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Autunno di lotta e di governo!


Ultimi scampoli d’Agosto, le regioni del sud continuano a bruciare mentre dal nord si promettono fucili e sciopero fiscale. Il ministro dell’Ambiente, il prode Alfonso, interviene e minaccia lo stop alla stagione venatoria nelle zone colpite dagli incendi e accende la protesta dei cacciatori. Così, probabilmente, a scendere in piazza non saranno i fucilieri leghisti ma il popolo delle doppiette che con gli ambientalisti talebani non può trovare accordo.
L’autunno si preannuncia caldo, un po’ per il clima e un po’ per le estemporanee dei membri del governo e della maggioranza. Visco annuncia un altro tesoretto e gli avvoltoi della sinistra estrema già svolazzano su quella montagna di euro. Riuscirà TPS a tenerli a bada? Sembra cosa difficile perché i massimalisti, in nome della troppe volte sbandierata equità sociale, sono più portati al ruolo della cicala che a quello della formica. Si affilano i becchi e si protendono gli artigli, del resto bisogna pure recuperare il consenso delle masse proletarie. Masse che, a sentir la gente, esistono, ormai, solo nelle menti pervasa di ideologia della sinistra radicale. Tutto il popolo soffre ma per loro contano solo i seguaci di Marx, Gramsci e gli estimatori di Chavez e Castro.
Pur di mettere le mani sul tesoretto bis sono pronti a tutto e già si preparano per la manifestazione di metà Settembre. Tutti in piazza, sinistra di lotta e di governo, contro il governo Prodi e per l’equità sociale. I riformisti, ora sotto attacco, sono pronti allo scontro e già si preparano. L’opposizione è sicura dell’imminente caduta del povero Romano e già si prepara alle elezioni di primavera. Elezioni che, tra le altre cose, farebbero slittare il referendum elettorale dando la possibilità di sopravvivere ai tanti partitini che caratterizzano la scena politica italiana. E questo è un aspetto da non sottovalutare. Lo schieramento a favore è trasversale così come quello contrario e quindi il problema esiste in entrambe le, attuali, coalizioni. Comunque, Romano è già impegnato a far di conto e TPS ha invitato i responsabili dei vari dicasteri a comunicare le esigenze monetarie. TPS ha parlato anche di una finanziaria di tregua, confermando quindi la guerra in atto tra governo e contribuenti. Stato di guerra che caratterizza anche il nascente PD e il probabile PDL. Veltroni annuncia che lui andrà a palazzo Chigi solo se vincerà le prossime elezioni. Intanto c’è già andato per tranquillizzare Romano o, forse, per negoziarne una resa dignitosa. Tanto che, il suo chiarimento, ha rabbuiato Parisi. La guerra interna al PD si fa di giorno in giorno più feroce, i candidati sembrano coalizzati contro Veltroni e non gli risparmiano critiche. Del resto è normale che sia così: Veltroni, la prima scelta, parte favorito e le primarie sembrano uno strumento per dare una parvenza di partecipazione democratica (Prodi docet). E’ giusto che gli sfidanti gareggino per vincere e speriamo che il risultato non sia quello scontato. Già questo sarebbe un forte segnale di rottura con il passato e una conferma della dichiarata democraticità del partito. Ma la nomenclatura originaria saprà accettare un risultato diverso da Veltroni? Difficile.
Torniamo a Prodi. Cosa farà? Abbraccerà le tesi riformiste o cederà, per l’ennesima volta, alle richieste della futura “cosa rossa”? Non resta che attendere. Per ora, mala tempora…
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