entronellantro

Estemporanea:"I nodi vengono al pettine"


Il buon Romano si gongolava per essere riuscito a salvare il suo governo riportando a casa Mastrogiacomo. Il buon Gino Strada era un amico e non poteva certo lasciare il buon Romano nel pantano afghano. Il suo intervento è stato determinante, determinante per la liberazione del giornalista della Repubblica e determinante per l'umiliazione dei nostri servizi e del Paese intero. Nessun riscatto è stato pagato, si dice da sinistra e l'Italia non ha trattato con i talebani. Karzai da parte sua è stato per un pò al gioco ma poi ha mostrato le carte. Dal Poker alla telesina il passo è breve. La posta in gioco era alta ma Romano era costretto a rilanciare e così ha ceduto alle pressioni della sinistra radicale e dei giornali della galassia debenedettiana e supplica Karzai di fare di tutto per liberare Mastrogiacomo. Karzai lo fa e libera, con grande disappunto delle altre forze Nato, i 5 o 6 Talebani come da richieste pervenute tramite il mediatore di Emergency. Ma la liberazione di Mastrogiacomo è solo l'inizio, ma qui inizia l'ira funesta di Gino Strada ed è un'altra storia. Un altro nodo è venuto al pettine, non passa giorno che non si scopra qualche "non verità" del governo. Ma il pettine è in azione anche in Sardegna e i nodi del governatore aumentano di giorno in giorno. Negli ultimi tempi non sembra che il Governatore riesca ad ottenere successi. La gara per l'affidamento della pubblicità istituzionale rischia di finire male, il bando per le miniere è andato deserto ed ora quei traditori dei ds e della margherita bocciano alcune norme della finanziaria ancora all'esame del Consiglio regionale. mancano 18 giorni alla fine d'Aprile ovvero alla data limite per l'esercizio provvisorio e ancora la finanziaria non è stata approvata. La minaccia di pochi giorni fa ovvero l'autocandidatura per un nuovo mandato da governatore da parte di Soru aveva lasciato i partiti "basiti", tanto che nessuno, a parte progetto sardegna, l'aveva accolta come un fatto positivo. I primi scricchiolii, la fine forse dell'idillio tra il centro sinistra sardo e il suo Governatore, si facevano sentire ma erano ancora tocchi di fioretto. Oggi lo scontro tra Ds e Margherita, da una parte, e Renato Soru, dall'altra, si è fatto durissimo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza del Governatore è stata la bocciatura di due norme, quella contro l’utilizzo dell’energia eolica e quello per l’Agenzia Regionale per l’architettura pubblica,fortemente volute dal Governator. Soru è andato su tutte le furie ed ha minacciato le dimissioni. Per ora non le ha ancora date ma il popolo sardo mantiene la speranza. Insomma i nodi sardi stanno venendo al pettine e la vita del governatore, ora che i consiglieri hanno maturato il diritto alla previdenza, si è fatta più difficile. Un Consiglio regionale, o meglio la maggioranza di sponda Soriana, che sino ad oggi ha accettato tutto ciò che proveniva dalla Giunta e dal suo presidente ha ritrovato coraggio, la certezza della pensione rinfranca sempre le anime dei consiglieri regionali, e si ricorda di avere una funzione diversa da quella del passacarte e cerca di recuperare in dignità e in consenso. Ma se Sparta piange Atene non ride. Infatti, il centrodestra non ha niente di cui gongolarsi. Non ha ancora una strategia, non ha idea di un programma da presentare ai sardi per le prossime elezioni e non sa ancora chi presentare come Presidente. Il popolo si augura di vedere qualcosa di serio e di nuovo e non la fotocopia di un recente e negativo passato. Non si illuda il centrodestra di avere la vittoria in tasca, sarebbe il preludio dell'ennesima sconfitta. Per ora, mala tempora...