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La prima Dipietrinaria!


Di Pietro non si smentisce, non ha mai smesso la toga e continua a fare i processi alle intenzioni e a costruire teoremi sul perché e sul per come. Non accetta l’atteggiamento maturo e responsabile del suo, quasi ex, alleato Veltroni e inizia a seminare zizzania in nome di quell’Italia dei valori che dovrebbe essere un partito politico ma che sembra un feudo, una proprietà esclusiva, del Tonino nazionale. Per lui “il discorso del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al Parlamento per chiedere la fiducia al suo Governo– in puro stile “papista” e pseudobuonista – ricorda tanto la favola del ragno che invita la mosca nella propria ragnatela. Non so se il partito democratico farà l’allocco e ci cadrà ma certamente non lo faremo noi dell’Italia dei Valori.” Continua nel suo blog la polemica scatenata a Ballarò, non solo polemica ma quintessenza dell’antiberlusconismo puro. Quello strano sentimento che ha causato la fine del sogno unionista, il crollo dei nostalgici del comunismo e di quelli che, volenti o nolenti, sono stati reietti dal Parlamento. Ora Di Pietro sembrerebbe volersi ergere a paladino di quella minoranza che vede in Berlusconi il male assoluto. Lo faccia, sarà la sua fine, politica s’intende, e la sua Italia dei Valori finirà in soffitta come tutte le cose vecchie ma l’Italia, quella vera, quella che ha scelto di intraprendere la strada della normalità e del dialogo, quella che ha scelto Berlusconi, forse acquisterà valore. Per Di Pietro, riferendosi sempre al Premier, “Egli ha descritto il paese da sogni e di balocchi che vorrebbe ma non ha indicato come fare per realizzarlo. Il suo discorso – pieno di “ma anche” è apparso solo un esercizio di equilibrismo per farci stare dentro tutto ed il contrario di tutto, nella speranza di ingraziarsi maggioranza e opposizione, Nord e Sud, lavoratori e datori di lavoro, imprenditori e sindacati, parti sociali deboli e poteri forti, pacifisti e guerrafondai, rigoristi e scialacquatori. Dice di volere il dialogo ma ad una voce sola: la sua! E chi non la pensa come lui “peste lo colga”: è solo un qualunquista, un forcaiolo, un populista, insomma un disturbatore del manovratore da isolare e condannare.”E ancora, continua l’incontenibile Di Pietro: ” Nel suo discorso, Berlusconi ha posto l’accento sul verbo “crescere”. Avrebbe dovuto usare il verbo “cambiare”. Senza un cambiamento la crescita non potrà avvenire. Il verbo giusto è cambiare.” E’ vero, il verbo giusto è cambiare, si potrebbe iniziare cambiando Di Pietro, da Tonino a Carmen. Ma questa è questione di gusti. Infine, e qui appare chiara la posizione dell’IDV rispetto al PD, il pm Di Pietro conclude il suo intervento odierno nel suo blog con affermazioni precise:” Ripeto, non so cosa voglia fare e come voglia comportarsi il Partito democratico di Veltroni. Da oggi, però, deve essere chiaro che esiste ed esisterà una opposizione forte, decisa e senza compromessi, fatta di critiche ma anche di proposte costruttive, che è quella dell’Italia dei Valori.” La stessa Italia dei valori che avrebbe dovuto formare gruppo unico con il PD di Veltroni ma che, invece, farà gruppo a sé. La stessa Italia dei Valori che avrebbe dovuto confluire nel PD ma che, invece, ha deciso di non votarsi allo scioglimento e continuare ad esistere come soggetto ben distinto. Di Pietro fa sua la massima “Tiemeo Danaos et dona ferentes” e rimane in allerta e fa bene ma non continui sulla strada della contrapposizione ideologica e sull’odio verso l’avversario politico. Sia pure diffidente ma non butti benzina sul fuoco della polemica politica. Potrebbe bruciarsi…