entronellantro

Sicurezza: business e morte


Un sistema per evitare l’incidente è,sicuramente, quello del non fare niente ma purtroppo si deve lavorare e a volte il lavoro è pericoloso per sua natura. Ma se alla pericolosità si aggiungono elementi quali l’imprudenza, l’avventatezza e il pensare che le cose possono accadere solo agli altri allora è facile che il pericolo si trasformi in danno e in morte. Le morti bianche sono diventate un tema quotidiano, campeggiano sui media e la classe politica periodicamente riprende a fare proclami. Oggi, dopo i casi recenti, si è pronunciato anche il Presidente della Repubblica. Napolitano, in diretta al Tg3, si è rivolto al Parlamento e a tutte le forze politiche affinché "si discuta liberamente, ma rapidamente il disegno di legge del governo sulla sicurezza del lavoro e si dia subito corpo ai decreti attuativi"."E' ora di decidere e di agire affinché non si ripetano più incidenti mortali sul lavoro" e, prosegue affermando che"Non ci sono più parole per esprimere commozione e sdegno dinanzi a questo tragico susseguirsi quasi quotidiano di incidenti mortali sul lavoro. E' ora di decidere e di agire. E quindi hanno ragione coloro che temono che, dopo quello che accade, ogni volta si chiuda la parentesi. Non deve essere così. Non può essere così". Infine, il Presidente afferma di condividere quanto detto dal Presidente del Senato, Marini, in merito al problema sicurezza, ovvero che questa deve diventare una priorità e conclude affermando che la sicurezza “è un problema di cultura, di atteggiamento, che coinvolge in senso generale l'opinione pubblica, ma anche il sistema delle imprese che chiama alla vigilanza anche i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza” e che “è necessario anche che il governo, mentre procederà l'iter del ddl, destini senza indugio i mezzi necessari al rafforzamento delle ispezioni e dei controlli. Questo è un punto decisivo". Ma siamo veramente sicuri che il problema si possa risolvere con norme, controlli e sanzioni? Un sistema di norme, più o meno rigide, non serve ad evitare le morti. Morti che, è vero, in qualche caso sono dovute a macchinari obsoleti ed usurati ma nella gran parte dei casi sono il frutto del caso, della distrazione e della superbia dell’uomo. Sarà capitato a tutti di vedere operai fare gli acrobati e rischiare la vita per non perdere tempo o per la pigrizia di fare due volte in più le scale o staccare un interrutore. Gli incidenti accadono anche nei cantieri e nelle imprese in cui tutti i dettami della legge sulla sicurezza vengono rispettati. Non sarà certo l’inasprimento delle norme a salvare le vite umane. Occorre investire in cultura, la prevenzione deve diventare un “forma mentis” e non il frutto di leggi e decreti. Produrre norme ancora più rigide, spesso ideate da persone che non conoscono le diverse realtà lavorative e da fantomatici esperti che vivono di sola teoria, potrebbe essere nocivo, portare all’effetto contrario a quello perseguito e ingessare ancora di più le libertà economiche del Paese. Un Paese che, è bene ricordarlo, deve concorrere con avversari che non sanno neanche dove sta di casa la sicurezza. La prevenzione e la giusta prudenza nelle diverse attività devono diventare materie di studio a partire dalla scuola elementare. Solo così si avrà una maggior sicurezza nelle attività lavorative e si potranno evitare morti, spesso, inutili. La normativa vigente è, come gran parte delle norme italiane, un sistema per incrementare le entrate dello Stato, e dei fornitori dei prodotti per la sicurezza, ai danni delle imprese e dei lavoratori. Un grande business è stato creato dal nulla. E’ bastato rendere obbligatori caschi, scarpe antinfortunistica (che limitano il movimento e l’agilità), mascherine varie, kit di pronto soccorso, estintori, corsi sulla sicurezza, sull’antincendio e sul pronto soccorso… A pensar male…