e tranquillità ad un Paese che è sempre più allo sbando. No, questo per questi omuncoli non è accettabile. A loro piace continuare nella contrapposizione ad oltranza per cercare di dimostrare che sono gli uni più bravi degli altri. A loro piace continuare nel piccolo cabotaggio e cercare di consolidare il proprio potere tanto al Paese ci penserà qualcun altro. L’importante è impedire il ritorno del terribile Berlusconi e per far ciò sono disposti ad ingoiare bocconi amari e rinunciare al proprio credo, rinunciare alla propria dignità e al proprio onore. Sono pronti, per evitare l’avvento di re Silvio, ad affidare le sorti del Paese alle richieste, ricatti, della sinistra oltranzista e anacronistica. Questa è la realtà ma loro preferiscono far finta di niente ed intanto la credibilità del Paese crolla a picco come nel 1929 crollò Wall Street. Mala tempora…
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