entronellantro

Repetita juvant: dire poche cose ma spesso!


Continua la marcia di Veltroni verso la segreteria del PD e non manca giorno che il nostro non sia presente sulle colonne dei giornali e nei media in genere. Dal giorno della prima apparizione all’ombra della mole , il povero Uolter non si è concesso sosta. Scritti, interviste, opinioni su tutto e tutti. Inviti al dialogo rivolti agli sfidanti e agli alleati. Rassicurazioni per Prodi e idee innovative da dare in pasto agli italiani. Evidentemente, però, tutto questo prodigarsi richiede grandi energie e tante, tante parole. Parole che spesso vengono a mancare e che, involontariamente, portano alla ripetizione. La vena creativa si esaurisce e ci si ritrova senza argomenti. Che fare? Semplice, cambiamo il titolo del pezzo e il gioco è fatto. Ecco due esempi del piccolo chimico letterario. Uno apparso il 24 luglio scorso sul Corriere della sera e l’altro, il famoso decalogo riportato su vari giornali, è apparso, oggi 31 agosto, sul sito dei ds. Evidentemente, il povero Uolter ha già finito gli argomenti e da qui al 14 Ottobre sarà tutta una ripetizione. Buona lettura. Decalogo per cambiare questa politica in crisidi Walter Veltroni 31 agosto 2007 Se abbiamo voluto chiamare «democratico» il partito nuovo che stiamo costruendo, è anche e soprattutto perché è la democrazia la questione cruciale del nostro tempo. Siamo entrati nel ventunesimo secolo sull’onda delle speranze suscitate dalla vittoria della democrazia sui totalitarismi che avevano insanguinato il Novecento. Ma oggi, quella corrente calda ha perso buona parte della sua forza, frenata dall’attrito con questioni dure, come il divario tra il carattere globale dei nuovi problemi (e dei nuovi poteri) e la dimensione ancora prevalentemente nazionale delle istituzioni politiche, la persistente debolezza delle istituzioni internazionali, la fatica con la quale avanzano i processi di integrazione sopranazionale e post-statuale, a cominciare dall’Unione Europea… La democrazia italiana è malata, ecco le dieci riforme per cambiaredi Walter Veltronida "Il Corriere della Sera"24 luglio 2007Se abbiamo voluto chiamare «democratico» il partito nuovo che stiamo costruendo, è anche e soprattutto perché è la democrazia la questione cruciale del nostro tempo. Siamo entrati nel ventunesimo secolo sull'onda delle speranze suscitate dalla vittoria della democrazia sui totalitarismi che avevano insanguinato il Novecento. Ma oggi quella corrente calda ha perso buona parte della sua forza, frenata dall'attrito con questioni dure, come il divario tra il carattere globale dei nuovi problemi (e dei nuovi poteri) e la dimensione ancora prevalentemente nazionale delle istituzioni politiche, la persistente debolezza delle istituzioni internazionali, la fatica con la quale avanzano i processi di integrazione sopranazionale e post-statuale, a cominciare dall'Unione Europea.
satira
politica